Chiesa di S. Caterina di Siena col' Monastero delle Monache di S. Domenico a Monte Magnanapoli Architettura d Gio. Battista

Riferimento: S29821
Autore Giovanni Battista FALDA
Anno: 1665 ca.
Zona: Santa Caterina da Siena
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 290 x 170 mm
130,00 €

Riferimento: S29821
Autore Giovanni Battista FALDA
Anno: 1665 ca.
Zona: Santa Caterina da Siena
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 290 x 170 mm
130,00 €

Descrizione

Bella veduta della chiesa di S. Caterina da Siena, a largo magnanapoli. La costruzione della chiesa avvenne tra il 1628 ed il 1641, per volontà di papa Urbano VIII, su progetto di Giovan Battista Soria.
È ben visibile la Torre delle Milizie che il Falda riporta come "fabricata da Bonifacio VII", perché all'inizio del XIII sec. fu acquistata da Papa Bonifacio VIII Caetani che ne fece un poderoso baluardo costruendovi accanto un palazzo-fortezza, per difendersi dai suoi acerrimi nemici i Colonna che lo minacciavano dai Santissimi Apostoli.

La veduta è anche un prezioso documento della Roma Sparita in quanto include il monastero delle monache domenicane demolito agli inizi del XX sec.

Esemplare di primo stato, avanti la numerazione, tratto da Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII.
Opera in tre volumi, edita da Giovanni Giacomo de Rossi tra il 1665 e il 1669, illustra le fabbriche realizzate o ampliate durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, mentre il III si riferisce alle chiese restaurate dal pontefice Clemente IX.

L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma, con i suoi palazzi, chiese e giardini, secondo un progetto unitario di espansione urbana, in sintonia con i criteri del colto e raffinato Fabio Chigi: il papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie dì stampe da Etienne Dupérac a Giacomo Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna.

Giovan Battista Falda ha contribuito, con la vasta serie di incisioni di vedute, a divulgare un'immagine della città di Roma legata alla magnificenza e munificenza dei Papi seicenteschi: città ricca di chiese, palazzi, giardini che si affiancavano ai resti del glorioso passato. L'incisore dedicò tutta la sua pur breve vita a creare, attraverso precise ed attente vedute prospettiche, piante e stampe su avvenimenti cittadini, canonizzazioni, ingressi di pontefici e reali stranieri, un grosso affresco unitario che celebrasse nel suo insieme la nuova grandezza raggiunta dalla Roma moderna, grazie soprattutto alla geniale e lungimirante opera di papa Alessandro VII Chigi (1655 - 1667).

Dopo la morte del Falda, verrà pubblicato, sempre dalla tipografia De Rossi, Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, di Alessandro Specchi, edito nel 1699 e naturale prosecuzione della raccolta.

Acquaforte, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione.

Giovanni Battista FALDA (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)

Nato a Valduggia (od. Provincia di Vercelli) all'età di 14 anni fu inviato a Roma ed affidato alle cure di uno zio che lo segnalò a G. L. Bernini. Ma fu l'incontro con lo stampatore G. G. De Rossi a segnare una svolta nella carriera artistica del Falda: infatti il suo talento venne indirizzato dall'editore all'arte dell'incisione. Nella bottega del De Rossi poté apprezzare anche l'opera di grandi incisori quali J. Callot, S. Della Bella e I. Silvestre.Terminato il suo tirocinio, venne benevolmente accolto alla corte papale, tanto che Alessandro VII gli affidò l'incarico di disegnare le fabbriche della residenza di Castel Gandolfo, ma di questa prima produzione non si conserva traccia. Nel 1665, Falda diede alle stampe per l'editore De Rossi il suo capolavoro: le tavole del primo libro del Nuovo Teatro delle fabbriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna sotto il felice pontificato di n. s. Alessandro VII, al quale seguirono, tra il 1665 e il '69, il secondo ed il terzo. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma: il Papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna: prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie di stampe da E. Dupérac a G. Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Con il Nuovo Teatro, come poi con le successive raccolte dedicate alle fontane e ai palazzi, Falda diventò il divulgatore di questi aspetti; le sue vedute incise, caratterizzate dall'attenzione sia alle regole prospettiche sia agli effetti scenografici, sfruttano abilmente il vigore della linea e la ricchezza del contrasto fra bianco e nero, in sintonia con i criteri spaziali dell'arte barocca. L'aspetto specificatamente divulgativo e commerciale delle vedute incise venne abilmente sfruttato dall'editore De Rossi che stabilì con il Falda un inscindibile ed efficace sodalizio, al quale si deve gran parte della produzione a stampa del secolo a Roma, con una fortuna paragonabile solo a quella che sarà tributata all'opera di G. B. Piranesi. Testimonianza dell'efficacia del binomio Falda-De Rossi è la grande diffusione che ebbe la notissima Pianta di Roma del 1676, in 12 fogli, che si può considerare una rappresentazione di Roma nel momento centrale del periodo barocco: le numerose edizioni successive della pianta (1697, 1705, 1730, 1756) di volta in volta aggiornate, resteranno un punto di riferimento fondamentale nell'ambito della cartografia romana, fino alla pianta della città curata da G.B. Nolli nel 1748. L'attività del Falda fu instancabile nonostante la brevità dell'arco di tempo in cui operò ( morì trentacinquenne per un tumore, a Roma, il 22 agosto 1678 e fu sepolto in S. Maria della Scala a Trastevere). Al termine della sua vita egli aveva inciso circa 300 lastre: molte di queste si conservano a Roma presso la Calcografia nazionale (Petrucci, 1953, nn. 1413-1416, 1418).

