Regno di Napoli
Riferimento: | S37758 |
Autore | Gennaro BARTOLI |
Anno: | 1817 |
Zona: | Regno di Napoli |
Luogo di Stampa: | Napoli |
Misure: | 251 x 335 mm |
Riferimento: | S37758 |
Autore | Gennaro BARTOLI |
Anno: | 1817 |
Zona: | Regno di Napoli |
Luogo di Stampa: | Napoli |
Misure: | 251 x 335 mm |
Descrizione
Carta geografica della parte meridionale della penisola.
Cartiglio con titolo e creatura marina nella parte superiore destra.
Incisione in ottime condizioni.
Gennaro BARTOLI (Napoli 1770 - 1837 circa)
Gennaro Bartoli (Napoli, 28 febbraio 1770 - Napoli, secondo semestre del 1837) fu incisore della Stamperia Reale e dell’Officio Topografico, abile nella figura e nella topografia. Nella grande fucina di incisori sorta intorno all'Opera di Ercolano, dalla quale uscirono i principali artefici dell'incisione topografica napoletana, si formò la personalità artistica di Gennaro Bartoli. È certo che Gennaro Bartoli si formò nell'ambiente artistico napoletano sviluppatosi intorno alle prestigiose figure dei fratelli Hackert. Le prime notizie sulla sua attività risalgono al 1802 quando, nel mese di ottobre, fece domanda "di essere ammesso ad incidere i rami dell'opera di Ercolano". Il 15 maggio 1809 entrò come aspirante nel Burò topografico presso il quale fu nominato incisore di seconda classe, il 2 gennaio 1811. La sua abilità nell'incisione cartografica divenne nota al di fuori dell'istituto topografico ed a lui si rivolsero i responsabili del Gabinetto Letterario per la realizzazione dell'Atlante universale, primo moderno atlante geografico pubblicato a Napoli. Con la restaurazione borbonica passò nel Deposito generale della guerra e successivamente nell'Officio Topografico, ove fu nominato incisore di seconda classe col decreto del 22 gennaio 1817. Intanto il Bartoli aveva interamente inciso l'Atlante delle quindici provincie al di quà del Faro del regno delle Due Sicilie, ordinato dal Ministro dell'Interno a norma della legge 1º maggio 1816 sulla nuova circoscrizione amministrativa del Regno, incarico che gli fu probabilmente affidato per la buona prova fornita nel 1814 con l'incisione della "Provincia di Napoli divisa in distretti, e circondarj" a seguito di un analogo decreto sulle divisioni amministrative, del 4 maggio 1811. Il 13 maggio 1818 successe a Vincenzo Aloja (deceduto il 29 giugno 1817) nel ruolo di incisore di prima classe continuando a ritoccare i rami della carta del Regno in sei fogli. La mano fermissima e la grande abilità nell'incisione a puntasecca lo rendevano particolarmente idoneo all'incisione dello "scheletro" (strade, linea di costa, centri abitati, fiumi etc.). Nel 1832 risulta infermo mentre nel mese di luglio non figura nello "stato nominativo" degli impiegati dell'Officio. Solo il 30 marzo 1833 gli viene accordata la pensione con 400 ducati. A giudicare da un'ulteriore pratica di pensione, forse ai figli o alla vedova, datata 1838, si può ipotizzare che la sua morte sia avvenuta nel 1837, al più tardi, nel 1838 e va probabilmente messa in relazione all'epidemia di colera che colpì la città di Napoli negli anni 1836 e 1837. Leopoldo, uno dei suoi due figli, lavorò nell'Officio Topografico come ingegnere geografo. Tra le carte d'archivio si conserva una lettera di Gennaro, datata 30 settembre 1835 e indirizzata al direttore dell'Officio Topografico, nella quale l'incisore pensionato faceva presente la maggiore anzianità del figlio rispetto all'ingegnere Vincenzo de Simone, entrambi in lizza per il passaggio alla classe superiore.
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Gennaro BARTOLI (Napoli 1770 - 1837 circa)
Gennaro Bartoli (Napoli, 28 febbraio 1770 - Napoli, secondo semestre del 1837) fu incisore della Stamperia Reale e dell’Officio Topografico, abile nella figura e nella topografia. Nella grande fucina di incisori sorta intorno all'Opera di Ercolano, dalla quale uscirono i principali artefici dell'incisione topografica napoletana, si formò la personalità artistica di Gennaro Bartoli. È certo che Gennaro Bartoli si formò nell'ambiente artistico napoletano sviluppatosi intorno alle prestigiose figure dei fratelli Hackert. Le prime notizie sulla sua attività risalgono al 1802 quando, nel mese di ottobre, fece domanda "di essere ammesso ad incidere i rami dell'opera di Ercolano". Il 15 maggio 1809 entrò come aspirante nel Burò topografico presso il quale fu nominato incisore di seconda classe, il 2 gennaio 1811. La sua abilità nell'incisione cartografica divenne nota al di fuori dell'istituto topografico ed a lui si rivolsero i responsabili del Gabinetto Letterario per la realizzazione dell'Atlante universale, primo moderno atlante geografico pubblicato a Napoli. Con la restaurazione borbonica passò nel Deposito generale della guerra e successivamente nell'Officio Topografico, ove fu nominato incisore di seconda classe col decreto del 22 gennaio 1817. Intanto il Bartoli aveva interamente inciso l'Atlante delle quindici provincie al di quà del Faro del regno delle Due Sicilie, ordinato dal Ministro dell'Interno a norma della legge 1º maggio 1816 sulla nuova circoscrizione amministrativa del Regno, incarico che gli fu probabilmente affidato per la buona prova fornita nel 1814 con l'incisione della "Provincia di Napoli divisa in distretti, e circondarj" a seguito di un analogo decreto sulle divisioni amministrative, del 4 maggio 1811. Il 13 maggio 1818 successe a Vincenzo Aloja (deceduto il 29 giugno 1817) nel ruolo di incisore di prima classe continuando a ritoccare i rami della carta del Regno in sei fogli. La mano fermissima e la grande abilità nell'incisione a puntasecca lo rendevano particolarmente idoneo all'incisione dello "scheletro" (strade, linea di costa, centri abitati, fiumi etc.). Nel 1832 risulta infermo mentre nel mese di luglio non figura nello "stato nominativo" degli impiegati dell'Officio. Solo il 30 marzo 1833 gli viene accordata la pensione con 400 ducati. A giudicare da un'ulteriore pratica di pensione, forse ai figli o alla vedova, datata 1838, si può ipotizzare che la sua morte sia avvenuta nel 1837, al più tardi, nel 1838 e va probabilmente messa in relazione all'epidemia di colera che colpì la città di Napoli negli anni 1836 e 1837. Leopoldo, uno dei suoi due figli, lavorò nell'Officio Topografico come ingegnere geografo. Tra le carte d'archivio si conserva una lettera di Gennaro, datata 30 settembre 1835 e indirizzata al direttore dell'Officio Topografico, nella quale l'incisore pensionato faceva presente la maggiore anzianità del figlio rispetto all'ingegnere Vincenzo de Simone, entrambi in lizza per il passaggio alla classe superiore.
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