

Riferimento: | S36387 |
Autore | Felix BENOIST |
Anno: | 1864 ca. |
Zona: | Tempio di Antonino e Faustina |
Misure: | 465 x 295 mm |
Riferimento: | S36387 |
Autore | Felix BENOIST |
Anno: | 1864 ca. |
Zona: | Tempio di Antonino e Faustina |
Misure: | 465 x 295 mm |
Disegno a matita nera, mm 468x295, databile al 1864-1869 circa, a destra in basso reca la scritta Antonin et Faustine.
Appartiene ad una raccolta di 127 opere rinvenute presso un antiquario francese che, a sua volta, li aveva acquistati dagli eredi dell’editore Henri-Désiré Charpentier (La Rochelle 1805 - Vertou 1882); sono tutti realizzati a matita nera, alcuni presentano dei rialzi a biacca; non recano mai la data e la firma dell’autore, ma solo una breve didascalia relativa ai soggetti rappresentati. I disegni denotano una mano abile ed esperta – in particolar modo nella delineazione degli edifici, delle rovine e delle architetture - che restituisce i monumenti - più o meno celebri - di Roma da punti prospettici interessanti ed inusuali. Il rimando di gran parte dei disegni ad alcune litografie tinte di Felix e Philippe Benoist, pubblicate nell’opera in tre volumi Rome dans san grandeur, è immediatamente apparso chiaro. Il fatto che si tratti di un nutrito gruppo di disegni originali legati alla celebre opera edita da Henri-Désiré Charpentier viene chiaramente suffragato dalla prestigiosa provenienza; si tratta di una parte del fondo eredi di Charpentier, tra cui era stato suddiviso il materiale della famosa bottega calcografica.
La monumentale Rome dans sa grandeur. Vues, monument ancient et modernes venne stampata a Parigi in 3 volumi, nel 1870. La pubblicazione, illustrata da 100 litografie, fu preceduta da una campagna di disegni preparatori, a far data dal 1864 sino al 1869, eseguita soprattutto da Félix Benoist e in parte da Philippe Benoist. Alla vigilia del Concilio Ecumenico Vaticano I, l’11 agosto 1869, Pio IX decretava la realizzazione di una Esposizione romana delle opere d’ogni arte eseguite per il culto cattolico, che venne inaugurata, il 17 febbraio 1870, nel chiostro della Certosa di Santa Maria degli Angeli. In quell’occasione, vennero presentati i tre volumi in folio Rome dans sa grandeur. I volumi, rilegati in modo sfarzoso, con impresso al centro in oro, lo stemma di Pio IX, sono suddivisi in tre sezioni. Il primo volume tratta di Roma antica, il secondo, di Roma cristiana, ed il terzo, dei monumenti e le realizzazioni della Roma moderna. Una visione preziosa della Roma papale alla vigilia della profonda trasformazione di Roma in capitale dell’Italia unita. Un documento che evidenzia la notevole impronta lasciata da Pio IX nella Città Eterna. L’opera rappresenta il capolavoro dell’artista francese, tanto da porre il Benoist tra la schiera dei più grandi artisti di interni e vedute del suo tempo.
I fogli utilizzati per gli studi preliminari sono diversi per dimensione (da 170 mm x 240 ai 490 x 300 mm), per grammatura e anche per gradazione cromatica (dal beige al verde). Molti dei disegni rappresentano innegabilmente fasi preparatorie diverse – più o meno complete – di alcune litografie tinte che illustrano la magnifica opera, altri delle vignette silografiche inserite nel testo, mentre altri bozzetti non trovano traduzione in stampa. Appartengono a questo secondo gruppo sia schizzi relativi a monumenti e vedute di Roma che ai dintorni: Ostia antica, Grottaferrata, Olevano Romano, Anzio, Nettuno, Velletri e Vicovaro. Ben oltre i confini capitolini sono disegni relativi a Napoli e a Loreto. La suite doveva costituire parte dell’intero fondo, poi disperso, di studi preparatori da cui furono selezionati i cento destinati alla stampa litografica.
