Fori Iulii, Vulgo Friuli Typus

Riferimento: S42885
Autore Abraham ORTELIUS
Anno: 1570 ca.
Zona: Friuli
Luogo di Stampa: Anversa
Misure: 245 x 190 mm
250,00 €

Riferimento: S42885
Autore Abraham ORTELIUS
Anno: 1570 ca.
Zona: Friuli
Luogo di Stampa: Anversa
Misure: 245 x 190 mm
250,00 €

Descrizione

Carta geografica tratta dal Theatrum Orbis Terrarum, edizione francese. Originariamente la carta del Friuli compare in un foglio con il lago di Como - che deriva da quella di Paolo Giovio - e con la mappa del Lazio.
Dal punto di vista cartografico si tratta di una derivazione della carta di Giovanni Andrea Vavassore, che rappresenta la più antica carta a stampa dell’area. Non è certa, come afferma parte della letteratura, la sua diretta derivazione dal manoscritto realizzato dal pittore udinese Giovanni Antonio Cortona, databile a prima del 1554. L’opera del Guadagnino, infatti, si mostra più accurata nella rappresentazione del rilievo montano, oltre ad un’evidente scrupolosità nella fitta riproduzione dei bacini dei tre fiumi maggiori, l’Isonzo, il Tagliamento e il Livenza. Le differenze maggiori con il modello del Cortona riguardano la toponomastica, infatti il Vavassore riporta solo i grandi centri abitati, castelli, abbazie, santuari e punti strategici di chiaraimportanza militare ed economica.

Carta tratta dal Theatrum Orbis Terrarum e che è considerato il primo vero “atlante” moderno. L’opera fu pubblicata in 7 lingue e 36 edizioni, per il quale – nel 1570 - Ortelius ottenne il privilegio, ovvero una sorta di diritto d'autore che impediva ad altri cartografi di pubblicare i propri lavori. Il Theatrum rappresentava il lavoro più avanzato del lavoro della descrizione cartografica. L’Ortelius vi raccolse il sapere geografico e cartografico del suo tempo, proponendo in 147 spettacolari tavole incise l’immagine più fedele del mondo allora conosciuto e, in alcune straordinarie “carte storiche”, regioni e itinerari tratti dalla letteratura, dalla mitologia, dalla tradizione. Ortelius fu anche il primo a citare le fonti, menzionando i nomi dei cartografi nel “catalogus auctorum”. Dal 1598 al 1612 le edizioni postume del Theatrum furono realizzate dal suo collaboratore Johannes Baptiste Vrients.

“Questa piccola carta del Friuli è inserita nella prima edizione del noto Thea/trum / Orbis/Terrarum di Abraham Oertel (Abrahamus Ortelius, da cui la comune denominazione italiana di Ortelio), apparsa ad Anversa nel 1570, nella quale costituisce la metà inferiore della facciata destra della tavola 35. Qui riproduciamo l'esemplare che abbiamo tratto dall'edizione del 1575, che si conserva presso la Biblioteca Generale dell'Università di Trieste (A.N. 2), оссupando la stessa posizione, però nell'ambito della tavola 46. Le due rappresentazioni sono identiche. Si tratta di una stampa da incisione in rame, delimitata da un rigo nero ed arricchita da una fascia ornata: essa misura mm 178x277. Nel cartiglio è riportato il titolo "FORI IV LII, VVL=/GO FRIV=/LI TYPVS.". Immediatamente sotto, nell'angolo a sinistra, c'è la dichiarazione del privilegio. L'orientazione non è indicata, ma è quella consueta. La scala, che è segnata in basso al centro, sopra il rigo marginale, è divisa in sette parti (= mm 64).

Anche questa è una rappresentazione molto nota e molto citata, ma il solo ad averla accuratamente esaminata e studiata è stato il Cucagna.

