Tabula Moderna Poloniae Ungariae Boemiae Germaniae Russiae Lithuae
Riferimento: | S43050 |
Autore | Antonio SALAMANCA |
Anno: | 1548 |
Zona: | Europa centro-orientale |
Misure: | 525 x 400 mm |
Riferimento: | S43050 |
Autore | Antonio SALAMANCA |
Anno: | 1548 |
Zona: | Europa centro-orientale |
Misure: | 525 x 400 mm |
Descrizione
Rarissima versione romana della carta di Nicolò Cusano, stampata da Antonio Salamanca nel 1548.
Niccolò da Cusa, noto come Niccolò Cusano (ted. Nikolaus Chrypffs o Krebs von Cues) è autore di una carta dell’Europa centro-orientale, stampata ad Eichstätt nel 1491. L’opera del Cusano influenzò tutta la produzione cartografica italiana del XVI secolo. La sua prima vera derivazione a stampa è rappresentata dalla tavola inserita nell’edizione romana della Geographia del 1507, curata da Marco Beneventano, mentre la prima carta "sciolta" della regione si deve a Giovanni Andrea Vavassore, ed è databile al terzo decennio del secolo.
In alto, fuori dal margine graduato, è inciso il titolo: TABULA MODERNA POLONIAE UNGARIAE BOEMIAE GERMANIAE RUSSIAE LITHU[ANI]AE. Nell’angolo inferiore sinistro troviamo l’imprint editoriale: Ant. Sal. Excu. Al centro della carta, lungo il bordo inferiore e a destra del mare Adriatico, è impressa la data di stampa: 1548. Nel lato sinistro, fuori dal margine graduato, la divisione in climi e la durata del giorno alle diverse latitudini. Carta priva di orientazione e scala grafica. Graduazione ai margini di 10’ in 10’, da 44° 10’ a 56° 30’ di latitudine e da 24° a 58° di longitudine.
Acquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva con filigrana “scala nel cerchio con stella” (Woodward nn. 238-242, che viene riscontrata su mappe datate o databili tra il 1540 e il 1561) con margini, in ottimo stato di conservazione. Esemplare nel primo stato di due.
“La carta dell’Europa centrale edita dalla tipografia di Antonio Salamanca è basata sul modello di Niccolò Cusano. Si tratta, più verosimilmente, di una derivazione della mappa di Marco Beneventano Tabula Moderna Polonie Ungarie Boemie Germanie Russie Lithuanie edita sempre a Roma nel 1507 ed inserita nella Geographia di Tolomeo. Tuttavia, la carta del Salamanca mostra una migliore e più dettagliata descrizione dell’Europa orientale. Nella carta le informazioni sulla Polonia fornite da Bernhard Wapowski, già inserite nella carta del Beneventano si associano ai dati desunti dalla mappa della Sarmazia dello stesso Wapowski (1526). Il secondo stato della carta, privo dell’indirizzo di Salamanca, è conservato a Leida. Sebbene privo di dati editoriali, può essere ricondotto alla tipografia di Antonio Lafreri e datato dopo il 1562, anno della scomparsa del Salamanca e poco prima della fine del sodalizio tra i due editori” [cfr. S. Bifolco – F. Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo (2018), p. 886].
Antonio Salamanca, milanese, si stabilì a Roma prima del Sacco del 1527, abitando nel rione di Parione. Stampatore, editore, mercante e anche incisore, anche se di pochissime tavole, tra cui la Pietà Vaticana (1547), firmata Antonius Salamanca quam potuti imitatus exsculpist. Nella sua produzione troviamo numerose stampe tratte da dipinti e disegni di Michelangelo e Raffaello. Salamanca aggiornava sempre il suo catalogo e stampava quello che il mercato al momento richiedeva. Ebbe anche il merito di aver ricercato, non solo per fini commerciali, i rami dispersi durante il Sacco di Roma, e di aver fatto ritoccare quelli deteriorati, salvando così opere importanti della tradizione calcografica italiana. La forte concorrenza nel campo calcografico e editoriale in quel periodo portò il Salamanca, nel 1553, ad associarsi ad Antonio Lafreri, concorrente giovane ed intraprendente che si trovava a Roma già dal 1544. Nel 1556 pubblicarono Historia de la compocicion del cuerpo humano di Joan de Valverde, con tavole incise dal Beatricetto. Nella società, la forza trainante era il Lafreri, infatti dopo il 1553 del Salamanca si conoscono poche stampe a suo nome. Il Salamanca morì nel 1562 e, gli subentrò nella società il figlio Francesco, ma per motivi a noi ignoti la società si sciolse dopo un solo anno. Francesco Salamanca, in seguito, vendette tutte le matrici al Lafreri.