Il disegno è un primo abbozzo per la tavola inserita nel primo volume Roma Antica Tempio d’Antonio e Faustina e Tempio di Romolo e Remo, oggi Chiese di S. Lorenzo in Miranda e de’ SS. Cosmo e Damiano, in Campo Vaccino rispetto alla quale è in controparte.
“Le portique de ce temple sert aujourd'hui de frontispice à l'église de Saint-Laurent in Miranda. IL se compose de six colonnes de face et de deux en profondeur. Ces colonnes, en marbre cipolin, sans cannelures, ont 43 pieds de haut, y compris le chapiteau et la base. Ce sont, dit Nibby, les plus hautes colonnes de cipolin qui soient connues. L'entablement est magnifique. La frise porte en relief des griffons, des candélabres et des vases d'un beau travail; on y lit cette inscription: DIVO. ANTONINS. ET. DIVAS. FAUSTINAE EX. S. C. La divine Faustine! Une partie des murs de la cella existe encore; ils sont faits en gros blocs de pierre d'Albano, que recouvraient autrefois des plaques de marbre blanc. Le temple était élevé de 5 métres et demi au-dessus du sol, et on y arrivait par un escalier de vingt et une marches. En avant était une enceinte décorée d'arcs et de colonnes, qui allait jusqu'à la Voie Sacrée” [Il portico di questo tempio funge oggi da frontespizio della chiesa di San Lorenzo di Miranda. Presenta sei colonne sulla facciata e due lateralmente. Queste colonne, in marmo cipollino (i), senza scanalature, sono alte 43 piedi, compresi il capitello e la base. Si tratta, dice Nibby, delle colonne di cipollino più alte conosciute. La trabeazione è magnifica. Il fregio reca in rilievo grifoni, candelabri e vasi di pregevole fattura; l'iscrizione recita: DIVO. ANTONINI. ET. DIVAE. FAUSTINAE EX. S. C. La divina Faustina! Una parte dei muri della cella è ancora esistente; sono costituiti da grandi blocchi in peperino, un tempo ricoperti da lastre di marmo bianco. Il tempio si ergeva su un podio alto cinque metri e mezzo dal suolo ed era raggiungibile attraverso una scala di ventuno gradini. Davanti c'era un porticato decorato con archi e colonne che si estendeva fino alla Via Sacra] (Rome dans sa grandeur – Rome Antique, cap. II, p. 57).
Di estremo interesse sono le notizie che vengono fornite per il Tempio di Romolo non solo per l’accuratezza dei dati storico-archeologici ma anche perché tengono conto degli ultimi scavi nel cortile della chiesa dei SS. Cosma e Damiano – di cui il tempio di Romolo forma il vestibolo - che portarono l’archeologo e architetto Efisio Luigi Tocco nel luglio del 1867, al ritrovamento di altri frammenti della celebre Forma Urbis (la grande iconografia marmorea di Roma antica, di età Severiana). I primi frammenti furono scoperti in occasione di restauri alla chiesa dei Ss. Cosma e Damiano, ordinati da Pio IV all'architetto Giovanni Antonio Dosio tra il 1559 e il 1565, nell'orticello di Torquato Conti, duca di Poli, compreso tra la parete postica di S. Cosma e la via Alessandrina, la via in Miranda e la basilica di Costantino. Sembra che allora alcune lastre si trovassero ancora affisse alla parete. I frammenti ricuperati furono temporaneamente esposti per cura di Onofrio Panvinio, e riprodotti in disegno in 11 tavole da Fulvio Orsini nel suo codice Vaticano 3439. Dopo la morte del Panvinio gli originali, custoditi a Palazzo Farnese, andarono dimenticati e in parte perduti; furono riesumati da mons. Bianchini nel 1704, e trasportati prima in Vaticano, poi nel Museo Capitolino nel 1742, assai diminuiti e manomessi. Nel corso del tempo altri frammenti sono stati fortunosamente ritrovati. Oggi resta circa un decimo del totale della pianta originale, custoditi nel Museo della Forma Urbis.
