Erythraei Sive Rubri Maris Periplus

Riferimento: S46105
Autore Abraham ORTELIUS
Anno: 1597 ca.
Zona: Oceano Indiano
Luogo di Stampa: Anversa
Misure: 465 x 360 mm
Non Disponibile

Riferimento: S46105
Autore Abraham ORTELIUS
Anno: 1597 ca.
Zona: Oceano Indiano
Luogo di Stampa: Anversa
Misure: 465 x 360 mm
Non Disponibile

Descrizione

Suggestiva mappa storica dell'Oceano Indiano e regioni contigue del Medio Oriente, dell'India e del Sud-Est asiatico, pubblicate da Ortelius nel suo Parergon. La mappa include tre cartigli, raffiguranti le carte del Polo Nord, del Periplo di Annone e dell'errore di Ulisse. Le fonti cartografiche di questa mappa sono basate sull'Odissea di Omero, Isacco Tzetzes, Ovidio e Ausonio.

Esemplare dalla rara edizione italiana del Theatrum Orbis Terrarum stampata ad Anversa da Jean Baptiste Vrients nel 1608 e quindi nel 1612. Un primo stato di due della lastra, con 2 righe di testo nel cartiglio principale.

Titolo: ERYTHRAEI SIVE RVBRI MARIS PERIPLVS, | "olim ab Arriano descriptus, nunc vero ab Abrah. Ortelio ex eodem delineatus" (nel secondo stato:) In basso a destra: "Cum Imp. Reg. et Can|cellariæ Brabantiæ privi|legio decennali 1597".  Al centro: "Dioscoridis insula, | subiecta regi Eleazi | cui quoque tota regio | Thurifera".  Seguono21 righe di testo nella penisola indocinese: "Arrianum huius Peripli auctorem alium eße ab eo qui Alexan:|dri Magni descripsit expeditionem, videtur Bap. Ramusio in | suo ad eundem Commentariolo Italica lingua edito: quia | utriusque nempe stylus dispar sit atque dissimilis. Idem hunc nostrû | Ptolemæi temporibus vixiße autumat : cui quod | quodammodo adsentiar, facit quod hic ipse in suo | Euxini periplo Traianum Imp. adloquitur. Atque | alium multò vetustiorem mihi veresimile, quod | ille inter eos quos citat scriptores, vix recen:|tiorum Herodoto aut Euripide nominet. | Vtut sit, diuersos facilè lector intelliget, | qui utriusque, huius nempe Nearchi | ab Indo flumine ad Tigridis ostij | nauigationem, cum illius contra | ab eodem ostio ad dictum | Indum, quem Sinthum nun:|cupat, legendo contulerit: | ne uno quidem loci | nomine inter hos | namque convenire | depræhendet".  Inserto centrale in basso 110 x 210 mm: ULYSSES ERRORES, | "ex Conatib. Geographicis Ab Ortelij. Inserto in alto a sinistra, rotondo, diametro 76 mm: ANNONIS | PERIPLVS; in alto a destra, tondo, diametro 76 mm: HYPER:|BOREI (Polo Nord).

Circa una decade dopo la pubblicazione del “moderno” Theatrum Orbis Terrarum, Ortelius rispose alle “preghiere di amici e studiosi di storia antica, sacra e profana” e compilò una serie di mappe di soggetto biblico e classico, quasi tutte disegnate da lui. Intitolò l’opera “Parergon theatri”, ovvero “aggiunta, appendice, del Theatrum”, ma al tempo stesso anche complementare al Theatrum: il Paregon theatri forniva per il mondo antico lo stesso materiale che Ortelius aveva fornito per il mondo moderno con il Theatrum: carte geografiche. Lo spirito del Parergon è tutto riassunto nel motto historiae oculus geographia riportato sul frontespizio: la geografia è l’occhio della storia. Le mappe del mondo antico avevano lo scopo di “rendere più chiari gli storici antichi e i poeti”. Le mappe del Paregon sono di tre tipologie: antiche regioni; carte letterarie e carte bibliche.

Come sottolinea Koeman “il Parergon deve essere considerato come lavoro personale di Ortelius. Per quest'opera, infatti, diversamente dal Theatrum, non copiò le mappe di altri cartografi, ma ne disegnò lui stesso di nuove ed originali. Riprese luoghi, regioni e territori delle civiltà classiche illustrandone e spiegandone la storia, una materia molto vicina al suo cuore. Le mappe e le lastre del Parergon devono essere valutate come le più importanti incisioni che rappresentano il diffuso interesse per la geografia classica nel XVI secolo”.

