San Pietro
Riferimento: | S40240 |
Autore | Antonio LAFRERI |
Anno: | 1575 ca. |
Misure: | 475 x 335 mm |
Riferimento: | S40240 |
Autore | Antonio LAFRERI |
Anno: | 1575 ca. |
Misure: | 475 x 335 mm |
Descrizione
Sezione della cupola e della basilica di San Pietro.
Acquaforte, firmato sul lato a sinistra: «MICHAEL ANGELVS BONAROTA INVENIT STEPHANVS DV PERAC FECIT».
Esemplare nel primo stato di quattro, avanti l’indirizzo di Claudio Duchetti. Sono note tirature successive di Giovanni Orlandi ed Hendrick van Schoel. Opera parte dello "Speculum Romanae Magnificentiae”, descritta nel catalogo Lafreri al numero 198, come “Ortografia della parte di dentro del detto tempio di Mich. Ang.”.
Iscritto in alto, a sinistra e a destra: «ORTHOGRAPHIA PARTIS INTERIORIS TEMPLI DIVI PETRI IN VATICANO» [Ortografia della parte interna del tempio di San Pietro in Vaticano].
Iscritto al di sotto della scala di misura: «Canne 10».
La stampa mostra l’interno della cupola così come compare nel modello conservato presso la Fabbrica di San Pietro in Vaticano. La basilica è disegnata di lato poiché non esistono disegni di Michelangelo per la facciata. Le due cupole minori hanno un tratto tipico del Vignola ma in realtà riprendono sostanzialmente il disegno di Anonimo San Pietro, sezione e prospetto frontale del 1564 ca., conservato a Napoli, Biblioteca Nazionale, (Ms. XII, D.74, fol.22v). Secondo Federico Bellini «Le lanterne sono quasi certamente di Ligorio, che almeno sino al novembre 1565 ebbe in mano le sorti della fabbrica, e si ispirarono - con molta prudenza costruttiva – alla torre Borgia eretta da Bramante. Rimane tra l’altro assai dubbio che Michelangelo le avesse addirittura previste». A sua volta Frommel osserva che «Dupérac rappresenta la cupola michelangiolesca ma aggiunge le cupole secondarie disegnate da Vignola. Se il fronte del tempio rappresentato nelle incisioni è autentico, Michelangelo avrebbe sacrificato la cappella Paolina e la Sala Regia e avrebbe potuto collegare il palazzo solo con le parti retrostanti della basilica».
Lo “Speculum” ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri. Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori stranieri - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo "Speculum Romanae Magnificentiae". Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori.
Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “lupo che sorregge uno stemma in un cerchio con corona” (Woodward n. 223), con margini coevi aggiunti, in ottimo stato di conservazione.
Bibliografia
B. Rubach, Ant. Lafreri Formis Romae (2016), n. 367, I/IV; A. Alberti, L’indice di Antonio Lafrery (2010), n. A146; Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento (2016), n. VIII.12; C. Hülsen, 1921, p. 161, 94, B; J. S. Ackerman, 1968, p. 86; G. C. Argan - B. Contardi, 1990, p. 275; R. Lanciani, 1992, IV, p. 189; H. A. Millon - C. H. Smyth, 1994, pp. 663-64; F. Bellini, 2001, pp. 74-84; W. Lotz, 2004, p. 99; C. Marigliani, 2005, p. 109; C. Witcombe, 2008, pp. 328-29; A. Brodini, 2009, T. 75; M. Mussolin, 2009, p. 299; B. Barnes, 2010, p. 135; C. L. Frommel, 2011, p. 322.
Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)
Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.
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Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)
Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.
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