Ichnographia Templi S. Petri in Vaticano

Riferimento: S40682.34
Autore Giovanni Giacomo DE ROSSI
Anno: 1684 ca.
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 292 x 382 mm
225,00 €

Riferimento: S40682.34
Autore Giovanni Giacomo DE ROSSI
Anno: 1684 ca.
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 292 x 382 mm
225,00 €

Descrizione

Ichnographia Templi S. Petri in Vaticano /ex modulis Bramantis et Michaelis Angeli Bonarote qui crucis fonnam quadripartito prescripsere, tribus additis / utrinque sacellis, cum Porticu in vestibulo, Carolo Maderno Architecto  

Numerata 9 in basso a destra.

Acquaforte, 1684 circa; incisa da Nicolaus Belin su disegno di Francesco Bufalini. Impressa su carta vergata coeva, in ottimo stato di conservazione.

Della serie “Insignium Romae templorum prospectus exteriores interioresque acelebrioribus architectis inventi nunc tandem suis cum plantis ac mensuris a Jo. Jacobo de Rubeis Romano 1684” edita a Roma da G.G de Rossi nel 1684.

Rappresenta la pianta della Basilica di San Pietro in Vaticano a Roma, con le parti numerate, seguendo il progetto di Michelangelo che aggiunse le cappelle laterali.

Il nome del disegnatore e dell’incisore sono riportati sulla tavola 10 della serie, che reca anche l’imprint dell’editore: [Nicolaus Belin sculp. ; Franc. Bufalinus delin.] [Io. Iacob. de Rubeis Formis. Romae ad Templ. S. Mariae de Pace]

Giovanni Giacomo DE ROSSI (Roma 1627 - 1691)

Verso la fine del XVI secolo inizia l’attività editoriale di Antonio De Rossi, il quale con i figli Giuseppe (il “vecchio”) e Giulio, fonda la stamperia che, nel corso dei due secoli successivi e attraverso quattro generazioni, detenne il monopolio della produzione calcografica della città. La bottega era con insegna De Rossi alla Pace. La storia della famiglia De Rossi è caratterizzata da litigi e contrasti interni che portano all’apertura di singole tipografie in concorrenza tra loro. I figli di Giulio De Rossi, Giuseppe il Giovane e Giovanni Battista, nipoti di Giuseppe De Rossi il Vecchio, avevano fondato nel 1628 una propria bottega sempre nelle vicinanze - All'angolo di via di Parione e via della Pacevicino nei pressi della chiesa S. Biagio della Fossa - ma nel 1635 Giovanni Battista si separò a sua volta dal fratello e aprì una bottega in piazza Navona, la terza quindi della famiglia che venne chiamata a piazza Navona. Nel 1644 dopo la morte di Giuseppe il Giovane suo fratello Giovanni Battista diventò il concorrente più diretto della bottega dello zio, la De Rossi alla Pace, ormai gestita dalla vedova di lui insieme ai figli che allora erano in parte ancora minorenni [Figli di Giuseppe De Rossi il Vecchio (1560-1639) e Flaminia Fabio erano Giovanni Domenico (1619-1653) Girolamo (nato nel 1621), Giovanni Giacomo (1627-1691) e Filippo (1631-1656)]. Nel 1648 Giovanni Giacomo De Rossi, figlio di Giuseppe, avvia la propria attività autonoma in una bottega situata alla Pace, con il contributo di circa 800 lastre ereditate dal padre, il cui fondo fu diviso tra i quattro figli maschi. Alla morte del fratello maggiore Giovanni Domenico (1653) la parte di lastre da lui ereditata fu recuperata da Giovanni Giacomo, che inoltre s’impossessò di molte opere a carattere geografico pubblicate dal fratello. Il corpus delle opere recuperate da Giovanni Giacomo era costituito da una raccolta che abbracciavano un arco cronologico di oltre un secolo, includendo parte delle matrici di Salamanca e Lafreri, delle botteghe di Adamo Scultori, Villamena, Maggi, Carenzano e molti altri. Per tutto il corso del secolo Giovanni Giacomo e il figlio adottivo Domenico furono il punto di riferimento dell’editoria romana ed incrementarono la produzione calcografica a carattere locale ed artistico. Oltre, infatti, alle opere di Giovan Battista Falda troviamo in elenco matrici di pittori-incisori come Guido Reni, Giovan Benedetto Castiglione, Giovanni Andrea Podestà e Pietro Testa tanto per citare i principali artisti che si affidarono ai De Rossi. Alla morte di Domenico, 1729, la tipografia fu ereditata dal figlio Lorenzo Filippo, che subito la mise in vendita. Papa Clemente XII ne proibì l’alienazione all’estero e ne ordinò la stima con l’intenzione d’acquisto da parte della Camera Apostolica: la tipografia fu venduta nel Marzo 1738 e costituì il fondo della neonata Calcografia Camerale. Questo atto di compravendita rimane il documento che testimonia la fine della tipografia De Rossi, una delle più importanti stamperie europee.

