Disegno et prospetto dell’alma città di Roma..
Riferimento: | IT3085 |
Autore | Antonio TEMPESTA |
Anno: | 1593 |
Zona: | Roma |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 2390 x 1090 mm |
Riferimento: | IT3085 |
Autore | Antonio TEMPESTA |
Anno: | 1593 |
Zona: | Roma |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 2390 x 1090 mm |
Descrizione
Rarissima pianta prospettica della città presa dal Gianicolo, disegnata ed incisa dal pittore fiorentino Antonio Tempesta. Si tratta di una grande veduta delineata secondo il modello di rappresentazione inaugurato da Hughes Pinard nel 1555, ma con una precisa raffigurazione di ogni edificio che viene ritratto nello stato in cui si trovava.
La pianta del Tempesta rappresenta una delle più importanti immagini cartografiche della città alla fine del Cinquecento. Dedicata a papa Clemente VIII, riflette la Roma del pontificato di Sisto V, della quale rappresenta un accurato documento dell’importante riforma urbanistica voluta da papa Peretti.
Le imponenti trasformazioni realizzate durante il pontificato di Sisto V avevano reso obsolete le piante giubilari di Mario Cartaro ed Etienne Duperac, rendendo necessaria una nuova e più attuale rappresentazione della città. L’opera rientra tra le iniziative nel clima di entusiasmo del Giubileo straordinario del 1590, fu terminata solo dopo la morte del pontefice, distinguendosi dalle precedenti planimetrie per il formato imponente e per l’insolito taglio oblungo dell’immagine. La pianta è il risultato di un giusto connubio tra archeologia, prospettiva e visione pittorica, tradotte con equilibrio in una veduta naturale e minuziosa, di chiara ispirazione nordica.
Della prima edizione della pianta sono noti due esemplari, conservati alla Biblioteca Nazionale di Stoccolma e alla Biblioteca Apostolica Vaticana. Una ristampa inalterata dell’opera, sempre curata dal Tempesta, viene alla luce nel 1606. Una terza stesura della lastra, postuma, è datata 1645 ed è stampata da Giovanni Domenico de Rossi che la dedica al cardinale Camillo Pamphili. Vi figurano numerosi aggiornamenti, tra i quali la nuova facciata di San Pietro realizzata da Carlo Maderno. Tre anni dopo, ancora la tipografia de Rossi, diretta da Gian Giacomo, ristampa la lastra nel 1648. Nel 1662, Gian Giacomo de Rossi, curò un’ulteriore tiratura, aggiornando debitamente la lastra del Tempesta alle nuove modifiche urbanistiche realizzate sotto il pontificato di Alessandro VII. I cartigli sono modificati e la dedica è al principe Mario Chigi, fratello del Pontefice. Una nuova ristampa della lastra, emendata, viene alla luce nel 1664. L’ultima edizione è dedicata a papa Innocenzo XII, ulteriormente aggiornata, reca la data del 1693. L’opera è descritta nell’ultimo catalogo della tipografia de Rossi, redatto da Lorenzo Filippo nel 1735 (p. 24, n. 2 come “Roma moderna in prospetto intagliata in acqua forte da Antonio Tempesta in 12. fogli reali grandi”).
