ANTIQVITATVM STVDIOSIS / EN VOBIS CANDIDISSIMI ANTIQVITATVM STVDIOSI CIRCI MAXIMI DESCRIPTIONEM...

Riferimento: S45024
Autore Bolognino ZALTIERI
Anno: 1565 ca.
Zona: Circo Massimo
Misure: 515 x 365 mm
1.200,00 €

Riferimento: S45024
Autore Bolognino ZALTIERI
Anno: 1565 ca.
Zona: Circo Massimo
Misure: 515 x 365 mm
1.200,00 €

Descrizione

Bulino, circa 1565/68, firmato in lastra in basso a destra Bolognini Zalterij Formis.

Iscritto in alto a sinistra: « ANTIQVITATVM STVDIOSIS / EN VOBIS CANDIDISSIMI ANTIQVITATVM STVDIOSI CIRCI MAXIMI DESCRIPTIONEM NON QVALEM PLANE / SCIOLI QVIDAM CAECVTIENTES AMOUSOTATOI KAI GELOIOTATOI FILARCAIOI IN SVIS ILLIS DE VRBE PRISCA / MENDACISSIMIS VNDECVMQVE VOLVMINIBVS EFFIGIATAM INVVLGARVNT SED QVALIS APELLAEA PYRRHI / LIGORII PICTORIS NEAPOLITANI MANV EX VETERVM ET CLASSICORVM AVCTORVM MONVMENTIS AD VNGVEM / REPRAESENTATA ET SVMMA CVM MICHAELIS TRAMEZINI CVRA ET IMPENSA EX AENEIS TABVLIS MIRIFICE / INCISIS FORMATA CVM HIS OMNIBVS COGNITIONE DIGNISSIMIS QVAE AD HVIVSCE REM ATTINET PVLCHE/(E)RRIME DEPICTIS AC NOMINATIM EX PRESSIS NVNC PRIMVM IN LVCEM PRODIT ATQVE ITA QVIDEM AB SOLV/TE VT EO NOMINE NIHIL AMPLIVS ADIICI AC DESIDERARI POSSIT. - QVARE SI CONTEMPLATI OTIOSE / HANC TABELLAM FVERITIS AT QVE VNVM QVOD QVE DILIGENTER CONSIDERAVERITIS DOCTISSIMAM ILLAM / CASSODORI AD FAVSTVM PRAEPOSITVM DE LVDIS CIRCENSIBVS EPISTVLAM AB IMPERITIS ANTIQVA/( A)RIIS MINIME INTELLECTAM AD HANC FRVGIFERVM ILLVM TERTVLLIANI DE SPECTACVLIS COMMENTA/(A)RIOLVM NEC NONSVB OBSCVROS DIONYSII ALICARNASSEI DE CIRCI CATAGRAPHE ET POMPA LOCOS: PRIMAM ITEM HORATII AD MECENATEM ODEN QVIN ETIAQM VETERVM NOMISMATVM ET LAPIDVM / MARMORVMQVE DE CIRCIS DIFFI CVLTATES NVLLO NEGOTIO INTELLI GETIS » [Agli studiosi delle antichità. - Illustri studiosi delle antichità, ecco a voi la riproduzione del Circo Massimo, non quale fu divulgata nei loro volumi sull’antica Urbe, mendaci ad ogni pagina, da alcuni saputelli completamente cecuzienti, assolutamente privi del culto delle Muse e ridicoli amanti di cose antiche, - ma quale è rappresentata con estrema precisione dalla apellea mano di Pirro Ligorio, pittore napoletano, che l’ha tratta dalle opere degli autori antichi e classici. Configurata dalle lastre di bronzo, mirabilmente incise per la somma cura e grande spesa di Michele Tramezzini, con quanto merita sia conosciuto in questo campo, con raffigurazioni splendide e accurate didascalie, ora per la prima volta è data alla luce e in modo tanto perfetto che nulla possa più essere aggiunto o desiderato. - Per cui se avrete contemplato questa tabella e se avrete considerato ogni dettaglio, comprenderete senza fatica la dottissima lettera di Cassiodoro a Fausto, Preposto ai ludi circensi, lettera per nulla compresa dagli inesperti antiquari, e comprenderete poi il fruttuoso breve commento circa gli spettacoli di Tertulliano, oltre che gli oscuri testi di Dionigi di Alicarnasso sulla descrizione e le parate del circo, e ancora la prima ode che Orazio dedicò a Mecenate, e infine le monete, le lapidi e i marmi degli antichi].

Esemplare nel primo stato di due, avanti l’inidirizzo di Donato Rascicotti (cfr. Rubach n. 294).

Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “cervo in uno scudo con croce” (cfr. Woodward n. 53, che la riscontra in una mappa di Zaltieri datata 1566), rifilata al rame e con margini coevi aggiunti, in ottimo stato di conservazione.

Si tratta della rarissima replica veneziana della ricostruzione fantastica del Circo Massimo, fatta incidere da Bolognino Zaltieri sul modello di Pirro Ligorio, inciso a Roma da Nicolas Beatrizet e pubblicato da Michele Tramezzini nel 1550.

“Il Circo Massimo situato in una lunga vallata, percorsa da un rivo d’acqua, tra i due colli Palatino e Aventino, dai fianchi discretamente scoscesi: così appariva il sito nel quale successivamente si sarebbe installato il Circo Massimo. Il luogo è di importanza vitale fin da epoca preistorica, legato come è al guado del Tevere presso l’isola Tiberina e a tutte le attività economiche ad esso connesse. Nell’incisione si vedono due obelischi, quello più alto è quello di Costanzo II, oggi campeggia in Piazza S. Giovanni in Laterano ed è il più alto degli obelischi di Roma misurando m 45,70, il più piccolo, di Augusto, è oggi collocato a Piazza del Popolo. Anche in questo caso la prima edizione si deve a Bolognini Zalterii, seguita dalla nostra per i tipi di Michele Tramezzino. L’incisione venne replicata da Ambrogio Brambilla per i tipi di Duchet nel 1581 da Paolo Graziano nel 1582, da Pietro de’ Nobili, da Giovanni Orlandi nel 1602 ed infine da H. van Schoel” (cfr. Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento).

Sebbene Marigliani – probabilmente seguendo Huelsen che la elenca come prima - indichi questa di Zaltieri come prototipo del soggetto, poi replicato a Roma da Tremezzini, sembra evidente il contrario, come dimostra il fatto che il nome del Tramezzini compare nell’iscrizione di questa incisione pubblicata da Zaltieri. Del resto, la tavola di Tramezzini godeva di un ferreo privilegio papale decennale, come indicato nella stessa stampa nell’iscrizione in alto a destra: “per ordine, sanzione e decreto di Giulio III, Pontefice Massimo, o libraio, stampatore, mercante, venditore al minuto di libri, chiunque tu sia, - queste tavole con l’illustrazione del Circo Massimo, edite da Michele Tramezino, a partire dall’edizione dell’anno 1550, mese di giugno, nell’anno terzo del medesimo felicissimo Pontificato, per un decennio, non siano stampate senza autorizzazione del medesimo Michele, né in alcun luogo, senza la di lui autorizzazione, siano messe in vendita. Sanzione // Chi si comporterà altrimenti, sia maledetto dal sovrascritto Michele, e, in nome della pena e della multa, sia tenuto a pagare cinquecento aurei” [traduzione dell’iscrizione latina].

Per quanto detto sul privilegio di 10 anni, la tiratura Zaltieri, quindi, sembrerebbe databile quantomeno a dopo il 1560; tuttavia una datazione a dopo il 1565 sembra più consona con l’attività dell’editore. La filigrana riscontrata su questo nostro esemplare – riscontrata da Woodward in una mappa dello Zaltieri datata 1566 – ci induce a datare la tavola a circa il 1565/68.

L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. 

Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla e altri ancora.

Questo marasma e intreccio di editori, incisori e mercanti, il proliferare di botteghe calcografiche ed artigiani ha contribuito a creare il mito dello Speculum Romanae Magnificentiae, la più antica e importante iconografia della città eterna. Il primo studioso che ha cercato di analizzare sistematicamente la produzione a stampa delle tipografie romane del XVI secolo è stato Christian Hülsen, con il suo Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri del 1921. In epoca più recente, molto importanti sono stati gli studi di Peter Parshall (2006) Alessia Alberti (2010), Birte Rubach e Clemente Marigliani (2016). Le nostre schede sono elaborazioni ispirate principalmente da queste quattro pubblicazioni, integrate da commenti e correzioni per quanto non ci convince e ci è noto.  

Opera rarissima.

Bibliografia

C. Hülsen, Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri (1921), n. 33/a; cfr. Peter Parshall, Antonio Lafreri's 'Speculum Romanae Magnificentiae, in “Print Quarterly”, 1 (2006); cfr. B. Rubach, Ant. Lafreri Formis Romae (2016), n. 294, I/II; cfr. A. Alberti, L’indice di Antonio Lafrery (2010), n. A118; cfr. Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento (2016), n. II.15; cfr, D. Woodward, Catalogue of watermarks in Italian printed maps 1540 – 1600 (1996).

 

Bolognino ZALTIERI(Attivo a Venezia nel 1566)

Bolognino ZALTIERI(Attivo a Venezia nel 1566)