ARGONAUTICA
Riferimento: | S46080 |
Autore | Abraham ORTELIUS |
Anno: | 1598 ca. |
Zona: | Argonautica |
Luogo di Stampa: | Anversa |
Misure: | 500 x 345 mm |
Riferimento: | S46080 |
Autore | Abraham ORTELIUS |
Anno: | 1598 ca. |
Zona: | Argonautica |
Luogo di Stampa: | Anversa |
Misure: | 500 x 345 mm |
Descrizione
Splendida carta storico-geografica del viaggio di Giasone e degli Argonauti, pubblicata nel Parergon di Abraham Ortelius.
Esemplare dalla rara edizione italiana del Theatrum Orbis Terrarum stampata ad Anversa da Jean Baptiste Vrients nel 1608 e quindi nel 1612.
Titolo in alto ARGONAUTICA.
Argonautica descrive il viaggio di Giasone, ed illustra il percorso per tornare nel Mediterraneo attraverso le Colonne d'Ercole. La rappresentazione dei viaggi di Giasone e dei suoi compagni alla ricerca del vello d'oro, sulla loro nave chiamata Argo. Come fecero gli antichi, Ortelius accetta il viaggio come fatto storico e non mitologico; basandosi su una serie di autori classici, conta più di 80 Argonauti per nome e fornisce per ognuno di loro le fonti che ha individuato negli scritti antichi.
Tra gli antichi non c'è quasi nessuno che non abbia accennato, per così dire di sfuggita, alla storia degli Argonauti. Ma tra coloro che si sono occupati di questo argomento, come Cleone, Erodoto, Pisandro, Dionigi Milesio, Varrone Attacino ed Epimenide (che, come scrive Laërtes, ha pubblicato ampiamente su questo argomento in 6500 versi), sono rimasti solo tre autori che sono giunti a noi: Caio Valerio Flacco, Orfeo e Apollonio Rodio. In tutti e tre, il viaggio degli Argonauti è descritto in modo abbastanza simile, ma il loro ritorno in patria differisce molto da uno all'altro nei loro racconti.
Circa una decade dopo la pubblicazione del “moderno” Theatrum Orbis Terrarum, Ortelius rispose alle “preghiere di amici e studiosi di storia antica, sacra e profana” e compilò una serie di mappe di soggetto biblico e classico, quasi tutte disegnate da lui. Intitolò l’opera “Parergon theatri”, ovvero “aggiunta, appendice, del Theatrum”, ma al tempo stesso anche complementare al Theatrum: il Paregon theatri forniva per il mondo antico lo stesso materiale che Ortelius aveva fornito per il mondo moderno con il Theatrum: carte geografiche. Lo spirito del Parergon è tutto riassunto nel motto historiae oculus geographia riportato sul frontespizio: la geografia è l’occhio della storia. Le mappe del mondo antico avevano lo scopo di “rendere più chiari gli storici antichi e i poeti”. Le mappe del Paregon sono di tre tipologie: antiche regioni; carte letterarie e carte bibliche.
Come sottolinea Koeman “il Parergon deve essere considerato come lavoro personale di Ortelius. Per quest'opera, infatti, diversamente dal Theatrum, non copiò le mappe di altri cartografi, ma ne disegnò lui stesso di nuove ed originali. Riprese luoghi, regioni e territori delle civiltà classiche illustrandone e spiegandone la storia, una materia molto vicina al suo cuore. Le mappe e le lastre del Parergon devono essere valutate come le più importanti incisioni che rappresentano il diffuso interesse per la geografia classica nel XVI secolo”.
