Germaniae Veteris Typus
Riferimento: | S46089 |
Autore | Abraham ORTELIUS |
Anno: | 1587 ca. |
Zona: | Germania |
Luogo di Stampa: | Anversa |
Misure: | 460 x 360 mm |
Riferimento: | S46089 |
Autore | Abraham ORTELIUS |
Anno: | 1587 ca. |
Zona: | Germania |
Luogo di Stampa: | Anversa |
Misure: | 460 x 360 mm |
Descrizione
Splendida carta storico-geografica della Germania pubblicata nel Parergon di Abraham Ortelius.
Esemplare dalla rara edizione italiana del Theatrum Orbis Terrarum stampata ad Anversa da Jean Baptiste Vrients nel 1608 e quindi nel 1612.
In alto a sinistra il titolo: GERMANIAE | VETERIS | "typus. Seguito da: Ex conatibus geographicis | Abrah. Ortelij. Nel cartiglio in alto a destra il privilegio decennale: Cum Priuilegio | Imperiali, Regio, et | Belgico, ad decenn. | 1587. Nel cartiglio in basso a destra la dedica all’erudito calvinista Jacob Monau (lat. Jaconus Monavus): DN. IACOBO MONAVIO SILESIO | PATRICIO VRATISLAVIENSI, | VIRO ET ERVDITIONE ET HV:|MANITATE ORNATISSIMO, ABRA:|HAMVS ORTELIVS HOC MVTVÆ | AMICITIÆ MONVMENTVM LI:|BENS DONABAT DEDICABATQVE.
Jacob Monau (Breslau, 1546 – ivi, 1603), consigliere ducale di Liegnitz-Brieg del duca Gioacchino Federico di Brieg e uno dei più famosi studiosi del suo tempo. L'educazione universale, la modestia senza pretese, la profonda religiosità gli fecero conquistare il cuore dei suoi coetanei e degli studiosi, e i suoi legami con gli uomini più famosi di quasi tutta Europa lo resero il centro attorno al quale si muoveva la vita letteraria della Slesia dell'epoca.
In basso a sinistra, nel cartiglio, i luoghi di incerta localizzazione, su due colonne e, alla fine la precisazione che i luoghi sorti all’epoca di Carlo Magno non sono stati inclusi tra i nomi antichi e non sono stati riportati: “Locorum vocabula circa Caroli | Magni tempora prima nata,| inter vetusta non numero.| ea itaque nec in ipsa tabula | neque hîc seorsum nominare | visum fuit”.
Affascinate carta storico-geografica della Germania antica, con particolare riferimento alle divisioni tribali del periodo imperiale romano. Disegnata da Ortelius sulla base dei testi di Tacito, Cesare, Dionisio, Tolomeo, Svetonio, Eutropio, Seneca, Plinio e Strabone. La carta è ricca di dettagli di interesse antiquario, con l'elenco delle numerose tribù e insediamenti germanici. La maggior parte della regione è coperta dalla massiccia Selva Ercinia che originariamente collegava le famose foreste d'Europa, tra cui le Ardenne, la Foresta Nera, il massiccio del Giura, i Vosgi e la foresta di Teutoburgo.
Gran parte del testo sul verso della mappa fu utilizzato anche per l'opuscolo di Ortelius "Aurei Saeculi Imago", apparso nel 1596 come pubblicazione separata (di cui furono stampate 500 copie) che descrive caratteristiche e costumi dei Germani in epoca romana.
Esemplare nel suo secondo stato, che differisce dal primo solo per dettagli superficiali, come l'inclusione dei numeri dei gradi all'interno del bordo, anziché all'esterno, e la rietichettatura della Gallia in basso a sinistra. Bertius acquistò un certo numero di esemplari di questa mappa e la incluse nel suo storico atlante Theatrum Geographiæ Veteris del 1618.
Circa una decade dopo la pubblicazione del “moderno” Theatrum Orbis Terrarum, Ortelius rispose alle “preghiere di amici e studiosi di storia antica, sacra e profana” e compilò una serie di mappe di soggetto biblico e classico, quasi tutte disegnate da lui. Intitolò l’opera “Parergon theatri”, ovvero “aggiunta, appendice, del Theatrum”, ma al tempo stesso anche complementare al Theatrum: il Paregon theatri forniva per il mondo antico lo stesso materiale che Ortelius aveva fornito per il mondo moderno con il Theatrum: carte geografiche. Lo spirito del Parergon è tutto riassunto nel motto historiae oculus geographia riportato sul frontespizio: la geografia è l’occhio della storia. Le mappe del mondo antico avevano lo scopo di “rendere più chiari gli storici antichi e i poeti”. Le mappe del Paregon sono di tre tipologie: antiche regioni; carte letterarie e carte bibliche.
Come sottolinea Koeman “il Parergon deve essere considerato come lavoro personale di Ortelius. Per quest'opera, infatti, diversamente dal Theatrum, non copiò le mappe di altri cartografi, ma ne disegnò lui stesso di nuove ed originali. Riprese luoghi, regioni e territori delle civiltà classiche illustrandone e spiegandone la storia, una materia molto vicina al suo cuore. Le mappe e le lastre del Parergon devono essere valutate come le più importanti incisioni che rappresentano il diffuso interesse per la geografia classica nel XVI secolo”.
