Il vero ritratto di tutta l'Alamagna
Riferimento: | 4805 |
Autore | Giacomo GASTALDI |
Anno: | 1552 |
Zona: | Germania |
Luogo di Stampa: | Venezia |
Misure: | 355 x 260 mm |
Riferimento: | 4805 |
Autore | Giacomo GASTALDI |
Anno: | 1552 |
Zona: | Germania |
Luogo di Stampa: | Venezia |
Misure: | 355 x 260 mm |
Descrizione
Incisione in rame, acquaforte e bulino, 1552, firmata e datata in lastra in mezzo a sinistra.
Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “Leone” (Woodward 37, indicata come tipica della tipografia di Giolito), con ampi margini, in perfetto stato di conservazione. Incisa da Enea Vico.
Rara ed importante mappa della Germania, nel suo primo stato. La mappa deriva dalla collaborazione tra il Gastaldi e Giolito de Ferrari, due piemontesi attivi a Venezia. Dal punto di vista cartografico, è basata sulla carta dell’area - andata perduta - di Heinrich Zell, realizzata nel 1549 o 1550. La sua forma trapezoidale, ricorda le carte della Geographia di Tolomeo, opera della quale Gastaldi realizzò una versione “tascabile” nel 1548. La mappa è assolutamente ricca di toponimi, ed influenzò tutta la cartografia del XVI secolo relativa alla zona, venendo più volte ristampata ed aggiornata.
Gabriel Giolito de Ferrari è uno dei più attivi e conosciuti stampatori veneziani del XVI secolo, e può essere considerato il miglior rappresentante di quel rinnovamento dei caratteri, nel senso di una maggiore leggerezza ed eleganza, che verso il 1540 si era diffuso nelle tipografie veneziane, soprattutto nelle stamperie nuove (quelle di F. Marcolini, M. Tramezzino, Comin da Trino, V. Valgrisi, G. Grifio). Giacomo Gastaldi ebbe il grande merito di utilizzare e diffondere nel campo della cartografia la tecnica dell’acquaforte, che consentiva all’incisore di realizzare disegni molto più precisi e nitidi, favorendone una lettura più agevole. Quasi tutti i cartografi antecedenti avevano, invece, usato la tecnica della xilografia, molto meno precisa. Enea Vico (Parma 1523 – Ferrara 1567), è antiquario, disegnatore, incisore e numismatico. Dopo aver acquisito una prima formazione letteraria e artistica in Parma, e forse conosciuto i principi del disegno alla scuola di Giulio Romano, Enea si trasferisce a Roma nel 1541. Nella città pontificia lavora per Tommaso Barlacchi, stampatore che compare al suo fianco come incisore in una serie di grottesche edite nel 1542. Nel clima classicheggiante ed erudito della città, il suo stile si affina sui modelli di Perin del Vaga e di Francesco Salviati, pur sempre interpretati secondo la lezione di Parmigianino. Lasciata Roma per Venezia, il Vico soggiorna a Firenze presso Cosimo I per poi stabilirsi a Venezia dove, a detta del Vasari, era andato nel 1557. Nel 1563 passa al servizio di Alfonso d’Este, a Ferrara, rimanendovi fino alla morte avvenuta il 17 agosto 1567.
Meraviglioso esemplare di questa influente mappa della Germania.
Bibliografia: a) Almagià (1948): pp. 26-7; Borroni Salvadori (1980): n. 276; Castellani (1876): n. 117; Christie’s Ln (2006): n. 62; Christie’s (2011): n. 55; De Vries (1981): n. 216; Gallo (1954): M, n. 28; Italiaanse kaartenmakers (1996): n. 42; Lafreri (2014): n. 24; Ruge (1904-16): III, n. 29.21 e IV, n. 90.40; Shirley (2004): I, n. 39; Sotheby’s (2005): n. 32; Wieder (1915): p. 6, n. 40; Hellwig (1983): n. 83; Herrmann (1940): p. 17; Karrow (1993): n. 30/70 & 84/5.4; Meurer (1984): n. 30; Meurer (2001): p. 245, n. 3.3.3; Mostra Bergamo (2016): n. 24; Szathmáry (1987): n. 38; Tooley (1939): n. 250 & 251.