“Le Argonautiche sono un poema greco che narra le vicende degli Argonauti, un gruppo di cinquanta eroi greci, che sotto la guida di Giasone intrapreso un avventuroso viaggio a bordo della nave Argo che li condurrà verso le ostili terre della Colchide (attuale Georgia) alla ricerca del vello d'oro. Pelia, diventato re di lolco dopo aver usurpato il trono al fratello Esone, e fattolo imprigionare insieme ai suoi cari, impose al nipote Giasone (figlio di Esone) la riconquista del vello in cambio del quale avrebbe rilasciato il padre ed suoi cari. Prima tappa del viaggio fu l'isola di Lemno, conosciuta per essere presieduta dalle amazzoni (donne guerriere); da qui riprese il tragitto giungendo alla terra dell'indovino Fineo, il quale era perseguitato dalle Arpie, che in seguito ad una punizione divina, gli impedivano di mangiare. Giasone lo liberò e prosegui alla volta del regno del tiranno Amico, re dei Brebici, che sarà sconfitto da Polluce, uno dei Dioscuri insieme a Castore (Principi di Sparta), in un incontro di pugilato.
Giunti finalmente nella Colchide, governata dal re Eete, Giasone scopre che per poter accedere al bosco sacro ove è custodito il vello d'oro dovrà superare una serie di prove impossibili, ma grazie all'intervento della dea Giunone che farà innamorare di Giasone la maga figlia di Eete, la principessa Medea, grazie al suo aiuto l'eroe riuscirà nell'intento. Dopo che Giasone e Medea conquistarono il vello furono costretti a scappare poiché Eete era intenzionato ad ucciderli entrambi per vendicare l'affronto nei confronti di Marte, depositario del vello. La carta realizzata da Ortelio ha la finalità di permettere di seguire visivamente il viaggio degli Argonauti. In alto al centro, un decorativo cartiglio contiene il titolo ed è arricchito dalla rappresentazione del vello d'oro a custodia del quale, come nel poema, è raffigurato un drago sputa fuoco, insieme con due tori che emanano fumo dalle froge. Nell'angolo in basso a destra sono presentati due cartigli che contengono il disegno. cartografico Duorum horum tractuum pleniorem descriptionem quia Tabulae angustia non admittebat..., mentre nell'angolo in alto a sinistra viene presentato Argonautarum reditum ex Orpheo quia tabula non capiebat..., che racchiude il disegno di tutta l'Europa che non potava essere contenuto nel riquadro principale. Lungo il margine sinistro, in campo libero, viene indicato il privilegio di stampa decennale. In basso a sinistra la dedica riferita a Carlo di Arenberg: Illustrissimo Principi Carolo Comiti Arenbergio, Baronii Septimontii, Domino Mirvartii, Equiti Aurei vel Leris, etc. Le misure delle sue coordinate sono per la Latitudine da 28° a 54° N e per la Longitudine da 24° a 76° E. Molto interessante il disegno del Mar Nero, o Ponto Eusino, che risulta essere meno pieno di toponimi rispetto alla tavola del Ponto Eusino, dal momento che i toponimi principali concernono il tema del viaggio degli Argonauti. Interessante la presenza del Caucaso chiamato Caucasus mons. Cubile Promethei (Caucaso. La sede di Prometeo). Come in tutta la cartografia che ripercorre l'antichità è riportato con evidenza il confine tra Europa ed Asia segnato del fiume Don: Tanais flu. Asiam ab Europa disterminans. Il Vello d’oro dell’antichità fu ripreso nel 1430 da Filippo III di Borgogna con l’istituzione dell’ordine cavalleresco del Toson d’oro” (cfr. Simonetta Conti in Associazione “Roberto Almagià”, Plinio, Guida e mito delle scoperte geografiche, Il Parergon di Ortelio, conoscenza geo-storica del mondo antico (2023), pp. 108-109, n. 31).
Esemplare con magnifica coloritura coeva, carta leggermente brunita, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Bibliografia
Cfr. L. Bagrow, A. Ortelli Catalogus Cartographorum; cfr. C. Koeman, Atlantes Neerlandici; Peter H. Meurer, Fontes Cartographici Orteliani, n. 38p; M. Van den Broecke, Ortelius Atlas Maps, n. 266; Van der Krogt, Koeman’s Atantes Neerlandici: 0310H:31.
Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)
Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.
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Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)
Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.
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