Giovanni Giacomo DE ROSSI (Roma 1627 - 1691)

Verso la fine del XVI secolo inizia l’attività editoriale di Antonio De Rossi, il quale con i figli Giuseppe (il “vecchio”) e Giulio, fonda la stamperia che, nel corso dei due secoli successivi e attraverso quattro generazioni, detenne il monopolio della produzione calcografica della città. La bottega era con insegna De Rossi alla Pace. La storia della famiglia De Rossi è caratterizzata da litigi e contrasti interni che portano all’apertura di singole tipografie in concorrenza tra loro. I figli di Giulio De Rossi, Giuseppe il Giovane e Giovanni Battista, nipoti di Giuseppe De Rossi il Vecchio, avevano fondato nel 1628 una propria bottega sempre nelle vicinanze - All'angolo di via di Parione e via della Pacevicino nei pressi della chiesa S. Biagio della Fossa - ma nel 1635 Giovanni Battista si separò a sua volta dal fratello e aprì una bottega in piazza Navona, la terza quindi della famiglia che venne chiamata a piazza Navona. Nel 1644 dopo la morte di Giuseppe il Giovane suo fratello Giovanni Battista diventò il concorrente più diretto della bottega dello zio, la De Rossi alla Pace, ormai gestita dalla vedova di lui insieme ai figli che allora erano in parte ancora minorenni [Figli di Giuseppe De Rossi il Vecchio (1560-1639) e Flaminia Fabio erano Giovanni Domenico (1619-1653) Girolamo (nato nel 1621), Giovanni Giacomo (1627-1691) e Filippo (1631-1656)]. Nel 1648 Giovanni Giacomo De Rossi, figlio di Giuseppe, avvia la propria attività autonoma in una bottega situata alla Pace, con il contributo di circa 800 lastre ereditate dal padre, il cui fondo fu diviso tra i quattro figli maschi. Alla morte del fratello maggiore Giovanni Domenico (1653) la parte di lastre da lui ereditata fu recuperata da Giovanni Giacomo, che inoltre s’impossessò di molte opere a carattere geografico pubblicate dal fratello. Il corpus delle opere recuperate da Giovanni Giacomo era costituito da una raccolta che abbracciavano un arco cronologico di oltre un secolo, includendo parte delle matrici di Salamanca e Lafreri, delle botteghe di Adamo Scultori, Villamena, Maggi, Carenzano e molti altri. Per tutto il corso del secolo Giovanni Giacomo e il figlio adottivo Domenico furono il punto di riferimento dell’editoria romana ed incrementarono la produzione calcografica a carattere locale ed artistico. Oltre, infatti, alle opere di Giovan Battista Falda troviamo in elenco matrici di pittori-incisori come Guido Reni, Giovan Benedetto Castiglione, Giovanni Andrea Podestà e Pietro Testa tanto per citare i principali artisti che si affidarono ai De Rossi. Alla morte di Domenico, 1729, la tipografia fu ereditata dal figlio Lorenzo Filippo, che subito la mise in vendita. Papa Clemente XII ne proibì l’alienazione all’estero e ne ordinò la stima con l’intenzione d’acquisto da parte della Camera Apostolica: la tipografia fu venduta nel Marzo 1738 e costituì il fondo della neonata Calcografia Camerale. Questo atto di compravendita rimane il documento che testimonia la fine della tipografia De Rossi, una delle più importanti stamperie europee.