Filius Niobes... (Niobide che sale su una roccia)
Riferimento: | S29694 |
Autore | Giovanni Battista de’ CAVALIERI |
Anno: | 1584 ca. |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 135 x 220 mm |
Riferimento: | S29694 |
Autore | Giovanni Battista de’ CAVALIERI |
Anno: | 1584 ca. |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 135 x 220 mm |
Descrizione
primi mesi del 1583 nella vigna appartenuta a Gabriele e Tomaso Tommasini, posta a breve distanza da San Giovanni in Laterano, a Roma, furono rinvenute tredici sculture, in massima parte ancora in un invidiabile stato di conservazione. La scoperta, di per sé già sensazionale considerato il numero dei marmi rinvenuti, apparve a tutti ancora più singolare dal momento che la quasi totalità delle statue componeva un grandioso gruppo che illustrava una delle storie più tragiche del mito antico: l’uccisione dei figli di Niobe. Questa donna, moglie di Amphione re di Tebe, aveva, infatti, insultato Latona, dichiarando di essere una madre migliore di lei. Questo atto di tracotanza (hybris in greco) fu duramente punito dalla dea che inviò i figli Apollo e Artemide a uccidere i sette figli maschi e le sette figlie femmine dell’insolente donna. Niobe, straziata dal dolore, anche se trasformata in pietra, non cessò di piangere e le sue lacrime si mutarono in una fonte perenne. Questo collegamento fra la figura della madre e l’acqua fu, probabilmente, la ragione che consacrò la fortuna di questo gruppo come decorazione ideale di ninfei monumentali. Anche per i Niobidi fiorentini, come per il gruppo che ornava il Ninfeo-Stadio di Villa Adriana o quello degli Horti Sallustiani, è molto probabile l’originaria sistemazione in una fontana ad emiciclo eretta nell’area degli antichi Horti Lamiani, i cui resti vennero in luce negli sterri ottocenteschi dell’Esquilino in prossimità dell’attuale Piazza Vittorio Emanuele. Il gruppo fiorentino avrebbe, quindi, fatto parte della decorazione di un ninfeo inserito in uno dei vasti parchi di proprietà imperiale che cingevano ad occidente il centro di Roma e nel quale le statue sarebbero state disposte seguendo il profilo della struttura, con il gruppo di Niobe e la figlia minore posto al centro.
Opera tratta dall’Antiquarum statuarum urbis Romae…Io. Baptista de Cavalleris authore, la prima raccolta sistematica di illustrazioni di sculture antiche conservate nelle collezioni romane, che si deve all’opera dell’incisore e disegnatore Giovanni Battista Cavalieri (1525 circa - 1601) nella seconda metà del XVI secolo.
Il repertorio, punto di riferimento per gli studi antiquari, conobbe grande diffusione e contribuì ad orientare l'interesse degli studiosi dell'epoca verso la statuaria antica.
Il numero delle tavole, circa 50 nelle prime edizioni (databili circa al 1561/62) venne ampliato successivamente; prima del 1584 furono pubblicati i libri I e II con 100 incisioni numerate di sculture, organizzate per collezioni di appartenenza. Nel 1594 videro la luce il III e IV volume dell’opera, in cui comparvero altre 100 nuove tavole, stavolta ordinate in base all’iconografia dei soggetti. Le sculture sono raffigurate su sfondi neutri, privi di riferimenti architettonici.
L’opera, con il titolo Antiquarum statuarum Urbis Romae primus, senza data, venne dedicata prima a Ottone Truchsess von Walburg – prima in qualità di diacono di S. Maria in Trastevere (1561/62) e poi di cardinale di Albano (1562/70). In seguito, con il titolo Antiquarum statuarum Urbis Romae primus et secundus liber il frontespizio reca la dedica al cardinale Ludovico Madruzzo, ed è databile al 1584/85.
Nel 1594, con il titolo Antiquarum Statuarum Urbis Romae tertius et quartus liber, escono cento nuove tavole con dedica al cardinale G. Paluzzi degli Albertoni, del giugno 1593. Si tenga presente che, mentre nei primi due libri le statue erano pubblicate secondo le collezioni, nel terzo e quarto sono raggruppate per soggetto. La raccolta contiene, oltre alle incisioni di Giovanni Battista Cavalieri alcune tavole firmate da Cherubino Alberti, Orazio de Santis e altri famosi incisori dell’epoca.