“Io credo, che ad ogni intendente l'historia antica sia assai manifesto, che questa regione si chiamasse Celtica; & Celti ò Celte li populi di lei fossero nominati; & principalmente da antichissimi scrittori Greci... Che il vocabolo Germania sia novello, & poco ha udito, dimostra Tacito; aggiungendo, che cotal nome fosse da loro stessi trovato” (p. xv). Nella Naturalis Historia Plinio ci fornisce alcune informazioni circa il Danubio, il quale nascendo in Germania alle pendici del monte Abnova (Abnoba per Tacito) scorre per molte miglia ed attraversa innumerevoli popolazioni, mentre dal punto in cui comincia a bagnare l'Illirico, dopo aver ricevuto acqua da circa 60 fiumi, viene chiamato Istro finendo la sua corsa nel Ponto (Mar Nero). Una vasta parte del territorio della Germania è occupato dalla foresta Ercinia, denominazione di una vasta terra montagnosa e boscosa, che si estendeva a nord del Danubio, dal Reno sino alla Dacia; la conoscenza di questi luoghi aumenterà proporzionatamente alla penetrazione delle truppe romane in quei territori. Lo stesso Plinio scrive "la Germania, del resto, dopo molti anni non è neppure stata esplorata nella sua totalità", mentre la descrizione che offre del delta del fiume Reno nel IV libro (IV. 101) della Naturalis Historia, è da considerarsi piuttosto attenta, lasciando intendere ricordi e conoscenze personali in quanto le descrizioni antiche si rivelano spesso discordanti. La carta della Germania antica racchiude un territorio certamente più vasto di quella attuale e che mediante il nome delle varie popolazioni indicano, seppure a grandi linee, le aree che diventeranno Ungheria, Boemia, Danimarca, Olanda, Austria. La dedica di Ortélio è a Giacomo Monavio, patrizio della Slesia: Dn. IACOBO MONAVIO SILESIO PATRICIO VRATISLAVIENSI, VIRO ET ERUDITIONE ET HUMANITATE ORNATISSIMO, ABRAHAMUS ORTELIUS HOC MUTUAE AMICITIAE MONUMENTUM LIBENS DONABAT DEDICABATQUE. Come in tutte le tavole di Ortelio, anche in questa una notevole cura è stata data al reticolo fluviale, che ha come attore principale il Danubio, dalla nascita nel monte Abnoba, così chiamato da Tacito e che indica la Foresta Nera, fino al confine tra la Dacia e la Pannonia inferiore, dove è indicato con il nome di Ister, nome che, come scrive Ortelio in una determinata zona, cambia nome: Catarrhactes Danubij qui hinc Orientem versus Ister vocatur. Sempre sul Danubio si trova Vindobona (Vienna) quae et Ala Flaviana, et Iuliobona, così chiamata da Tolomeo. L'altro grande fiume è ovviamente il Reno dalla sorgente alla foce. Nella carta si trova anche la Silva Hercynia (Selva Ercinia) molto nota a scrittori quali Tolomeo e Plinio e che indica zone di paura e mistero: «Sempre nelle regioni settentrionali la selva Ercinia con le sue querce di enormi dimensioni (lasciate intatte dallo scorrere del tempo e originate insieme con il mondo) è di gran lunga, per questa condizione quasi immortale, il fenomeno più stupefacente. Per non stare a menzionare altri fatti che non suonerebbero credibili, risulta effettivamente che le radici, arrivando a fare forza l'una contro l'altra e spingendosi indietro, sollevano delle colline; oppure, se il terreno non le segue spostandosi, s'incurvano fino all'altezza dei rami e formano degli archi a contrasto come portali spalancati, tanto da lasciare il passaggio a squadroni di cavalleria». (IV. Le coordinate geografiche sono Lat. Da 45° a 55° 30’ N e Long. Da 23° 30’ a 46°E” (cfr. Simonetta Conti in Associazione “Roberto Almagià”, Plinio, Guida e mito delle scoperte geografiche, Il Parergon di Ortelio, conoscenza geo-storica del mondo antico (2023), pp. 70-71, n. 12).
Esemplare con magnifica coloritura coeva, carta leggermente brunita, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Bibliografia
Cfr. L. Bagrow, A. Ortelli Catalogus Cartographorum; cfr. C. Koeman, Atlantes Neerlandici; Peter H. Meurer, Fontes Cartographici Orteliani; M. Van den Broecke, Ortelius Atlas Maps, n. 200 II/III; Van der Krogt, Koeman’s Atantes Neerlandici: 2000H:31b.
Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)
Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.
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Abraham ORTELIUS (1528 - 1598)
Abraham Ortel, più noto come Ortelius, nacque ad Anversa nel 1528, e qui avviò un’attività come commerciante di libri e “pittore di mappe”. Viaggiò molto, specialmente per recarsi alle gradi fiere librarie, stabilendo contatti professionali e amichevoli con altri cartografi europei dai quali derivò la sua collezione di mappe. Punto cruciale nella sua carriera fu il 1564, con la pubblicazione della Mappa del Mondo in otto fogli, di cui si conosce solo una copia. Nel 1570 pubblicò, in una stessa scala, la sua collezione di mappe sotto il titolo di Theatrum Orbis Terrarum, opera che di fatto costituì il primo esempio di atlante sistematico, sebbene il termine stesso verrà usato per la prima volta da Mercator venti anni più tardi. Il Theatrum, le cui mappe furono elegantemente incise per lo più da Frans Hogenberg, ottenne un successo immediato e conobbe ben 42 edizioni in varie lingue fino a quella definitiva del 1612, inclusa l’Appendix, pubblicata di tanto in tanto, con le ultime scoperte dell’epoca. Ortelius fu anche il primo a citare le sue fonti menzionando i nomi dei cartografi. Inoltre compilò una serie di mappe storiche col titolo Parergon Theatri. L’opera, contenente anche una riproduzione della Tabula Peutingeriana, edito per la prima volta nel 1579, fu pubblicata sia separatamente sia come parte integrante del Theatrum.
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