Abbiamo già ricordato come questa carta appartenga al filone che, per comodità, potremmo chiamare vavassoriano, ma che, tuttavia, vada ricondotta ad un modello più antico, che ci rimane ignoto. Ne dà chiara prova il suo stesso contenuto, perché se lo scheletro è uguale alla rappresentazione del La vera descritione Del Friuli di Giovanni Andrea Vavassori, non è difficile cogliere, rispetto ad essa delle notevoli divergenze nella nomenclatura e qualche novità nelle legende. "Queste divergenze - dice il Cucagna - sono di per sé già significative perché o si spiegano attribuendo all'Ortelio una discreta conoscenza della regione rappresentata e la capacità di cambiare la grafia di qualche toponimo, senza incorrere in errori; oppure possono già far sospettare che l'Ortelio non abbia avuto sott'occhio proprio la stampa del Vavassori". La documentazione più importante in questo senso deriva dall'esame delle numerose legende nuove, da quelle, cioè, che non sono semplice traduzione latina di quelle vavassoriane. Ne citiamo qualcuna: Hic argenti viui fodin[a]e sunt indica le miniere di mercurio di Idria; Belforte vel Duino piccolo aggiunge l'indicazione del castello eretto dai Veneziani già nel 1234; Auensonio hic terminus est ditionis Venetoru[m] et Ducum Austri[a]e, segnala, in modo errato, il confine tra i possessi veneti e quelli arciducali, (infatti questo non passava per Venzone, ma per Pontebba); Grado oppidu[m] & insula. hic S. Marci sedes eburnea religiose custoditur, fa forse erroneo riferimento alla supposta cattedra alessandrina di S. Marco, dono dell'imperatore Eraclio al Patriarca Primigerio, la quale era di marmo e non d'avorio: va ricordato, però, che un'altra sedia con rivestimento eburneo esisteva in passato nel Duomo di Grado, come di recente ha sostenuto il Tavano, supponendo che alcune parti di essa si trovino a Milano. In effetti, crediamo anche noi con il Cucagna che questi esempi possano essere "più che sufficienti per escludere che all'Ortelio si possa attribuire la paternità di questo rifacimento del modello vavassoriano. Se lo facessimo, dovremmo anche riconoscergli una buona conoscenza, sia geografica che storica, della regione friulana, in pieno contrasto con quanto ci prova il suo stesso Theatrum là dove sono accolte, senza correzioni, le brutte rappresentazioni del Friuli contenute in alcune carte del Lazius. Né d'altronde è possibile conciliare l'ipotesi di un Ortelio, buon conoscitore del Friuli e rifacitore della stampa vavassoriana, con l'inclusione nel Theatrum, a cominciare dall'Additamentum del 1573, della Fori Iulii accurata descriptio, cioè di un'altra e ben diversa rappresenta- zione cartografica della regione. È invece evidente, dall'esame di tutte le carte del Theatrum in cui il Friuli è rappresentato interamente o parzialmente, che l'Ortelio, anche per questa regione, non fu in grado di uniformare i suoi prodotti cartografici e che, anche in questo caso, il suo ruolo fu quello di riproduttore fedele di stampe cartografiche preesistenti. Quindi la presente cartina del Friuli è assai preziosa, perché ci rivela una scomparsa variante del modello che potremmo chiamare vavassoriano".

Non siamo invece altrettanto sicuri di poter seguire le argomentazioni del nostro Maestro, intese a negare l'attribuzione del modello (già proposta da Giovanni Marinelli) a Gregorio Amaseo. In proposito ci resta un dubbio che riteniamo legittimo. Se è vero, infatti, che la citazione dell'Amaseo fatta dall'Ortelio non è originale, ma deriva dalla Descrittione di tutta l'Italia di Leandro Alberti apparsa nel 1550, (scrive, cioè, Fori Iulij Tabulam descripsit; quam ab Auctore se habuisse, inquit Leander in sua Italia); se è vero, ancora, che le citate nuove legende sono anche presenti nell'opera del frate bolognese, tuttavia, a nostro avviso, queste constatazioni non escludono la possibilità che, nell'Alberti stesso, le informazioni riferite e tanto coincidenti siano derivate dalla consultazione del disegno dell'Amaseo.” (Lago, Rossit "Theatrum Fori Iulii" vol. 1, p.139)

Incisione in rame, eccellente coloritura coeva, in ottimo stato di conservazione.

 

Bibliografia:

Lago, Rossit "Theatrum Fori Iulii" vol. 1, p. 139, Tav. XLVIII; M. Van den Broecke "Ortelius Atlas Maps" (2011), n. 129.

 

Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)

Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.

Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)

Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.