“Per quanto riguarda il Mar Rosso Plinio scrive che i Greci lo chiamavano Eritro, dal nome del re Eritra o secondo altri dal riverbero del sole che, secondo loro, faceva assumere questa colorazione; la denominazione era comune tra i Greci ed i Latini in quanto Erythrum è l'equivalente greco del latino rubrum e che a differenza di oggi veniva esteso anche all'Oceno Indiano. Plinio, sempre nel sesto libro della Naturalis Historia segnala ancora che altri ritengono il fenomeno dovuto alla sabbia ed al fondale, mentre altri pensano sia diretta conseguenza della natura dell'acqua. Lo descrive diviso in due golfi: quello Persico, e quello Arabico e che la sua forma ricorda quella della testa di un uomo [situm eius humani capitis effigie (VI. 109)]. Per quanto riguarda l'India le fonti di Plinio non sono da ricercarsi solo tra quelli che parteciparono alle imprese di Alessandro Magno ed ancora dei re che gli successero, ma anche in autori greci, che soggiornarono a lungo presso i re indiani, come fece Megastene: questo fu ambasciatore di Seleuco I Nicatore dal 303 al 292 presso il re indiano Candragupta, che aveva fondato un grande impero dall'Indo al Gange. Ma allo stesso tempo precisa che Non tamen est diligentiae locus: adeo diversa et incredibilia traduntur (VI. 59). Confini naturali dell'India sarebbero verso occidente il fiume Indo, mentre verso oriente il fiume Gange. Riguardo quest'ultimo Plinio scrive che per alcuni nasca da fonti imprecisate, come per il Nilo, e che irrighi le regioni vicine alla stessa maniera mentre per altri sgorgherebbe dai monti della Scizia (dalla regione dell'Himalaya). L'Indo, chiamato dagli indigeni Sindo, nasce sul versante orientale della catena del Caucaso, detto Paropaniso, e riceve diversi affluenti, tra cui l'Idapse, famoso per segnare il limite orientale della spedizione di Alessandro Magno. Di fronte alla punta estrema dell'India troviamo l'isola di Taprobane (odierna Ceylon) di cui gli antichi per lungo tempo non ebbero un'idea precisa delle sue peculiarità considerandola allo stesso tempo sia come isola, che come una specie di altro mondo e furono necessarie le imprese di Alessandro Magno per far chiarezza sulla sua conformazione in quanto isola. Plinio nella descrizione dell'isola si avvalse non solo delle notizie apprese dagli antichi ma anche di dati più certi pervenuti durante l'impero di Claudio quando giunsero ambasciatori anche da quel luogo. Completano la carta due inserti: l'uno nell'angolo in alto a sinistra dal titolo Annonis Periplus che mostra la costa nord-occidentale dell'Africa e fa riferimento alle leggendarie spedizioni del re cartaginese Hanno. Il testo di Annone è pervenuto in traduzione greca, probabilmente anche rimaneggiato. Una delle prime riscoperte di Annone in epoca moderna la ritroviamo in Giovanni Battista Ramusio, l'enciclopedico italiano più importante del XVI secolo, nella sua opera Navigazioni e viaggi. Il secondo, nell'angolo in alto a destra, mostra il circolo polare artico con al centro una massa non identificata chiamata Hiperborei attorno alla quale troviamo, sulla sinistra, l'isola di Atlantide, in corrispondenza di dove oggi si trova il Nord America, mentre sulla destra la Scizia, Thule e l'Asia, mentre le isole che compaiono in basso potrebbero essere identificate con la Groenlandia e l'Islanda. Questo inserto cartografico indicava la possibilità di un passaggio a nord-est, verso l'Asia, che era attivamente ricercato da olandesi, russi ed inglesi. Nella tavola compaiono molte indicazioni astronomiche. In essa Ortelio spiega le sue fonti, e si intuisce la sua conoscenza di Ramusio: Arrianum huius Peripli auctorem alium esse ab eo qui Alexandri Magni describsit expeditionem, videtur Bap. Ramusio in suo ad eundem Commentariolo… Della carta esiste un secondo stato che dal 1609 rimpiazzerà il presente, presentando nel cartiglio in alto al centro il titolo disposto su quattro linee di testo (in stampatello) anziché due. Un riquadro in basso al centro della mappa raffigura il viaggio di Ulisse da Troia, con alcune navi che si disperdono nell’Egeo tra l’Anatolia e la Grecia. Sono raffigurati i punti di riconoscimento iconici e i nomi dei luoghi dell’Odissea di Omero, tra cui Itaca, Scilla e Cariddi e l’isola dei Ciclopi, e altri. (cfr. Simonetta Conti in Associazione “Roberto Almagià”, Plinio, Guida e mito delle scoperte geografiche, Il Parergon di Ortelio, conoscenza geo-storica del mondo antico (2023), pp. 106-107, n. 30).

Esemplare con magnifica coloritura coeva, carta leggermente brunita, per il resto in ottimo stato di conservazione.

Bibliografia

Cfr. L. Bagrow, A. Ortelli Catalogus Cartographorum; cfr. C. Koeman, Atlantes Neerlandici; Peter H. Meurer, Fontes Cartographici Orteliani 37p; M. Van den Broecke, Ortelius Atlas Maps, n. 224 I/II; Van der Krogt, Koeman’s Atantes Neerlandici: 0500H:31A.

Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)

Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.

Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)

Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.