Esemplare nel sesto stato di sette descritto in Bifolco-Ronca (2018): cambia il titolo in alto, DISEGNO ET PROSPETTO DELL’ALMA CITTA DI ROMA GIÀ DELINEATO DA ANTONIO TEMPESTA E DI NUOVO RINTAGLIATO ACCRESCIUTO ET ABELLITO DI STRADE PIAZZE PALAZZI TEMPLI ET EDIFICII CONFORME SI TROVANO AL PRESENTE NEL PONTIFICATO DI N. S. ALESSANDRO VII CON LA CURA DI GIO. GIACOMO DE ROSSI L’ANNO 1662. Cambia la dedica nel cartiglio a sinistra ALL’ILL.mo et ECC.mo SIG. P[AT]RON[US] COL.mo IL SIG. P[RI]N[CI]PE D. MARIO CHIGI FRATELLO DI N. SIGNORE E GENERALE DI S. CHIESA. ROMA, che, sotto il Ponteficato di N.S. ALESSANDRO VII; con la pietà, & con la magnificenza, piega le menti alla Religione, & arresta gl’occhi di ciascuno alla maraviglia, nell’apparire effigiata in queste mie stampe adornasi del glor. nome di V.E; non solo, perche ella và il più congiunto p[er] sangue a così gran P[ri]n[ci]pe ma perche insieme, servendo alle Pontificie cure l’hà custodita, et preservata né piu travagliosi mali Si che, nel risorgere hora piu bella, rinuovare le vie le piazze, et gli edifici, nobilitate le Chiese, & le Basilighe ne dedico l’imagine a V.E, et con essa la mia divotione, che non hà imagine alcuna, ascosa, & rinchiusa nell animo mio riverentiss.o con cui profond.te m’inchino all E.V. Hum.mo e devot.mo S.re Gio: Giacomo Rossi D.D.D. Nel cartiglio in basso a destra Nota di Fabbriche et abbellimenti della Citta di Roma fatti con ordine della S.ta di Nostro Sig.re ALESSANDRO VII. Segue legenda numerica di 23 rimandi disposta su due colonne, nella decorazione del cartiglio in basso al centro G.I.R. Fuori dal cartiglio in basso Si stampano in Roma da Gio Iacomo Rossi alla Pace al’Insegna di Parigi con licenza de superiori.1664.
Secondo il censimento in Bifolco-Ronca un solo esemplare di sesto stato è noto presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, peraltro non completo.
Acquaforte e bulino, dodici fogli di mm 390x530, per una dimensione totale di mm 1090x2390. Esemplare applicato su tela, con magnifica coloritura antica, restauro conservativo perfettamente eseguito che evidenzia le mancanze all'angolo superiore sinistro - in prossimità dello stemma Chigi - e inferiore destro, in corrispondenza del cartiglio.
Importante e rarissima pianta prospettica di Roma.
Bibliografia
Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, pp. 2418-2421, tav. 1243, VI/VII; Bartsch (1813): vol. XV, n. 1460; E. Leuschner in Bevilacqua-Fagiolo (2012): pp. 158-167; Frutaz (1962): n. CXXXIV, CLII, CLX e tavv. 262-274, 338-341, 365-376; Grelle Iiusco (1996): p. 188; Hülsen (1915): XVII, p. 74-76, nn. 84-87; Hülsen (1933): p. 109, XVIII, n. 87a; Barbara Jatta in “Immagine delle città italiane dal XV al XVIII secolo” di C. de Seta, pp. 178/79, 87; Marigliani (2007): nn. 73, 108; Roma Veduta (2000): n. 18; Scaccia Scarafoni (1939): pp. 92, 197-198, nn. 166-167, 406.
Antonio TEMPESTA (Firenze 1555 – Roma 1630)
Pittore e incisore. Si formò a Firenze con Santi di Tito e poi con G. Stradano (col quale collaborò in Palazzo Vecchio sotto la direzione di G. Vasari), che esercitò su T. un'influenza determinante. Verso il 1575 si stabilì a Roma, dove si specializzò in affreschi di carattere decorativo lasciandone piacevoli esempî in edifici religiosi (S. Giovanni dei Fiorentini, S. Stefano Rotondo, battistero lateranense) e in dimore private (palazzo Pallavicini Rospigliosi, palazzo del Quirinale, Villa d'Este a Tivoli, palazzo Farnese a Caprarola). Fecondo incisore, eseguì numerose serie di acqueforti, privilegiando scene di caccia e di battaglie.
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Antonio TEMPESTA (Firenze 1555 – Roma 1630)
Pittore e incisore. Si formò a Firenze con Santi di Tito e poi con G. Stradano (col quale collaborò in Palazzo Vecchio sotto la direzione di G. Vasari), che esercitò su T. un'influenza determinante. Verso il 1575 si stabilì a Roma, dove si specializzò in affreschi di carattere decorativo lasciandone piacevoli esempî in edifici religiosi (S. Giovanni dei Fiorentini, S. Stefano Rotondo, battistero lateranense) e in dimore private (palazzo Pallavicini Rospigliosi, palazzo del Quirinale, Villa d'Este a Tivoli, palazzo Farnese a Caprarola). Fecondo incisore, eseguì numerose serie di acqueforti, privilegiando scene di caccia e di battaglie.
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