Giovanni Battista FALDA (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)

Nato a Valduggia (od. Provincia di Vercelli) all'età di 14 anni fu inviato a Roma ed affidato alle cure di uno zio che lo segnalò a G. L. Bernini. Ma fu l'incontro con lo stampatore G. G. De Rossi a segnare una svolta nella carriera artistica del Falda: infatti il suo talento venne indirizzato dall'editore all'arte dell'incisione. Nella bottega del De Rossi poté apprezzare anche l'opera di grandi incisori quali J. Callot, S. Della Bella e I. Silvestre.Terminato il suo tirocinio, venne benevolmente accolto alla corte papale, tanto che Alessandro VII gli affidò l'incarico di disegnare le fabbriche della residenza di Castel Gandolfo, ma di questa prima produzione non si conserva traccia. Nel 1665, Falda diede alle stampe per l'editore De Rossi il suo capolavoro: le tavole del primo libro del Nuovo Teatro delle fabbriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna sotto il felice pontificato di n. s. Alessandro VII, al quale seguirono, tra il 1665 e il '69, il secondo ed il terzo. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma: il Papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna: prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie di stampe da E. Dupérac a G. Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Con il Nuovo Teatro, come poi con le successive raccolte dedicate alle fontane e ai palazzi, Falda diventò il divulgatore di questi aspetti; le sue vedute incise, caratterizzate dall'attenzione sia alle regole prospettiche sia agli effetti scenografici, sfruttano abilmente il vigore della linea e la ricchezza del contrasto fra bianco e nero, in sintonia con i criteri spaziali dell'arte barocca. L'aspetto specificatamente divulgativo e commerciale delle vedute incise venne abilmente sfruttato dall'editore De Rossi che stabilì con il Falda un inscindibile ed efficace sodalizio, al quale si deve gran parte della produzione a stampa del secolo a Roma, con una fortuna paragonabile solo a quella che sarà tributata all'opera di G. B. Piranesi. Testimonianza dell'efficacia del binomio Falda-De Rossi è la grande diffusione che ebbe la notissima Pianta di Roma del 1676, in 12 fogli, che si può considerare una rappresentazione di Roma nel momento centrale del periodo barocco: le numerose edizioni successive della pianta (1697, 1705, 1730, 1756) di volta in volta aggiornate, resteranno un punto di riferimento fondamentale nell'ambito della cartografia romana, fino alla pianta della città curata da G.B. Nolli nel 1748. L'attività del Falda fu instancabile nonostante la brevità dell'arco di tempo in cui operò ( morì trentacinquenne per un tumore, a Roma, il 22 agosto 1678 e fu sepolto in S. Maria della Scala a Trastevere). Al termine della sua vita egli aveva inciso circa 300 lastre: molte di queste si conservano a Roma presso la Calcografia nazionale (Petrucci, 1953, nn. 1413-1416, 1418).