Bibliografia
S. Bifolco – F. Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo (2018): pp. 886-887, tav. 322, I/II; Borroni Salvadori (1980): n. 69; Banfi (1947a): n. 5; Herrmann (1940): n. 7, tav. 12b; Karrow (1993): n. 23/1.8; Meurer (1983): n. 1b; Meurer (2001): p. 118, n. 1.4.2.a-b; Műller (1897): n. 14; Niewodmiczański (2002): vol. II, p. 19, n. K2/2; Száantai (1996): p. 707; Szathmáry (1987): n. 37; Tooley (1939): n. 248; Witcombe (2008): p. 105, n. 131.
Antonio SALAMANCA (Milano ?, 1478 – Roma, 1562)
Incisore, stampatore e libraio, di origine milanese, si stabilì a Roma prima del 1527 e fu attivo già dal 1519. La sua bottega si trovava all’interno del rione Parione, cuore del mercato libraio romano.
Salamanca ebbe il merito di riuscire ad aggiornare la sua produzione ed a stampare quello che il mercato richiedeva al momento, si trattasse di vedute e piante di città, statue antiche, ritratti di personaggi importanti e un numero considerevole di vedute romane. Questi lavoro vennero affidati sia a incisori noti per le loro riconosciute qualità artistiche, sia a nuove figure di giovani incisori.
Antonio Salamanca trovatosi a Roma durante il Sacco (1527), ricercaò con molta cura, non solo per fini mercantili, i rami dispersi, restaurando quelli deteriorati e curando la ristampa delle vecchie lastre, permettendo la sopravvivenza fino a noi di importanti opere della tradizione calcografica italiana.
I rami di sua proprietà erano passati nelle mani del suo concorrente Antonio Lafréy, già presente sul mercato libraio romano dal 1544, con il quale il Salamanca decise di associarsi nel 1553 dopo diversi anni di accesa rivalità. Presumibilmente i due, una volta in società, unirono tutti i loro rami e la loro raccolta di incisioni per la stampa e per la vendita, rimanendo ognuno proprietario delle proprie cose.
Nel 1566 Antonio Salamanca e Antonio Lafrèry pubblicarono “Historia de la compocicion del cuerpo humano” di Joan de Valverde, con tavole incise da Beatricetto, e nel 1560 il Planisfero doppio cuoriforme, opere che in alcune copie presenta il nome del Salamanca sostituito da Lafréry.
Del 1555 è una pianta di Roma “ Urbis Romae Descriptio” incisa da Jacob Bos, e pubblicata nelle stesso anno anche da Lafréry. La sua opera maggiore è costituita dalle numerose incisioni che aveva preparato per lo Speculum romanae magnificentiae, pubblicato da Lafrery nel 1575.
Salamanca morì verso la metà del 1562 e, secondo accordi stabiliti precedentemente, alla società subentrò il figlio Francesco, ma per ragioni ancora poco chiare essa venne sciolta dopo solo un anno e tutto il materiale fu venduto a Lafréry.
|
Antonio SALAMANCA (Milano ?, 1478 – Roma, 1562)
Incisore, stampatore e libraio, di origine milanese, si stabilì a Roma prima del 1527 e fu attivo già dal 1519. La sua bottega si trovava all’interno del rione Parione, cuore del mercato libraio romano.
Salamanca ebbe il merito di riuscire ad aggiornare la sua produzione ed a stampare quello che il mercato richiedeva al momento, si trattasse di vedute e piante di città, statue antiche, ritratti di personaggi importanti e un numero considerevole di vedute romane. Questi lavoro vennero affidati sia a incisori noti per le loro riconosciute qualità artistiche, sia a nuove figure di giovani incisori.
Antonio Salamanca trovatosi a Roma durante il Sacco (1527), ricercaò con molta cura, non solo per fini mercantili, i rami dispersi, restaurando quelli deteriorati e curando la ristampa delle vecchie lastre, permettendo la sopravvivenza fino a noi di importanti opere della tradizione calcografica italiana.
I rami di sua proprietà erano passati nelle mani del suo concorrente Antonio Lafréy, già presente sul mercato libraio romano dal 1544, con il quale il Salamanca decise di associarsi nel 1553 dopo diversi anni di accesa rivalità. Presumibilmente i due, una volta in società, unirono tutti i loro rami e la loro raccolta di incisioni per la stampa e per la vendita, rimanendo ognuno proprietario delle proprie cose.
Nel 1566 Antonio Salamanca e Antonio Lafrèry pubblicarono “Historia de la compocicion del cuerpo humano” di Joan de Valverde, con tavole incise da Beatricetto, e nel 1560 il Planisfero doppio cuoriforme, opere che in alcune copie presenta il nome del Salamanca sostituito da Lafréry.
Del 1555 è una pianta di Roma “ Urbis Romae Descriptio” incisa da Jacob Bos, e pubblicata nelle stesso anno anche da Lafréry. La sua opera maggiore è costituita dalle numerose incisioni che aveva preparato per lo Speculum romanae magnificentiae, pubblicato da Lafrery nel 1575.
Salamanca morì verso la metà del 1562 e, secondo accordi stabiliti precedentemente, alla società subentrò il figlio Francesco, ma per ragioni ancora poco chiare essa venne sciolta dopo solo un anno e tutto il materiale fu venduto a Lafréry.
|