Paduani Agri Eiusque Urbium Vicorum Catrorum... / Urbis Romane Territorium Praeter
Riferimento: | CO-124 |
Autore | Gerard DE JODE |
Anno: | 1578 |
Zona: | Territorio di Padova, Lazio |
Luogo di Stampa: | Anversa |
Misure: | 510 x 380 mm |
Riferimento: | CO-124 |
Autore | Gerard DE JODE |
Anno: | 1578 |
Zona: | Territorio di Padova, Lazio |
Luogo di Stampa: | Anversa |
Misure: | 510 x 380 mm |
Descrizione
Due carte geografiche in un foglio, tratto dalla prima edizione del Speculum Orbis Terrarum di Gerard de Jode, con numerazione romana la verso “XV”.
La carta del Lazio, a destra nel foglio, è una derivazione della Campagna di Roma di Eufrosino della Volpaia (1547), modello della cartografia del territorio, già ripresa più volte a stampa in Italia e anche da Abraham Ortelius nel Theatrum Orbis Terrarum del 1570.
La carta di Eufrosino Della Volpaia, si può considerare l’unica opera originale, per il XVI secolo, della Campagna Romana e venne presa a modello per numerose mappe del Lazio. Rivela strettissime analogie di contenuto con quanto riportato negli Otto libri di Domenico Bocca Maza quali narreno de varii et diverse cose apertinenti alli Cacciatori, stampati a Roma nel 1548. Almagià afferma: “Essa può definirsi una carta topografica, e tale è anche per la copia di particolari di ogni genere e per l’esattezza del disegno delle località, le cui figurazioni prospettiche corrispondono all’aspetto reale, quale è in molti casi ancora riconoscibile, e dimostrano una perfetta conoscenza personale della Regione. Altre figurazioni di vario genere, alcune delle quali singolarissime, porgono una viva immagine della Campagna Romana in quel tempo”.
La carta che copre il territorio dell’attuale provincia di Padova è basata sul modello di Giacomo Gastaldi, introdotto da Ferrando Bertelli e Girolamo Olgiato nel 1568. Orientata con l’est in alto, la carta si estende e si estende fino a Venezia e all’Adriatico ad est, al Polesine a sud.
“Mappa del territorio di Padova realizzata postuma su progetto e cartografia di Giacomo Gastaldi, pubblicata da Ferrando Bertelli nel 1568. La lastra è incisa da Girolamo Olgiato a cui spesso si fa riferimento come autore di questa carta. Le città principali e i monti sono rappresentati prospetticamente, i centri minori con chiese e campanili. Un fitto tratteggio evidenzia le ampie zone paludose che caratterizzavano il territorio. In basso a sinistra, il cartiglio contiene la dedica a monsignor Giovanni Dolfin (1529-1584 italianizzato in Delfino), della nobile e potente famiglia veneta dei Dolfin, il cui stemma sormonta il cartiglio stesso” (cfr. Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, (2018) p. 1928, tav. 969).
La mappa è pubblicata nello Speculum Orbis Terrarum di Gerard de Jode, stampato ad Anversa nel 1578 e ristampato nel 1593 dal figlio Cornelis de Jode.
Gerard de Jode fu un celebre incisore e stampatore, nativo di Nimega nel 1509. Dopo aver compiuto studî di matematica e di cosmografia, apprese l'arte dell'incisione, fu per qualche tempo alla corte di Carlo V a Bruxelles, poi si trasferì ad Anversa, dove già a partire dal 1551 cominciò a stampare incisioni artistiche di Franz Huys, Martin de Vos, Corneille de Cort, ecc.; ma presto si specializzò nell'incisione di carte geografiche e stampò ad Anversa il celebre mappamondo di Giacomo Gastaldi, nel 1568 l'Italia dello stesso, poi altre carte di molti autori, anche italiani, nel 1564 un grande mappamondo di Abraham Ortelius (Nova totius Terrarum Orbis iuxta neotericorum traditionem descriptio) e infine nel 1578 un vero e proprio atlante con il titolo di Speculum Orbis Terrarum, in 65 tavole, di autori diversi, già in parte pubblicate isolatamente. È uno dei primi atlanti moderni (preceduto soltanto dal Theatrum dell'Ortelius), oggi estremamente raro. Negli ultimi anni della sua vita attendeva a preparare carte dei singoli continenti, di grandi dimensioni, che forse furono poi pubblicate, al pari di un gran mappamondo, dal figlio Cornelio. Questi, nato ad Anversa nel 1568, continuò con molta sagacia l'opera del padre; nel 1589 pubblicò un mappamondo, nel 1593 una nuova edizione dello Speculum, accresciuta, in 109 carte, e nel 1596 una Introductio geographica in tabulas Europae, Asiae, Africae et Americae; le tavole, cui qui si allude, sono probabilmente quelle preparate dal padre e delle quali il figlio curò la stampa; esse non sono peraltro giunte fino a noi. Cornelio viaggiò poi a lungo nei paesi nordici e anche in Spagna. Ritornando in patria, morì a Mons il 17 ottobre 1600.
Acquaforte e bulino, finemente colorata a mano, in ottimo stato di conservazione.
Bibliografia
cfr. Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, (2018) p. 1928, tav. 969; Karrow (1993): n. 30/107; Marinelli (1881): n. 544.
Gerard de Jode, nato a Nijmegen, era cartografo, incisore, tipografo e editore nella città di Antwerp, attivo all’incirca nello stesso periodo di Ortelius. Non fu mai in grado di rappresentare un’effettiva minaccia per il suo rivale in affari sebbene, per ironia della sorte, abbia pubblicato il famoso Planisfero di Ortelius in otto fogli nel 1564. Il suo atlante più importante, oggi estremamente raro, non poté essere pubblicato fino al 1578, otto anni dopo il Theatrum, poiché, all’epoca, Ortelius aveva ottenuto il monopolio. La ristampa ingrandita che fece il figlio Cornelis nel 1593 si trova più frequentemente. Alla morte del figlio, le lastre di rame passarono a J. B. Vrients (che comprò le lastre di Ortelius più o meno nello stesso periodo) e, apparentemente, non vennero stampate altre edizioni dell’atlante; tuttavia, si conosce almeno un’ulteriore edizione della Mappa del Polo del 1618.
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Gerard de Jode, nato a Nijmegen, era cartografo, incisore, tipografo e editore nella città di Antwerp, attivo all’incirca nello stesso periodo di Ortelius. Non fu mai in grado di rappresentare un’effettiva minaccia per il suo rivale in affari sebbene, per ironia della sorte, abbia pubblicato il famoso Planisfero di Ortelius in otto fogli nel 1564. Il suo atlante più importante, oggi estremamente raro, non poté essere pubblicato fino al 1578, otto anni dopo il Theatrum, poiché, all’epoca, Ortelius aveva ottenuto il monopolio. La ristampa ingrandita che fece il figlio Cornelis nel 1593 si trova più frequentemente. Alla morte del figlio, le lastre di rame passarono a J. B. Vrients (che comprò le lastre di Ortelius più o meno nello stesso periodo) e, apparentemente, non vennero stampate altre edizioni dell’atlante; tuttavia, si conosce almeno un’ulteriore edizione della Mappa del Polo del 1618.
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