Florence Tresnoble Cite
Riferimento: | S47352 |
Autore | Francois de BELLEFOREST |
Anno: | 1575 |
Zona: | Firenze |
Luogo di Stampa: | Parigi |
Misure: | 435 x 340 mm |
Riferimento: | S47352 |
Autore | Francois de BELLEFOREST |
Anno: | 1575 |
Zona: | Firenze |
Luogo di Stampa: | Parigi |
Misure: | 435 x 340 mm |
Descrizione
Veduta di Firenze dal Monte Oliveto basata sul modello introdotto da Francesco Rosselli verso la fine del XV secolo, la cosiddetta Veduta della Catena. Il foglio è tratto dalla celebre La Cosmographie Universelle de tout le Monde (Parigi, 1575) di Francois de Belleforest, traduzione francese della Cosmographia di Sebastian Muenster.
A differenza del Muenster, questa opera è pubblicata in una sola edizione, e risulta pertanto molto rara.
Le tavole xilografiche incluse nell’opera sono derivazioni da Abraham Ortelius, Braun & Hogenberg oltre che da Muenster. Alcuni legni sono invece ripresi utilizzando le matrici pubblicate per la prima volta nel 1552 nella Cosmografia di Lione da Guèroult & Balthazar Arnoullet (1517-1556), nel Premier livre des figure set pourtraitz des villes plus illustre set renommées d’Europe, contenente 9 immagini urbane, perlopiù copiate dalla Cosmographia di Sebastian Muenster.
“La veduta è inserita ne La Cosmographie Universelle de tout le monde con chiaro riferimento alla Cosmographia del Munster. L'opera fu pubblicata in due volumi. Solo 49 delle 163 incisioni che compaiono nei due volumi sono tratti dalla Cosmographia del Munster. Gli editori Chesneau e Sonnius fecero uso anche di materiale da poco apparso sul mercato librario" (V. Valerio, Piante e vedute di Napoli, p. 56).
“La cosiddetta Veduta della Catena, è la prima rappresentazione conosciuta di una intera città, risultato non di una proiezione fantasiosa, ma di una costruzione che, basata sull’osservazione diretta dal vero, si avvale anche della prospettiva. Questa grande silografia, come ha dimostrato Hülsen, deriva dall’opera originale a bulino, su sei lastre di rame, attribuita a Francesco Rosselli, di cui oggi è conservato solo un frammento, raffigurante la campagna in direzione di Fiesole. La copia silografica, attribuita già da Kristeller a Luca Antonio degli Uberti è conservata presso il Gabinetto delle Stampe di Berlino. La silografia con ogni probabilità è stata realizzata nella prima decade del XVI secolo a Venezia, come indicato dal tratteggio a linee parallele nelle zone d’ombra, che si utilizza solo nella prima decade del sec. XVI. Rispetto al modello fiorentino, Lucantonio degli Uberti introduce due elementi innovativi: la figura dell’artista disegnatore, in basso a destra, e il motivo decorativo della catena, chiusa in alto a sinistra da un lucchetto – di qui la denominazione Veduta della Catena - per cui sono state fornite diverse interpretazioni. Il punto di osservazione principale è da sud-ovest, in corrispondenza del campanile della chiesa di Monte Oliveto, ed è stato rialzato per dare maggiore leggibilità alle emergenze architettoniche e al tessuto urbano. Nella veduta l’asse centrale verticale viene fatto coincidere con l’asse della cupola di Santa Maria del Fiore che, simbolo religioso e civile della città, diventa così elemento principale e punto costante di riferimento nella rappresentazione della città stessa. La veduta crea un campo spaziale continuo che non solo mostra gli edifici, ma anche gli spazi aperti, le piazze e anche il corso delle strade di recente realizzazione, e non ancora chiuse dagli edifici che saranno costruiti lungo i loro lati. I monumenti della città sono quindi disposti nella pianta in modo da riflettere le reali relazioni tra di loro. Fuori dalle mura della città, l’immagine restituisce le principali caratteristiche del paesaggio naturale: vista da sud-est, la pianta mostra la città delimitata a nord dalla parete naturale degli Appenini; la valle del Mugnone, attraverso la quale passa la strada che collega la città a Bologna, crea una spettacolare apertura tra le montagne nell’angolo superiore a sinistra. Fiesole e S. Domenico sono rappresentate con un gruppo di edifici sormontati dal toponimo. Il convento di S. Miniato e di S. Francesco segnano le vette che dominano la città da sud. L’Arno attraversa diagonalmente l’immagine tagliando la città in due parti. Dunque, la rappresentazione del paesaggio non è né evocativo né poetico. Questa rappresentazione senza soluzione di continuità tra la città, fulcro dell’immagine, e il paesaggio, risponde sia alla realtà politica, in quanto i territori rappresentati appartengono di fatto allo Stato fiorentino, sia ad un’ambizione pittorica: sia la città che il paesaggio circostante sono concepiti come uno spazio topografico unitario. La veduta riporta il titolo FIORENZA, variante poetica del toponimo che, come sottolinea David Friedman, fa allusione ai concetti di “fiore” e di “fioritura” e viene usata con intento celebrativo, collegata ai concetti di pace e prosperità” (cfr. Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, pp. 2148-2149)
Silografia, in ottime condizioni.
Francois de BELLEFOREST (1530 - 1583)
Poeta, storico ed editore di Gascony. La Cosmographie Universelle, 1575 (edizione francese della Cosmographia di Muenster).
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Francois de BELLEFOREST (1530 - 1583)
Poeta, storico ed editore di Gascony. La Cosmographie Universelle, 1575 (edizione francese della Cosmographia di Muenster).
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