Novitatem meam contemnunt, ego illorum ignaviam [Essi disprezzano la mia novità, io la loro timidezza]

Riferimento: S49965
Autore Giovan Battista PIRANESI
Anno: 1768
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 650 x 410 mm
500,00 €

Riferimento: S49965
Autore Giovan Battista PIRANESI
Anno: 1768
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 650 x 410 mm
500,00 €

Descrizione

Acquaforte, 1768 circa, firmata in lastra in basso a sinistra Cavaliere Piranesi inv. ed inc.

Tavola tratta dal raro Osservazioni di Gio. Battista Piranesi sopra la lettre de M. Mariette aux auteurs de la Gazette Littéraire de l'Europe, Inserita nel Supplemento dell'istessa Gazzetta stampata Dimanche 4 Novembre MDCCLIV. Parere su l'Architettura, con una Prefazione ad un nuovo Trattato della introduzione e del progresso delle belle arti in Europa ne' tempi antichi.

Nel 1764 il critico francese Mariette aveva attaccato le teorie di Piranesi espresse nel Della Magnificenza con un articolo sulla Gazette Littéraire de l'Europe. Rifiutando le pretese di originalità degli Etruschi in quanto coloni greci, Mariette riteneva che tutta l'arte romana derivasse da quella greca; essendo stata realizzata a Roma da schiavi greci, subì un declino. Il critico francese, riprendendo le opinioni sempre più dominanti di Winckelmann nel dibattito, affermava che lo stile greco disegnava “une belle et noble simplicité”.

La controreplica di Piranesi fu una pubblicazione del 1765 che comprendeva tre elementi distinti. Nelle Osservazioni... sopra la lettera di M. Mariette ripete le principali argomentazioni di Della Magnificenza, confutando Mariette praticamente frase per frase. Il secondo elemento di questa pubblicazione, il Parere su l'Architettura, è senza dubbio una delle sue opere più significative, soprattutto perché stabilisce per la prima volta una base teorica per le sue inclinazioni artistiche verso la complessità piuttosto che verso la semplicità attica. Si tratta di un dialogo socratico tra due architetti. Protopiro rappresenta la scuola “progressista” dei progettisti, impegnata nelle teorie funzionaliste di Laugier e negli ideali di austerità greca di Winckelmann. Didascalo esprime la critica di Piranesi ai limiti sterili di questi atteggiamenti e si schiera a favore della licenza creativa. Il testo delle Parere era originariamente illustrato solo da un paio di vignette, che mostrano forme inedite di composizione architettonica in cui si combinano motivi etruschi e romani e in cui tutte le regole del disegno vitruviano e palladiano vengono infrante con un gusto neomanieristico per il ribaltamento degli elementi convenzionali. Questo approccio, tuttavia, fu drammaticamente sviluppato e molto esasperato a scopo polemico in altre cinque tavole, aggiunte alle Parere in un momento successivo al 1768, dato che Piranesi fu in grado di iscrivere se stesso Calvaliere su di esse (Papa Clemente XIII aveva conferito a Piranesi l'Ordine dello Sperone d'Oro nell'ottobre del 1766, ma solo dopo l'emanazione del relativo breve pontificio, il 16 gennaio 1767, egli poté usare il titolo).

In queste ultime tavole le ultime tracce di forme convenzionali sono scomparse e motivi greci ed egizi si affollano insieme a ornamenti etruschi e romani. Varie citazioni di autori latini affermano la necessità di un approccio così radicale se si vuole che l'architettura progredisca; anticipando i suoi critici Piranesi cita Sallustio: Novitatem meam contemnunt, ego illorum ignaviam (Essi disprezzano la mia novità, io la loro timidezza).

Sebbene l'ultimo elemento della pubblicazione del 1765 fosse ambiziosamente intitolato Trattato della introduzione e del progresso delle belle arti in Europa ne' tempi antichi, in esso Piranesi si limita a ribadire la tesi dell'originalità dell'Italia rispetto alla Grecia. A titolo illustrativo aggiunge tre tavole che raffigurano la grande varietà di motivi inventati dagli Etruschi per le loro tombe a Chiusi e Corneto.

Magnifico esemplare, impresso su carta vergata coeva, leggera ossidazione, per il resto in ottimo stato di conservazione

Bibliografia

H. Focillon, Giovanni Battista Piranesi (1918), n. 982; Wilton-Ely n. 814.  

 

Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)

Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.

Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)

Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.