Carta Topografica della Città di Ferrara delineata ed incisa nel Dicastero Generale del Censo…
Riferimento: | S19130 |
Autore | Direzione Generale del Censo |
Anno: | 1850 |
Zona: | Ferrara |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 1200 x 815 mm |
Riferimento: | S19130 |
Autore | Direzione Generale del Censo |
Anno: | 1850 |
Zona: | Ferrara |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 1200 x 815 mm |
Descrizione
Pianta topografica della città di Ferrara stampata a Roma sotto la Direzione Generale del Censo.
Viene dedicata a Luigi Vannicelli Casoni (Amelia, 16 aprile 1801 – Roma, 21 aprile 1877), cardinale e arcivescovo cattolico italiano. Papa Gregorio XVI lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 24 gennaio 1842. Nel 1850, dopo la morte del cardinale Cadolini, fu nominato arcivescovo di Ferrara. A seguito della caduta della repubblica romana fu uno dei membri del triumvirato di cardinali (assieme ai cardinali Gabriele Sermattei della Genga e Lodovico Altieri) che governò Roma durante l'assenza di papa Pio IX ancora esule a Gaeta. Dal 1870 fu a capo della Dataria apostolica.
Incisione in rame, stampata su due grandi fogli di carta poi uniti, in ottimo stato di conservazione.
Opera molto rara.
Il Catasto Gregoriano è il primo catasto generale geometrico particellare dello Stato pontificio: fu promosso da Pio VII nel 1816, nell’ambito di una complessiva riorganizzazione amministrativa dello Stato, e prese il nome di Gregoriano perché attivato da Gregorio XVI nel 1835. L’articolo 191 del Motu Proprio di Pio VII del 6 luglio 1816 disponeva che si procedesse alla compilazione di “nuovi catasti regolati a misura e stima, con un modulo comune” in tutto la Stato, ed affidava tale operazione alla neoistituita Congregazione dei Catasti: un organismo centrale avrebbe, perciò, provveduto a stabilire norme e procedure, a dirigere le operazioni di rilevamento cartografico, ad elaborare criteri uniformi ed obiettivi di stima dei fondi rustici ed urbani, sottraendo il censimento dei beni immobili all’arbitrarietà di denunce giurate ed alla disomogeneità dell’operato di commissioni locali. La Presidenza del Censo fu l’ufficio che venne costituendosi attorno alla figura del Presidente della Congregazione dei Catasti, con funzioni paragonabili a quelle di un vero e proprio dicastero centrale. In seno alla Presidenza operò dal 1816 fino al 1838 un Direttore generale del Catasto (o del Censo) con compiti di direzione tecnico-operativa, riassunti, dopo la morte del titolare Luigi Marini, dallo stesso Presidente.
Le mappe, alla scala 1:2000 – salvo quelle di centri urbani particolarmente rilevanti o estesi, elevate alla scala 1:1000 – dovevano essere fornite in due esemplari: un originale, in fogli rettangoli uniti tra loro ed una copia in fogli rettangoli sciolti. Gli appaltatori erano tenuti a fornire tanto l’originale che la copia di detto brogliardo, compilato secondo i modelli predisposti dal dicastero del Censo. La copia del brogliardi e quella delle mappe originali, in rettangoli sciolti, erano destinate alle Cancellerie del Censo, uffici periferici con distrettuazione propria, distribuiti sul territorio ed incaricati di mantenere costantemente aggiornato il catasto dei comuni di loro competenza. La restante documentazione era destinata, invece, ad essere conservata nell’Archivio delle mappe della Presidenza del Censo.
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Il Catasto Gregoriano è il primo catasto generale geometrico particellare dello Stato pontificio: fu promosso da Pio VII nel 1816, nell’ambito di una complessiva riorganizzazione amministrativa dello Stato, e prese il nome di Gregoriano perché attivato da Gregorio XVI nel 1835. L’articolo 191 del Motu Proprio di Pio VII del 6 luglio 1816 disponeva che si procedesse alla compilazione di “nuovi catasti regolati a misura e stima, con un modulo comune” in tutto la Stato, ed affidava tale operazione alla neoistituita Congregazione dei Catasti: un organismo centrale avrebbe, perciò, provveduto a stabilire norme e procedure, a dirigere le operazioni di rilevamento cartografico, ad elaborare criteri uniformi ed obiettivi di stima dei fondi rustici ed urbani, sottraendo il censimento dei beni immobili all’arbitrarietà di denunce giurate ed alla disomogeneità dell’operato di commissioni locali. La Presidenza del Censo fu l’ufficio che venne costituendosi attorno alla figura del Presidente della Congregazione dei Catasti, con funzioni paragonabili a quelle di un vero e proprio dicastero centrale. In seno alla Presidenza operò dal 1816 fino al 1838 un Direttore generale del Catasto (o del Censo) con compiti di direzione tecnico-operativa, riassunti, dopo la morte del titolare Luigi Marini, dallo stesso Presidente.
Le mappe, alla scala 1:2000 – salvo quelle di centri urbani particolarmente rilevanti o estesi, elevate alla scala 1:1000 – dovevano essere fornite in due esemplari: un originale, in fogli rettangoli uniti tra loro ed una copia in fogli rettangoli sciolti. Gli appaltatori erano tenuti a fornire tanto l’originale che la copia di detto brogliardo, compilato secondo i modelli predisposti dal dicastero del Censo. La copia del brogliardi e quella delle mappe originali, in rettangoli sciolti, erano destinate alle Cancellerie del Censo, uffici periferici con distrettuazione propria, distribuiti sul territorio ed incaricati di mantenere costantemente aggiornato il catasto dei comuni di loro competenza. La restante documentazione era destinata, invece, ad essere conservata nell’Archivio delle mappe della Presidenza del Censo.
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