CASTRVM PREATORIVM
Riferimento: | S45026 |
Autore | Bolognino ZALTIERI |
Anno: | 1565 ca. |
Zona: | Castro Pretorio |
Misure: | 520 x 325 mm |
Riferimento: | S45026 |
Autore | Bolognino ZALTIERI |
Anno: | 1565 ca. |
Zona: | Castro Pretorio |
Misure: | 520 x 325 mm |
Descrizione
Bulino, 1565/70 circa, firmato in basso a sinistra: Bolognini Zalterij Formis. Da un soggetto di Pirro Ligorio.
Iscritto in alto a destra: CASTRVM PREATORIVM. In alto a sinistra CASTRO PRAETORIANO.
Esemplare nel primo stato di due per Huelsen e Rubach, che descrivono una ristampa con data 1597 a cura di Donato Rascicotti.
Si tratta della rarissima replica veneziana – copia in controparte - della ricostruzione dei Castra Praetoria, fatta incidere da Bolognino Zaltieri sul modello di Pirro Ligorio, pubblicato a Roma da Michele Tramezzini nel 1553.
L’opera dello Zaltieri è probabilmente realizzata allo scadere del privilegio decennale sia della Serenissima che dello Stato Pontificio, concesso a Michele Tramezzini. La tavola, rarissima, viene descritta dal solo Huelsen.
Magnifica prova, ricca di toni impressa su carta vergata coeva con filigrana “pellegrino nel cerchio” (cfr. Woodward nn. 4-7), rifilata al rame e con margini coevi aggiunti, in ottimo stato di conservazione.
“Fu Pirro Ligorio dai reperti scavati nel 1553 ad accorgersi per primo che il recinto era il Castrum Praetorium, le caserme dell’imperatore Tiberio. I Pretoriani erano stati istituiti da Augusto come guardia permanente dell’imperatore. Tiberio concentrò le truppe in un unico accampamento stabile, edificando appunto i Castra Praetoria tra il 21 e il 23 d.C. nella parte nord-orientale della città. L’incisione venne inizialmente proposta per i tipi di Francesco e Michele Tramezzino (1553), successivamente per i tipi di Bolognini Zalterij attivo a Venezia dal 1558 al 1570, e, infine, da Claude Duchet su disegno di Ambrogio Brambilla (1581),” (cfr. Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento).
L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica.
Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla e altri ancora.
Questo marasma e intreccio di editori, incisori e mercanti, il proliferare di botteghe calcografiche ed artigiani ha contribuito a creare il mito dello Speculum Romanae Magnificentiae, la più antica e importante iconografia della città eterna. Il primo studioso che ha cercato di analizzare sistematicamente la produzione a stampa delle tipografie romane del XVI secolo è stato Christian Hülsen, con il suo Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri del 1921. In epoca più recente, molto importanti sono stati gli studi di Peter Parshall (2006) Alessia Alberti (2010), Birte Rubach e Clemente Marigliani (2016). Le nostre schede sono elaborazioni ispirate principalmente da queste quattro pubblicazioni, integrate da commenti e correzioni per quanto non ci convince e ci è noto.
Bibliografia
C. Hülsen, Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri (1921), n. 35/A; cfr. Peter Parshall, Antonio Lafreri's 'Speculum Romanae Magnificentiae, in “Print Quarterly”, 1 (2006); cfr. B. Rubach, Ant. Lafreri Formis Romae (2016), n. 296, I/II; cfr. A. Alberti, L’indice di Antonio Lafrery (2010), n. A 120, II/IV; cfr. Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento (2016), n. II.18; cfr, D. Woodward, Catalogue of watermarks in Italian printed maps 1540 – 1600 (1996).
Bolognino ZALTIERI(Attivo a Venezia nel 1566)
Bolognino ZALTIERI(Attivo a Venezia nel 1566)