Giovanni Battista de Cavalieri o Cavalleris fu incisore, stampatore e editore. Originario di Villa Lagarina, nei pressi di Trento, risulta attivo a Venezia (dal 1559) e a Roma, dove nel 1577 apri una bottega nel quartiere Parione. Risiedeva nel vicolo di Palazzo Savelli, con uno studio vicino all’abitazione. Divenne cognato del celebre editore Lorenzo Vaccari. Realizzo lastre per Antonio Salamanca, Antonio Lafreri e Bartolomeo Faleti. Iniziò a pubblicare le sue opere intorno al 1560, ma sempre in partnership con altri: nel 1567 con Perino Zecchini e nel 1576 con Lorenzo Vaccari. Nel 1577 assunse uno stampatore, Francesco Cornuti, pubblicando opere di suoi contemporanei, tra cui Francesco Salviati, Daniele da Volterra, Raffaello, Michelangelo, Polidoro da Caravaggio, Livio Agresti e Baccio Bandinelli.
Bulino, stampato su carta vergata coeva, in ottimo stato di conservazione.
Bibliografia
Thomas Ashby, Antiquae Statuae urbis Romae, in Papers of the British School at Rome, IX (1920), pp. 109-158; S. Weber, Artisti trentini ed artisti che operarono nel Trentino, Trento 1933, pp. 72 ss.
Giovanni Battista de’ CAVALIERI (1525-1601)
Incisore, stampatore ed editore, originario di Villa Lagarina, nei pressi di Trento. Attivo a Venezia dal 1559 e a Roma dal 1577, dove aprì una bottega nel quartiere Parione (successivamente affittata ad un cartolaio, Girolamo Agnelli). Risiedeva nel vicolo di Palazzo Savelli, con uno studio vicino all’abitazione. Divenne cognato di Lorenzo Vaccari. Realizzò lastre per Antonio Salamanca, Lafrery e Faleto. Iniziò a pubblicare le sue opere intorno al 1560, ma sempre in partnership con altri: nel 1567 con Perino Zecchini e nel 1576 con Lorenzo Vaccari. Nel 1577 assunse uno stampatore: Francesco Cornuti. Acquistò anche vecchie lastre, che re-incise. Pubblicò opere di suoi contemporanei, tra cui: Francesco Salviati, Daniele da Volterra, Raffaello, Michelangelo, Polidoro da Caravaggio, Livio Agresti e Baccio Bandelli. Realizzò anche copie di stampe antecedenti. I soggetti preferiti erano quelli devozionali, topografici, antichità, didattici e “popolari”. Pubblicò svariate raccolte monumentali di un certo rilievo: Pontificum Romanorum Effigies del 1580 e il Romanorum Imperatorum Effigies del 1583; l'Ecclesiae Anglicanae Trophea del 1584; Antiquarum Statuarum Urbis Romae, il cui primo libro è stato pubblicato prima del 1561/2.
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Giovanni Battista de’ CAVALIERI (1525-1601)
Incisore, stampatore ed editore, originario di Villa Lagarina, nei pressi di Trento. Attivo a Venezia dal 1559 e a Roma dal 1577, dove aprì una bottega nel quartiere Parione (successivamente affittata ad un cartolaio, Girolamo Agnelli). Risiedeva nel vicolo di Palazzo Savelli, con uno studio vicino all’abitazione. Divenne cognato di Lorenzo Vaccari. Realizzò lastre per Antonio Salamanca, Lafrery e Faleto. Iniziò a pubblicare le sue opere intorno al 1560, ma sempre in partnership con altri: nel 1567 con Perino Zecchini e nel 1576 con Lorenzo Vaccari. Nel 1577 assunse uno stampatore: Francesco Cornuti. Acquistò anche vecchie lastre, che re-incise. Pubblicò opere di suoi contemporanei, tra cui: Francesco Salviati, Daniele da Volterra, Raffaello, Michelangelo, Polidoro da Caravaggio, Livio Agresti e Baccio Bandelli. Realizzò anche copie di stampe antecedenti. I soggetti preferiti erano quelli devozionali, topografici, antichità, didattici e “popolari”. Pubblicò svariate raccolte monumentali di un certo rilievo: Pontificum Romanorum Effigies del 1580 e il Romanorum Imperatorum Effigies del 1583; l'Ecclesiae Anglicanae Trophea del 1584; Antiquarum Statuarum Urbis Romae, il cui primo libro è stato pubblicato prima del 1561/2.
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