- RARITA' ASSOLUTA -
Acquaforte e bulino, firmata e datata in lastra: 1572 Marius MK [monogramma di Mario Cartaro sormontato dalla data 1572] Kartarus fecit [in calce al titolo, nella parte inferiore del cartiglio in basso a destra]
Carta priva di orientazione, scala grafica e graduazione ai margini. Unico stato conosciuto.
La presente tavola raffigura la Battaglia di Lepanto, la celebre battaglia navale del 1571 che si svolse di fronte a Lepanto, all’estremità occidentale del Golfo di Patrasso. Casus belli era stato l’attacco turco alla città di Famagosta, nel possedimento veneziano di Cipro, avvenuto l’anno precedente, il 22 agosto 1570. La vittoria cristiana contro le armate turche del 1571 ne fermò l’avanzata in Europa e verso Roma, segnando anche l’inizio della decadenza marittima ottomana. Vide coinvolte la flotta turca comandata da Mehmet Ali Pascià (un apostata di origini calabresi, convertitosi all’Islam) e quella della Lega Santa, creata il 20 maggio del 1571 da Papa Pio V: Stato Pontificio, Repubblica di Venezia, Repubblica di Genova, Ducato di Savoia, Granducato di Toscana, Ducato di Urbino, Ducato di Parma, Repubblica di Lucca, Ducato di Ferrara, Ducato di Mantova, Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e di Sicilia) e Ordine di Malta, al comando del ventiseienne Don Giovanni d’Austria, figlio naturale di Carlo V e fratellastro del regnante Filippo II.
In questa incisione, una legenda permette di individuare i due schieramenti navali: nel cartiglio in basso a sinistra, i “NOMI CHRISTIANI” con 31 riferimenti (in lettere maiuscole) a comandanti delle navi della Lega Santa o a nome delle navi; nel cartiglio in basso a destra i “NOMI TURCHESCHI” con 12 riferimenti (in numeri arabi) alle varie squadre delle navi ottomane e, nella sezione inferiore di quest’ultimo cartiglio, il titolo della carta e i dati editoriali.
La flotta cristiana era formata da circa 200 galere, di cui oltre la metà erano veneziane al comando del Capitano da Màr Sebastiano Venier, la flotta turca ne aveva circa 250. La prima linea della flotta cristiana era formata da galeazze mercantili veneziane (nell’incisione indicate come “galeaze” sul lato destro, sopra al cartiglio), trasformate per l’occasione, e in soli 100 giorni, in navi da guerra, impiegate per la prima volta proprio in questa battaglia, armate di cannoni non solo a prua, ma anche sui fianchi e a poppa, loro potenza di fuoco.
La vittoria della flotta cristiana fu piuttosto rapida, anche perché i veneziani attaccarono e affondarono la galeotta del comandante in capo di tutta la potenza turca, Alì Pascià, uccidendolo. La flotta ottomana fu quasi completamente distrutta, con grandi perdite umane e un gran numero di prigionieri. Dieci giorni dopo, la galera di Onfré Zustinian, messaggero di Sebastiano Venier, entrava a Venezia trascinando nell’acqua le bandiere turche: la città sembrava impazzita dalla gioia. Lo stesso succederà poi in tutta Europa.
Questo evento costituì un punto focale della storia europea sotto molteplici aspetti: politici, militari, religiosi e tecnologici. Solo poche battaglie sono state tanto celebrate e descritte come quella del 7 ottobre 1571, ed esercitò un poderoso effetto sui contemporanei, anche grazie al determinante contributo dato dagli artisti dell’epoca alla diffusione della sua rilevante e clamorosa importanza, in tempo quasi reale: fogli volanti nelle più diverse lingue diffusero in tutti i paesi d’Europa la notizia del grande avvenimento, sia con resoconti, sia con rappresentazioni di questa storica battaglia navale, ancor oggi considerata la più grande del Mediterraneo.
Diverse sono le interpretazioni del soggetto che si ebbero a Venezia (anche per gli enormi interessi economici della Serenissima coinvolti nell’evento), dovute a incisori, cartografi ed editori quali Nelli, Zenoi, Bertelli, Rota e Camocio, del quale sono conosciute più rappresentazioni differenti su questo tema.
A Roma (in cui erano prevalenti gli interessi religiosi della vittoria), fervente fu l’attività editoriale di Lafreri su tale evento, con la pubblicazione di numerose incisioni; dello stesso Cartaro, sono conosciute due versioni sul medesimo tema.
Opera di rarità grandissima, censita solo da Destombes e alla Biblioteca Nacional di Madrid.
Esemplare in eccellente stato di conservazione.