“On donne ce nom, et quelquefois celui de Romulus et Remus, à la rotonde qui forme aujourd'hui le vestibule de l'église des Saints-Cosme-et-Damien. Le premier nom est exact, le second ne l'est pas. Le dieu du temple n'était point., en effet, le fondateur de Rome, le frère jaloux de Remus, mais bien un Romulus très-obscur, fils du tyran Maxence. Après la défaite de celui-ci par Constantin, les monuments du vaincu furent tous dédiés au vainqueur, et le nom de Constantin fut inscrit sur la façade du temple; on le lisait encore au temps de Panvinius. Aujourd'hui l'ancienne façade n'existe plus. Elle fut détruite par Arrigocci, sous le pontifìcat d'Urbain VIII, afin de mettrè la porte, qui s'ouvrait un peu plus à l'Est, dans l'axe de la nef de l'église moderne. Un dessin de Ligorio nous la représente formée de deux avant-corps et d'un arrière-corps. Les avant-corps étaient ornés de quatre grandes colonnes corinthiennes, et l'arrière-corps de huit petites. Enfin, de chaque coté du portique, étaient deux nichès avec leurs statues. Le temple de Romulus est construit en briques, et, ainsi que nous l'avons dit, de forme circulaire. Les jambages de la porte sont en marbre et chargés d'ornements d'une sculpture médiocre. Le niveau actuel est beaucoup plus élevé que l'ancien. Derrière ce temple étaient deux autres temples de forme carrée et de construction plus anciennè, qui forment aujourd'hui, le premier la nef, et le second l'abside et la sacristie de l'église moderne. On ne sait quels étaient leurs vocables; ce qui est certain, c'est qu'il n'existait pas de relation entre eux et le temple de Romulus, puisque la direction de celui-ci était différente de la leur. Le troisième temple avait sa porte sur le coté droit de l'église, c'est-à-dire du coté de la basilique de Constantin, et c'est sur sa paroi extérieure, derrière la sacristie, que fut trouvé, au XVIe siècle, le fameux pian de Rome sur marbre blanc, qui est une des richesses du musée du Capitole. D'autres fragments du méme plan viennent d'étre découverts au méme lieu, par M. Louis Tocco, ansi qu'un grand et riche pavé au pied du mur” [Questo nome, e talvolta Romulus et Remus, viene dato alla rotonda che oggi forma il vestibolo della chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Il primo nome è corretto, ma il secondo no. Il dio del tempio non era il fondatore di Roma, il geloso fratello di Remo, ma un oscuro Romolo, figlio del tiranno Massenzio. Dopo che Massenzio fu sconfitto da Costantino, i monumenti dei vinti furono tutti dedicati al vincitore, e il nome di Costantino fu iscritto sulla facciata del tempio; si poteva ancora leggere al tempo di Panvinio. Oggi l'antica facciata non esiste più. Fu distrutta da Arrigucci, durante il pontificato di Urbano VIII, per allineare la porta, che si apriva un po' a est, alla navata della chiesa moderna. Un disegno di Ligorio la raffigura composta da due parti anteriori e una posteriore. La parte anteriore era decorata da quattro grandi colonne corinzie, quella posteriore da otto colonne più piccole. Infine, ai lati del portico si trovavano due nicchie con le relative statue. Il Tempio di Romolo è costruito in mattoni e, come abbiamo detto, è di forma circolare. Gli stipiti delle porte sono in marmo e decorati con ornamenti di scultura mediocre. Il livello attuale è molto più alto di quello precedente. Dietro questo tempio c'erano altri due templi quadrati di costruzione più antica, il primo dei quali forma oggi la navata centrale e il secondo l'abside e la sacrestia della chiesa moderna. Non sappiamo come si chiamassero; quel che è certo è che non c'era alcun rapporto tra loro e il tempio di Romolo, poiché la direzione di quest'ultimo era diversa dalla loro. Il terzo tempio aveva la porta sul lato destro della chiesa, cioè sul lato della basilica di Costantino, ed è sulla sua parete esterna, dietro la sacrestia, che nel XVI secolo fu ritrovata la famosa pianta di Roma su marmo bianco, uno dei tesori del Museo Capitolino. Altri frammenti dello stesso piano sono stati appena scoperti nello stesso luogo dal signor Luigi Tocco, così come una grande e ricca pavimentazione ai piedi del muro].
