Il vero ordine et modo tenuto dalle armate Cristiana e Turchesca...
Riferimento: | S39309 |
Autore | Giovanni Francesco CAMOCIO |
Anno: | 1571 ca. |
Zona: | Battaglia di Lepanto |
Misure: | 180 x 265 mm |
Riferimento: | S39309 |
Autore | Giovanni Francesco CAMOCIO |
Anno: | 1571 ca. |
Zona: | Battaglia di Lepanto |
Misure: | 180 x 265 mm |
Descrizione
Nel cartiglio in basso a sinistra si legge: Il vero ordine et modo, tenuto dalle armate Cristiana et Turchesca, nella battaglia, che fu ali .7. Ottobrio .1571. il giorno di S.a Giustina, comincio lasalto a 4 hore et meza di giorno, et durò circa 4 hore; tra curzolari et cavo papa, loco poco discosto dal Golfo d[e] Lepa[n]to p[er] li havisi hauti dal Clar.mo Iustiniano venuto a Venetia, co[n] le nove de la vitoria, seguita in favor d[e] la Cristiana armata, con presa et rotta di galere 213, tra le quali erano 40 fano et 39 ne so[n] presi morti de nimici 40m in circa scihavi cristiani ricuperati, 18m in circa, turchi fatti schiavi 4m in circa.
In basso, al centro della tavola, che è priva di orientazione, una bella vignetta allegorica mostra un drago con la mezzaluna sul capo - simbolo del nemico turco - assalito e sottomesso dal leone rampante di Venezia e dall’aquila asburgica.
Opera molto rara, priva di indicazioni editoriali. Attribuita a Giovanni Francesco Camocio (cfr. Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, p. 1605).
La presente tavola raffigura la Battaglia di Lepanto, la celebre battaglia navale del 1571 che si svolse di fronte a Lepanto, all’estremità occidentale del Golfo di Patrasso. Casus belli era stato l’attacco turco alla città di Famagosta, nel possedimento veneziano di Cipro, avvenuto l’anno precedente, il 22 agosto 1570. La vittoria cristiana contro le armate turche del 1571 ne fermò l’avanzata in Europa e verso Roma, segnando anche l’inizio della decadenza marittima ottomana. Vide coinvolte la flotta turca comandata da Mehmet Ali Pascià (un apostata di origini calabresi, convertitosi all’Islam) e quella della Lega Santa, creata il 20 maggio del 1571 da Papa Pio V: Stato Pontificio, Repubblica di Venezia, Repubblica di Genova, Ducato di Savoia, Granducato di Toscana, Ducato di Urbino, Ducato di Parma, Repubblica di Lucca, Ducato di Ferrara, Ducato di Mantova, Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e di Sicilia) e Ordine di Malta, al comando del ventiseienne Don Giovanni d’Austria, figlio naturale di Carlo V e fratellastro del regnante Filippo II.
La flotta cristiana era formata da circa 200 galere, di cui oltre la metà erano veneziane al comando del Capitano da Màr Sebastiano Venier, la flotta turca ne aveva circa 250. La prima linea della flotta cristiana era formata da galeazze mercantili veneziane (nell’incisione indicate come “galeaze” sul lato destro, sopra al cartiglio), trasformate per l’occasione, e in soli 100 giorni, in navi da guerra, impiegate per la prima volta proprio in questa battaglia, armate di cannoni non solo a prua, ma anche sui fianchi e a poppa, loro potenza di fuoco.
La vittoria della flotta cristiana fu piuttosto rapida, anche perché i veneziani attaccarono e affondarono la galeotta del comandante in capo di tutta la potenza turca, Alì Pascià, uccidendolo. La flotta ottomana fu quasi completamente distrutta, con grandi perdite umane e un gran numero di prigionieri. Dieci giorni dopo, la galera di Onfré Zustinian, messaggero di Sebastiano Venier, entrava a Venezia trascinando nell’acqua le bandiere turche: la città sembrava impazzita dalla gioia. Lo stesso succederà poi in tutta Europa.
Questo evento costituì un punto focale della storia europea sotto molteplici aspetti: politici, militari, religiosi e tecnologici. Solo poche battaglie sono state tanto celebrate e descritte come quella del 7 ottobre 1571, ed esercitò un poderoso effetto sui contemporanei, anche grazie al determinante contributo dato dagli artisti dell’epoca alla diffusione della sua rilevante e clamorosa importanza, in tempo quasi reale: fogli volanti nelle più diverse lingue diffusero in tutti i paesi d’Europa la notizia del grande avvenimento, sia con resoconti, sia con rappresentazioni di questa storica battaglia navale, ancor oggi considerata la più grande del Mediterraneo.
Diverse sono le interpretazioni del soggetto che si ebbero a Venezia (anche per gli enormi interessi economici della Serenissima coinvolti nell’evento), dovute a incisori, cartografi ed editori quali Nelli, Zenoi, Bertelli, Rota e Camocio, del quale sono conosciute più rappresentazioni differenti su questo tema.
Acquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva, e irregolarmente rifilata al rame, con parziale perdita di parte incisa; restauro ricostruttivo al margine inferiore, altrimenti in buono stato di conservazione.
Bibliografia
Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, p. 1605, tav. 801; Gallo (1950): p. 99, n. 53; Zacharakis (2016): n. 813f.
Giovanni Francesco CAMOCIO (Attivo a Venezia tra 1558 - 1575)
Editore veneziano, nato nella prima metà del sec. XVI, in luogo incerto: forse ad Asolo (Treviso) forse ad Asola (Crema). Più probabile la prima ipotesi in quanto la presenza della famiglia Camocio, di origine piemontese, è ampiamente documentata nella cittadina trevigiana. Alla famiglia Camocio, appartenne anche il celebre ellenista Giovanni Battista, ritenuto, da alcuni storici, parente se non addirittura fratello di Giovanni Francesco. Camocio già residente a Venezia, nel 1552 chiese al doge ed ottenne, insieme ad altri soci, in qualità di editore, il privilegio per quindici anni di pubblicare la traduzione in latino di alcuni scritti di autori greci. A lui editore di libri, sono attribuite anche circa dieci edizioni di carattere medico (fino al 1571). L’attività principale di Camocio, proprietario della libreria “Al segno della Piramide” a San Lio in Merceria, era la vendita di stampe ed incisioni, riproduzioni calcografiche di importanti opere d’arte e carte geografiche, mentre la sua attività di editore di libri risulta frammentaria e dilazionata nel tempo. Alla “Piramide” si vendevano anche libri di contenuto piccante, come i sonetti stampati da Domenico Zenoi, che gli valsero il pagamento di una multa: 10 ducati per l’autore e 5 ducati al proprietario della libreria. Camocio fu uno tra i più grandi editori di carte geografiche del XVI secolo, tutte prodotte in un laboratorio calcografico sicuramente di sua proprietà. Anche se è molto difficile stabilire con precisione quante carte e raccolte sia riuscito a produrre e stampare, a causa della facilità con cui, nel corso del tempo, si falsificavano nomi di autori, di editori, e si cambiavano le date. Tuttavia la presenza del suo nome in molte carte e le sue richieste di privilegio testimoniano la sua intensa attività. Soggetti presi da grandi artisti come Tiziano e Michelangelo, vedute di città, fortezze e carte geografiche, per la cui realizzazione furono chiamati a collaborare come si evince dalle firme presenti sulle carte, incisori e cartografi del valore di Domenico Zenoi (Zenoni), Donato e Ferdinando (Ferrando) Bertelli;, Paolo Furlani (Forlani) e Giacomo Gastaldi.
|
Giovanni Francesco CAMOCIO (Attivo a Venezia tra 1558 - 1575)
Editore veneziano, nato nella prima metà del sec. XVI, in luogo incerto: forse ad Asolo (Treviso) forse ad Asola (Crema). Più probabile la prima ipotesi in quanto la presenza della famiglia Camocio, di origine piemontese, è ampiamente documentata nella cittadina trevigiana. Alla famiglia Camocio, appartenne anche il celebre ellenista Giovanni Battista, ritenuto, da alcuni storici, parente se non addirittura fratello di Giovanni Francesco. Camocio già residente a Venezia, nel 1552 chiese al doge ed ottenne, insieme ad altri soci, in qualità di editore, il privilegio per quindici anni di pubblicare la traduzione in latino di alcuni scritti di autori greci. A lui editore di libri, sono attribuite anche circa dieci edizioni di carattere medico (fino al 1571). L’attività principale di Camocio, proprietario della libreria “Al segno della Piramide” a San Lio in Merceria, era la vendita di stampe ed incisioni, riproduzioni calcografiche di importanti opere d’arte e carte geografiche, mentre la sua attività di editore di libri risulta frammentaria e dilazionata nel tempo. Alla “Piramide” si vendevano anche libri di contenuto piccante, come i sonetti stampati da Domenico Zenoi, che gli valsero il pagamento di una multa: 10 ducati per l’autore e 5 ducati al proprietario della libreria. Camocio fu uno tra i più grandi editori di carte geografiche del XVI secolo, tutte prodotte in un laboratorio calcografico sicuramente di sua proprietà. Anche se è molto difficile stabilire con precisione quante carte e raccolte sia riuscito a produrre e stampare, a causa della facilità con cui, nel corso del tempo, si falsificavano nomi di autori, di editori, e si cambiavano le date. Tuttavia la presenza del suo nome in molte carte e le sue richieste di privilegio testimoniano la sua intensa attività. Soggetti presi da grandi artisti come Tiziano e Michelangelo, vedute di città, fortezze e carte geografiche, per la cui realizzazione furono chiamati a collaborare come si evince dalle firme presenti sulle carte, incisori e cartografi del valore di Domenico Zenoi (Zenoni), Donato e Ferdinando (Ferrando) Bertelli;, Paolo Furlani (Forlani) e Giacomo Gastaldi.
|