EXPLICATIO ALIQUOT LOCORUM QUAE PUTEOLIS SPECTANTUR

Riferimento: S40150
Autore Mario CARTARO
Anno: 1584
Zona: Campi Flegrei
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 570 x 430 mm
8.500,00 €

Riferimento: S40150
Autore Mario CARTARO
Anno: 1584
Zona: Campi Flegrei
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 570 x 430 mm
8.500,00 €

Descrizione

LA PRIMA RAPPRESENTAZIONE ACCURATA DEI CAMPI FLEGREI

Nel cartiglio in basso a destra, con le armi del duca di Ossuna, si legge: ILLUSTRISS. Atque excellentiss. Principi Petro Giron Duci de Ossuna, Comiti de Vrena et, Proregi Neapoletano domino suo colendissimo Bartolomoeus Grassus Typographus Romanus S. P. D. Marius Cartharius, Maxime Princeps, Romanus civis atque de politioribus disciplinis benemeritus, cum superioribus diebus ageret Neapoli, id suae dilige[n]tiae industrioeque esse censuit si Puteolos veniens, quae ibi venerandae antiquitatis monimenta extant, curiose inquireret, observaret, delinearet, exprimeret. Urbem reversus, non ingratam Studiosis omnibus opera[m] se posuisse comperit. Nam cum antiquis recentibusque, bellor[um] direptionibus quassata toties misera[m] Italia[m] nostra[m], nullum fere sacrosanttae vetustatis xemplum habeamus sed ricinosa ta[n]tum quaedam rudera, lacera fragm.ta dirutas materias: in una illa Felicis Campaniae parte, nescio quo serva[n]te syncera integraque plurima conserva[n]tur. Addes, Princeps Generose, innumera illa quae illie visuntur Naturae miracula, exteris certe[m] hominibus porte[n]to sano stratibus etia[m] admira[n]da Ego igitur, (qui studia bonar[um] artium amo, et illaru[m] ama[n]tes ut iuve[m], quod possum continuo proesto) co[n]gita Cartharij dilige[n]tia, opere pretiu[m]duxi, si quaprimu[m] aeneis formis incisa in publicu[m] prodiret Sed nec hoc co[n]tentus novam Puteolis nostris illustratione[m] apparavi, relictis enim illis omnibus, in quibus sub hoc tempus typographica officina nostra desudabta, doctissimor[um] hominu[m] notas, quae veram Puteolanae antiquitatis ratione[m] edoreant, praelis commisi. Utrumque Princeps Illustrissime, tuo felicissimo nomini Sacrum esse patere, Hoc ut me, homine ignotum ad tantam celsituadinem in viam deducat, illud, ut in eiusdem perpetua[m] clientelam ac fide[m] conferat Vale Dux excele[n]tissime Romae IV Non Octob. M.D.LXXXIIII.

Nel cartiglio in alto: EXPLICATIO ALIQUOT LOCORUM QUAE PUTEOLIS SPECTANTUR. Segue una legenda numerica di 20 rimandi ai luoghi notabili. Sempre nel cartiglio si legge: IULII ROSCII HORTINI DE rebus mirabilibus Puteolorum EPIGRAMMA Hic vires natura suas expressit, et auxit Ars opus. Eximius certat utrinque labor. Illa homines miserata cavis et rupibus undam Elicit, optatam qua trahat aeger opem. Ars veterum monimenta Virum, stagna, antra, lacusque, Ambarum claro tollit se gloria coelo. Quid magis obstupeat nescius hospes abit. Gloria sed maior surgit tibi candida Syren, quae gremio servas commoda tanta tuo. Orientazione fornita da una rosa dei venti nel mare, il nord-est in basso. Scala grafica di 100 miglia pari a mm 108. Opera priva di graduazione.

“La mappa edita da Bartolomeo Grassi ed incisa da Mario Cartaro rappresenta il prototipo diretto di quasi tutte le cartografie dei Campi Flegrei fino alla metà del ‘700, quando, per i rinnovati interessi archeologici si rivisitarono quei luoghi con maggiore attenzione effettuando rilievi con nuove strumentazioni. È la prima carta archeologica dei Campi Flegrei, ricchissima di informazioni antiquarie e di grande utilità per la collocazione dei principali monumenti dell’area, sia di quelli ancora esistenti, sia delle antichità scomparse, la cui ubicazione è basata su fonti letterarie. L’opera riporta nella dedica la data del 4 ottobre 1584. Grassi ottenne il privilegio per la stampa il primo ottobre dello mstesso anno, unitamente a quello per un libro sulle antichità di Pozzuoli, illustrato da tavole incise sempre dal Cartaro” (cfr. S. Bifolco, F. Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, 2018: pp. 2068-2069, Tav. 1045)

Sull’area dei Campi Flegrei in precedenza (1538) era stata stampata la celebre IL VERO DISEGNIO IN SUL PROPIO LUOGHO RITRATTO DEL INFELICE PAESE DI POSUOLO, del Maestro del Trabocchetto (B/R. Tav. 1044), una carta d’occasione per documentare il terremoto che aveva dato luce al Monte Nuovo, che però non delineava l’area in maniera così accurata.