Dunque, la Forma Urbis era affissa sulla parete esterna di uno dei tre antichi edifici componenti la chiesa dei SS. Cosma e Damiano che Onofrio Panvinio chiamava Templum Urbis Romae. Eugene de La Gourniere, che firma i primi due capitoli di Rome Antique, ritiene che la ragione di tale denominazione derivi proprio dalla pianta della città che ne rivestiva la parete esterna. Affermazione condivisa – come viene ricordato – dall’archeologo Giovanni Battista De Rossi (cfr. Bullettino di Archeologia Cristiana, settembre e ottobre 1867, pp.64-65).
“Panvinius nommait l'édifice auquel celte magnifique iconographie était fixée, Temple de la ville de Rome. Cette appellation, qu'on retrouve dans le livre pontificai, ne venait-elle pas précisément du plan de la ville qui y était exposé à tous les yeax? L'illustre chevalier de Rossi considère l'affirmative comme probable; il parait croire, en méme temps, avec Canina, que les constructions en pierres carrées, qui se voient sur le coté droit de l'église des Saints-Cosmie-et-Damien, étaient des dépendances du célèbre temple de la Paix” [Panvinio chiamava l'edificio a cui era legata questa magnifica iconografia il Tempio della Città di Roma (Templum Urbis Romae). Questo nome, che si trova nel Liber Pontificalis, non derivava forse proprio dalla pianta della città che era esposta? L'illustre Cavaliere de Rossi ritiene probabile l'affermazione; allo stesso tempo, sembra ritenere, insieme a Canina, che le costruzioni quadrate in pietra che si vedono sul lato destro della chiesa dei Santi Cosma Damiano fossero pertinenza del famoso Tempio della Pace] (Rome dans sa grandeur – Rome Antique, cap. II, pp. 57-58).
La terza foto, solo di repertorio e non in vendita, rappresenta la litografia tinta inserita in Rome dans sa grandeur. Vues, monument ancient et modernes, e consente di paragonarla al disegno preparatorio.
Felix Benoist (Saumur, 1818- Nantes, 1896). Da Saumur (Maine- et- Loire), dove era nato il 15 aprile 1818, si trasferì ben preso ad Angers, paese natale della madre. Qui divenne apprendista del pittore di storia e ritrattista Jean- Michel Mercier (Versailles, 1786-Paris,1874) che dal 1831 al 1850 fu conservatore del Museo d’ Angers. La produzione di Félix ha inizio nel 1831 con una tavola che riproduce il castello di La Fléche, edita da Charpentier, ma il suo vero esordio avvenne con l’album pubblicato nel 1843 in cui si rivela come abile disegnatore di Angers pittoresca. Prima del 1850 si trasferì a Nantes, dove risiedette per tutto il resto della sua vita. Lavorò prevalentemente per l’editore Charpentier durante l’arco di quarant’anni. Alternò l’attività di disegnatore dal vero con quella di litografo. Si dedicò ai luoghi di sua elezione intorno a Nantes e la parte ovest della Francia. È del 1850 Nantes et la Loire inférieure disegnata e litografata prevalentemente da Félix con altri collaboratori. Seguì La Normandia illustrata e Monumenti Luoghi e costumi editi nel 1854 in collaborazione con François Hippolyte Lalaisse (Nancy, 1812- Paris,1884). Tra il 1861 e il 1864 vedeva la luce l’edizione Nizza e Savoia con un corredo di 92 cromolitografie. Quindi era la volta di La Bretagna contemporanea in 160 tavole la maggior parte delle quali riconducibili a Benoist e a cui lavorò tra il 1861 e il 1866. In un continuo crescendo, si