Giacomo GASTALDI (1500 circa – 1565 circa)
Giacomo Gastaldi nacque, secondo il predicato che accompagna la sua firma nella carta della Spagna del 1544, a Villafranca Piemonte (odierna provincia di Torino), tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo. Sebbene annoverato tra i maggiori cartografi del Cinquecento, le vicende della sua vita sono ignote fino al 1539 quando il suo nome appare per la prima volta in una concessione di privilegio di stampa di un "lunario perpetuo", oggi perduto. All'inizio degli anni '40, doveva essere già noto negli ambienti dotti perché cominciò a lavorare a una serie di carte, dapprima pubblicate separatamente e poi confluite, nell'edizione italiana della Geografia di Tolomeo (Venezia 1548) aggiornata da S. Münster. Il volume comprendeva 60 carte, 26 delle quali erano le tolemaiche tradizionali e 34 le nuove realizzate dal Gastaldi. In breve tempo la sua fama di cartografo si diffuse in Italia e in Europa: divennè il cosmografo ufficiale della Repubblica Veneta. Il Consiglio dei Dieci , su incarico del quale aveva affrescato una sala del Palazzo ducale con le carte dell’Asia e dell’Africa, si riferiva a lui chiamandolo: Mastro Giacomo di Piemonte il nostro Cosmografo. Indiscusso permane il suo apporto alla cartografia italiana: nel 1561 stampò una carta dell’Italia, in cui per la prima volta il profilo delle coste è realizzato facendo riferimento a carte nautiche molto più precise di quelle dei secoli precedenti. Ebbe il grande merito di utilizzare e diffondere nel campo della cartografia la tecnica dell’acquaforte, che consentiva all’incisore di realizzare disegni molto più precisi e nitidi, consentendo una lettura più agevole di esse Quasi tutti i cartografi antecedenti avevano invece usato la tecnica della xilografia, molto meno precisa. Gli furono attribuite centonove carte geografiche, in cui rappresentò praticamente tutto il mondo. Considerato, a torto per lungo tempo un mero discepolo del Ramusio, mentre ad ambedue si deve l'uscita della geografia dal tolemaismo, Gastaldi venne riscoperto dalla geografia dopo l'Unità italiana. Alla fine del XIX secolo A.E. Nordenskjöld lo pose al vertice della cartografia europea cinquecentesca e cinquant'anni dopo l'Almagià, tuttora il suo maggiore studioso, ne ricostruì una valida biografia.
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Giacomo GASTALDI (1500 circa – 1565 circa)
Giacomo Gastaldi nacque, secondo il predicato che accompagna la sua firma nella carta della Spagna del 1544, a Villafranca Piemonte (odierna provincia di Torino), tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo. Sebbene annoverato tra i maggiori cartografi del Cinquecento, le vicende della sua vita sono ignote fino al 1539 quando il suo nome appare per la prima volta in una concessione di privilegio di stampa di un "lunario perpetuo", oggi perduto. All'inizio degli anni '40, doveva essere già noto negli ambienti dotti perché cominciò a lavorare a una serie di carte, dapprima pubblicate separatamente e poi confluite, nell'edizione italiana della Geografia di Tolomeo (Venezia 1548) aggiornata da S. Münster. Il volume comprendeva 60 carte, 26 delle quali erano le tolemaiche tradizionali e 34 le nuove realizzate dal Gastaldi. In breve tempo la sua fama di cartografo si diffuse in Italia e in Europa: divennè il cosmografo ufficiale della Repubblica Veneta. Il Consiglio dei Dieci , su incarico del quale aveva affrescato una sala del Palazzo ducale con le carte dell’Asia e dell’Africa, si riferiva a lui chiamandolo: Mastro Giacomo di Piemonte il nostro Cosmografo. Indiscusso permane il suo apporto alla cartografia italiana: nel 1561 stampò una carta dell’Italia, in cui per la prima volta il profilo delle coste è realizzato facendo riferimento a carte nautiche molto più precise di quelle dei secoli precedenti. Ebbe il grande merito di utilizzare e diffondere nel campo della cartografia la tecnica dell’acquaforte, che consentiva all’incisore di realizzare disegni molto più precisi e nitidi, consentendo una lettura più agevole di esse Quasi tutti i cartografi antecedenti avevano invece usato la tecnica della xilografia, molto meno precisa. Gli furono attribuite centonove carte geografiche, in cui rappresentò praticamente tutto il mondo. Considerato, a torto per lungo tempo un mero discepolo del Ramusio, mentre ad ambedue si deve l'uscita della geografia dal tolemaismo, Gastaldi venne riscoperto dalla geografia dopo l'Unità italiana. Alla fine del XIX secolo A.E. Nordenskjöld lo pose al vertice della cartografia europea cinquecentesca e cinquant'anni dopo l'Almagià, tuttora il suo maggiore studioso, ne ricostruì una valida biografia.
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