Prospetto et alzata del di dentro della Gran Fabrica della Basilica di San Pietro in Vaticano di Roma

Riferimento: S41975
Autore Matteo Gregorio De ROSSI
Anno: 1682
Zona: San Pietro
Misure: 690 x 425 mm
500,00 €

Riferimento: S41975
Autore Matteo Gregorio De ROSSI
Anno: 1682
Zona: San Pietro
Misure: 690 x 425 mm
500,00 €

Descrizione

Opera edita e probabilmente incisa da Matteo Gregorio de Rossi.

Acquaforte e bulino, 1682, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. 

Matteo Gregorio De Rossi è esponente di uno dei rami della celebre tipografia romana. Verso la fine del XVI secolo inizia l’attività editoriale di Antonio De Rossi, il quale con i figli Giuseppe (il “vecchio”) e Giulio, fonda la stamperia che, nel corso dei due secoli successivi e attraverso quattro generazioni, detenne il monopolio della produzione calcografica della città. La bottega era con insegna De Rossi alla Pace. La storia della famiglia De Rossi è caratterizzata da litigi e contrasti interni che portano all’apertura di singole tipografie in concorrenza tra loro. I figli di Giulio De Rossi, Giuseppe il Giovane e Giovanni Battista, nipoti di Giuseppe De Rossi il Vecchio, avevano fondato nel 1628 una propria bottega sempre nelle vicinanze - All'angolo di via di Parione e via della Pace vicino nei pressi della chiesa S. Biagio della Fossa - ma nel 1635 Giovanni Battista si separò a sua volta dal fratello e aprì una bottega in piazza Navona, la terza quindi della famiglia che venne chiamata a piazza Navona. Nel 1644 dopo la morte di Giuseppe il Giovane suo fratello Giovanni Battista diventò il concorrente più diretto della bottega dello zio, la De Rossi alla Pace, ormai gestita dalla vedova di lui insieme ai figli che allora erano in parte ancora minorenni. Il figlio di Giovanni Battista, Matteo Gregorio De Rossi, proseguì l’attività editoriale paterna, dedicandosi con successo anche all’attività di incisore. Principale collaboratore della tipografia di Giovanni Battista e Matteo Gregorio fu un grande artista del calibro di Lievin Cruyl, che si avvalse della tipografia per la traduzione a stampa di molti suoi disegni su Roma. Matteo Gregorio, in costante rivalità con il cugino Giovanni Giacomo (1627-1691) della tipografia alla Pace, fece intagliare da Tiburzio Vergelli una raccolta sui principali monumenti di Roma ispirata – se non copiata – da Giovan Battista Falda.

Matteo Gregorio De ROSSI (Roma 1638 - 1702)

Matteo Gregorio De Rossi è esponente di uno dei rami della celebre tipografia romana. Verso la fine del XVI secolo inizia l’attività editoriale di Antonio De Rossi, il quale con i figli Giuseppe (il “vecchio”) e Giulio, fonda la stamperia che, nel corso dei due secoli successivi e attraverso quattro generazioni, detenne il monopolio della produzione calcografica della città. La bottega era con insegna De Rossi alla Pace. La storia della famiglia De Rossi è caratterizzata da litigi e contrasti interni che portano all’apertura di singole tipografie in concorrenza tra loro. I figli di Giulio De Rossi, Giuseppe il Giovane e Giovanni Battista, nipoti di Giuseppe De Rossi il Vecchio, avevano fondato nel 1628 una propria bottega sempre nelle vicinanze - All'angolo di via di Parione e via della Pace vicino nei pressi della chiesa S. Biagio della Fossa - ma nel 1635 Giovanni Battista si separò a sua volta dal fratello e aprì una bottega in piazza Navona, la terza quindi della famiglia che venne chiamata a piazza Navona. Nel 1644 dopo la morte di Giuseppe il Giovane suo fratello Giovanni Battista diventò il concorrente più diretto della bottega dello zio, la De Rossi alla Pace, ormai gestita dalla vedova di lui insieme ai figli che allora erano in parte ancora minorenni. Il figlio di Giovanni Battista, Matteo Gregorio De Rossi, proseguì l’attività editoriale paterna, dedicandosi con successo anche all’attività di incisore. Principale collaboratore della tipografia di Giovanni Battista e Matteo Gregorio fu un grande artista del calibro di Lievin Cruyl, che si avvalse della tipografia per la traduzione a stampa di molti suoi disegni su Roma. Matteo Gregorio, in costante rivalità con il cugino Giovanni Giacomo (1627-1691) della tipografia alla Pace, fece intagliare da Tiburzio Vergelli una raccolta sui principali monumenti di Roma ispirata – se non copiata – da Giovan Battista Falda.

Matteo Gregorio De ROSSI (Roma 1638 - 1702)

Matteo Gregorio De Rossi è esponente di uno dei rami della celebre tipografia romana. Verso la fine del XVI secolo inizia l’attività editoriale di Antonio De Rossi, il quale con i figli Giuseppe (il “vecchio”) e Giulio, fonda la stamperia che, nel corso dei due secoli successivi e attraverso quattro generazioni, detenne il monopolio della produzione calcografica della città. La bottega era con insegna De Rossi alla Pace. La storia della famiglia De Rossi è caratterizzata da litigi e contrasti interni che portano all’apertura di singole tipografie in concorrenza tra loro. I figli di Giulio De Rossi, Giuseppe il Giovane e Giovanni Battista, nipoti di Giuseppe De Rossi il Vecchio, avevano fondato nel 1628 una propria bottega sempre nelle vicinanze - All'angolo di via di Parione e via della Pace vicino nei pressi della chiesa S. Biagio della Fossa - ma nel 1635 Giovanni Battista si separò a sua volta dal fratello e aprì una bottega in piazza Navona, la terza quindi della famiglia che venne chiamata a piazza Navona. Nel 1644 dopo la morte di Giuseppe il Giovane suo fratello Giovanni Battista diventò il concorrente più diretto della bottega dello zio, la De Rossi alla Pace, ormai gestita dalla vedova di lui insieme ai figli che allora erano in parte ancora minorenni. Il figlio di Giovanni Battista, Matteo Gregorio De Rossi, proseguì l’attività editoriale paterna, dedicandosi con successo anche all’attività di incisore. Principale collaboratore della tipografia di Giovanni Battista e Matteo Gregorio fu un grande artista del calibro di Lievin Cruyl, che si avvalse della tipografia per la traduzione a stampa di molti suoi disegni su Roma. Matteo Gregorio, in costante rivalità con il cugino Giovanni Giacomo (1627-1691) della tipografia alla Pace, fece intagliare da Tiburzio Vergelli una raccolta sui principali monumenti di Roma ispirata – se non copiata – da Giovan Battista Falda.