La carta del Grassi/Cartaro è di estrema rarità e solo due esemplari sono conosciuti nelle raccolte pubbliche: Chicago, Newberry Library; Parigi, Bibliothèque Nationale.

Bartolomeo Grassi (attivo a Roma tra il 1582 e il 1600) nasce probabilmente a Roma, dove poi visse e lavorò nell’ultimo ventennio del XVI secolo. Abitava in via del Pellegrino dove aveva sede anche l’officina tipografica. Bartolomeo aveva iniziato il suo apprendistato come tipografo nella bottega di Giorgio Ferrari, prima di intraprendere un’attività indipendente, durante la quale stampò più di quaranta edizioni, alcune delle quali di particolare pregio. I suoi anni più produttivi sono quelli compresi tra il 1585 e il 1587, proprio nel 1585 dalla sua officina esce un’edizione di pregio: la raccolta di tavole di Giovanni Battista Cavalieri Ecclesiae militantis triumpi. Per molti dei suoi lavori si avvalse della collaborazione di altri tipografi. La marca tipografica del Grassi è una stella cometa sopra un’aquila bicipite e tre gigli. Non si hanno più sue notizie dopo il 1600.

Mario Cartaro (attivo a Roma tra il 1560 e il 1580, poi a Napoli fino al 1620) era incisore, disegnatore, cartografo e mercante viterbese, sebbene a lungo sia stato ritenuto di origine nordica perché oltre che “Cartarus” e “Cartarius” si firmava anche “Kartarus” e “Kartarius”, e usava indifferentemente la sigla “MC” e “MK”. L’origine è da lui stesso dichiarata nella pianta di Roma Celeberrimae urbis antiquae fedelissima topographia del 1579, in cui si firma Marius Kartarius Viterbensis. Il Cartaro è operante a Roma nel 1560 dove il suo editore di riferimento fu Antonio Lafreri, che incluse alcune sue incisioni nelle raccolte Speculum Romanae Magnificentiae e Tavole Moderne di Geografia. Incideva prevalentemente a bulino, più di rado usava l’acquaforte. La sua attività iniziò con la realizzazione di copie da vari autori tra cui Giorgio Ghisi, Cornelis Cort, Albrecht Dürer e Marcantonio Raimondi. Incise anche una serie di ventisei stampe senza frontespizio di vedute, rovine e ponti di Roma, la Corografia delle Terme di Diocleziano e Prospettive diverse nel 1578. Tra il 1562 ed il 1588, Cartaro incide carte geografiche e piante di città. Qualche anno dopo si trasferì a Napoli dove, nel 1586, fu incaricato insieme a Nicola Antonio Stigliola di compilare un atlante dell’intero Regno. Il suo nome figura tra gli Ingegneri della Regia Corte fino al 1610. A Napoli visse fino alla sua morte, il 16 aprile del 1620.

Magnifico esemplare.

Bibliografia

S. Bifolco, F. Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, 2018: pp. 2068-2069, Tav. 1045; Almagià (1913): pp. 104-106; Almagià (1929): p. 47, B; Bifolco-Ronca (2014): n. 129; cfr. Mezzetti (1972): vol. I, tav. 5; Tooley (1983): n. 459a; Witcombe (2008): p. 350, n. 266.

Mario CARTARO (1560-1620)

Incisore, stampatore e commerciante di stampe, originario di Viterbo. Attivo a Roma tra 1557 e il 1586/8; a Napoli dal 1588. La prima opera datata risale al 1560. Incise e pubblicò le sue stesse opere, e acquistò anche lastre di altri artisti. Nel Museo di Storia delle Scienze di Firenze è conservata una stampa della volta celeste realizzata da Cartaro nel 1577. Esiste un altro esemplare corrispondente conservato nell’Osservatorio di Monte Mario. La sua produzione sembra essersi concentrata su soggetti devozionali e mappe, come ad esempio la grande mappa di Roma del 1576. Le sue lastre sono registrate nella lista del Vaccari del 1614.

Mario CARTARO (1560-1620)

Incisore, stampatore e commerciante di stampe, originario di Viterbo. Attivo a Roma tra 1557 e il 1586/8; a Napoli dal 1588. La prima opera datata risale al 1560. Incise e pubblicò le sue stesse opere, e acquistò anche lastre di altri artisti. Nel Museo di Storia delle Scienze di Firenze è conservata una stampa della volta celeste realizzata da Cartaro nel 1577. Esiste un altro esemplare corrispondente conservato nell’Osservatorio di Monte Mario. La sua produzione sembra essersi concentrata su soggetti devozionali e mappe, come ad esempio la grande mappa di Roma del 1576. Le sue lastre sono registrate nella lista del Vaccari del 1614.