rese contemporaneamente protagonista di Paris dans sa splendeur edito in 100 tavole, incisioni a cui lavorò tra il 1857 e il 1861. L’opera che lo ha reso celebre fuori dai confini nazionali è senza dubbio la pubblicazione di Rome dans sa grandeur in 100 tavole a cui si dedicò tra il 1864 e il 1869. Per quest’ultima raccolta egli ha fornito la maggior parte dei disegni, tutte le piccole incisioni, oltre che i fregi, molto ben elaborati, ed inseriti nel testo dei tre volumi. Nei primi anni della sua attività si firmava Benoist d’Angers; più tardi Benoist de Nantes, per distinguersi da Philippe Benoist, come lui disegnatore e litografo di paesaggi e di architetture. Félix è stato descritto Plus naif rispetto a Philippe, ma questo non gli rende merito, infatti il confronto tra i due è molto ostico quando le rispettive opere non sono firmate o le firme sono incomplete.
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Felix Benoist (Saumur, 1818- Nantes, 1896). Da Saumur (Maine- et- Loire), dove era nato il 15 aprile 1818, si trasferì ben preso ad Angers, paese natale della madre. Qui divenne apprendista del pittore di storia e ritrattista Jean- Michel Mercier (Versailles, 1786-Paris,1874) che dal 1831 al 1850 fu conservatore del Museo d’ Angers. La produzione di Félix ha inizio nel 1831 con una tavola che riproduce il castello di La Fléche, edita da Charpentier, ma il suo vero esordio avvenne con l’album pubblicato nel 1843 in cui si rivela come abile disegnatore di Angers pittoresca. Prima del 1850 si trasferì a Nantes, dove risiedette per tutto il resto della sua vita. Lavorò prevalentemente per l’editore Charpentier durante l’arco di quarant’anni. Alternò l’attività di disegnatore dal vero con quella di litografo. Si dedicò ai luoghi di sua elezione intorno a Nantes e la parte ovest della Francia. È del 1850 Nantes et la Loire inférieure disegnata e litografata prevalentemente da Félix con altri collaboratori. Seguì La Normandia illustrata e Monumenti Luoghi e costumi editi nel 1854 in collaborazione con François Hippolyte Lalaisse (Nancy, 1812- Paris,1884). Tra il 1861 e il 1864 vedeva la luce l’edizione Nizza e Savoia con un corredo di 92 cromolitografie. Quindi era la volta di La Bretagna contemporanea in 160 tavole la maggior parte delle quali riconducibili a Benoist e a cui lavorò tra il 1861 e il 1866. In un continuo crescendo, si rese contemporaneamente protagonista di Paris dans sa splendeur edito in 100 tavole, incisioni a cui lavorò tra il 1857 e il 1861. L’opera che lo ha reso celebre fuori dai confini nazionali è senza dubbio la pubblicazione di Rome dans sa grandeur in 100 tavole a cui si dedicò tra il 1864 e il 1869. Per quest’ultima raccolta egli ha fornito la maggior parte dei disegni, tutte le piccole incisioni, oltre che i fregi, molto ben elaborati, ed inseriti nel testo dei tre volumi. Nei primi anni della sua attività si firmava Benoist d’Angers; più tardi Benoist de Nantes, per distinguersi da Philippe Benoist, come lui disegnatore e litografo di paesaggi e di architetture. Félix è stato descritto Plus naif rispetto a Philippe, ma questo non gli rende merito, infatti il confronto tra i due è molto ostico quando le rispettive opere non sono firmate o le firme sono incomplete.
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