Vue prise du Palais des Cesars

Disegno a matita nera, mm 445x305, databile al 1864-1869 circa. In basso a destra reca la scritta Vue prise du Palais des Cesars.

Appartiene ad una raccolta di 127 opere rinvenute presso un antiquario francese che, a sua volta, li aveva acquistati dagli eredi dell’editore Henri-Désiré Charpentier (La Rochelle 1805 - Vertou 1882); sono tutti realizzati a matita nera, alcuni presentano dei rialzi a biacca; non recano mai la data e la firma dell’autore, ma solo una breve didascalia relativa ai soggetti rappresentati. I disegni denotano una mano abile ed esperta – in particolar modo nella delineazione degli edifici, delle rovine e delle architetture - che restituisce i monumenti - più o meno celebri - di Roma da punti prospettici interessanti ed inusuali. Il rimando di gran parte dei disegni ad alcune litografie tinte di Felix e Philippe Benoist, pubblicate nell’opera in tre volumi Rome dans san grandeur, è immediatamente apparso chiaro. Il fatto che si tratti di un nutrito gruppo di disegni originali legati alla celebre opera edita da Henri-Désiré Charpentier viene chiaramente suffragato dalla prestigiosa provenienza; si tratta di una parte del fondo eredi di Charpentier, tra cui era stato suddiviso il materiale della famosa bottega calcografica.

La monumentale Rome dans sa grandeur. Vues, monument ancient et modernes venne stampata a Parigi in 3 volumi, nel 1870. La pubblicazione, illustrata da 100 litografie, fu preceduta da una campagna di disegni preparatori, a far data dal 1864 sino al 1869, eseguita soprattutto da Félix Benoist e in parte da Philippe Benoist. Alla vigilia del Concilio Ecumenico Vaticano I, l’11 agosto 1869, Pio IX decretava la realizzazione di una Esposizione romana delle opere d’ogni arte eseguite per il culto cattolico, che venne inaugurata, il 17 febbraio 1870, nel chiostro della Certosa di Santa Maria degli Angeli. In quell’occasione, vennero presentati i tre volumi in folio Rome dans sa grandeur. I volumi, rilegati in modo sfarzoso, con impresso al centro in oro, lo stemma di Pio IX, sono suddivisi in tre sezioni. Il primo volume tratta di Roma antica, il secondo, di Roma cristiana, ed il terzo, dei monumenti e le realizzazioni della Roma moderna. Una visione preziosa della Roma papale alla vigilia della profonda trasformazione di Roma in capitale dell’Italia unita. Un documento che evidenzia la notevole impronta lasciata da Pio IX nella Città Eterna. L’opera rappresenta il capolavoro dell’artista francese, tanto da porre il Benoist tra la schiera dei più grandi artisti di interni e vedute del suo tempo.

I fogli utilizzati per gli studi preliminari sono diversi per dimensione (da 170 mm x 240 ai 490 x 300 mm), per grammatura e anche per gradazione cromatica (dal beige al verde).  Molti dei disegni rappresentano innegabilmente fasi preparatorie diverse – più o meno complete – di alcune litografie tinte che illustrano la magnifica opera, altri delle vignette silografiche inserite nel testo, mentre altri bozzetti non trovano traduzione in stampa. Appartengono a questo secondo gruppo sia schizzi relativi a monumenti e vedute di Roma che ai dintorni: Ostia antica, Grottaferrata, Olevano Romano, Anzio, Nettuno, Velletri e Vicovaro. Ben oltre i confini capitolini sono disegni relativi a Napoli e a Loreto. La suite doveva costituire parte dell’intero fondo, poi disperso, di studi preparatori da cui furono selezionati i cento destinati alla stampa litografica.

Studio preparatorio della tavola 26 Veduta presa dal Palazzo de’ Cesari Colosseo, Basilica di Costantino e Chiesa di Santa Francesca Romana. Il disegno viene attribuito a Fèlix sulla base della litografia che reca in basso i nomi degli autori Félix Benoist del. Sabatier lith. Fig. par Bayot.

Rispetto alla litografia, la prospettiva del disegno è diversa, presa «dalla falda del Palatino che domina il Velabro» (A. Nibby), dove un tempo sorgeva la casa del senatore Marco Emilio Scauro, console nel 115 a.C., che secondo Cicerone fu acquistata da Publio Clodio, edile nel 56 a.C., pochi mesi prima di morire. I versi ciceroniani Pro T. Annio Milone Oratio sono riportati sulla targa in primo piano: Erat domus Clodii /Ante paucos menses erupta / De Marco Scauri/ in Palatino.

“Nous nous retrouvons ici au milieu de tous les grands souvenirs de Rome. A deux pas est l'arc de Titus; non loin étaient les Rostres; nous sommes sur la voie sacrée que parcouraient les triomphateurs, et, devant nous, sont les débris de ce temple de Vénus et Rome qu'Adrien avait dessiné lui-mème. Avant Adrien, c'était là que se trouvait l'atrium de la maison dorée de Néron. Voilà cc qui entoure ou ce qui a précédé cette église, construite et reconstruite deux ou trois fois depuis plus de mille ans, et dont la splendeur n'a fait que croitre. Elle est mentionnée sous le nom de Santa-Maria-Antiqua, sous le pontificat de Jean VII, c'est-à-dire au commencemcnt du VIUC siècle; mais, à partir du pontificat de Nicolas I^er, qui la restaura en 860, on ne la nomme plus que Santa-Maria Nuova, et ce nom lui reste jusqu'au XVII" siècle, époquc de la canonisation de sainte Françoise Romaine, qui y avait été enterrée. Le vocable de la nouvelle sainte a, depuis lors, prévalu” [Qui ci troviamo in mezzo a tutti i grandi ricordi di Roma. A pochi passi c'è l'Arco di Tito, poco lontano ci sono i Rostra, siamo sulla via sacra percorsa dai trionfatori e davanti a noi ci sono i resti del Tempio di Venere e Roma che Adriano stesso aveva progettato. Prima di Adriano, qui si trovava l'atrium della casa aurea di Nerone. Questo è ciò che circonda o precede questa chiesa, costruita e ricostruita due o tre volte nel corso di più di mille anni, e il cui splendore non ha fatto che aumentare. È menzionata con il nome di Santa-Maria-Antiqua, sotto il pontificato di Giovanni VII, cioè all'inizio del VI secolo; ma, a partire dal pontificato di Niccolò I, che la restaurò nell'860, fu chiamata Santa-Maria Nuova, e questo nome rimase fino al XVII secolo, al tempo della canonizzazione di Santa Francesca Romana che vi fu sepolta Da allora è prevalso quest’ultima intitolazione] (Rome dans sa grandeur – Rome Chrétienne, cap. I, p. 175).

La terza foto, solo di repertorio e non in vendita, rappresenta la litografia tinta inserita in Rome dans sa grandeur. Vues, monument ancient et modernes, e consente di paragonarla al disegno preparatorio.