CIRCI MAXIMI A[C]CVRATISSIMA DESCRIPTIO
Riferimento: | S45115 |
Autore | Claudio DUCHET (Duchetti) |
Anno: | 1581 |
Zona: | Circo Massimo |
Misure: | 530 x 375 mm |
Riferimento: | S45115 |
Autore | Claudio DUCHET (Duchetti) |
Anno: | 1581 |
Zona: | Circo Massimo |
Misure: | 530 x 375 mm |
Descrizione
Bulino, 1581, iscritto e firmato in alto al centro: CIRCI MAXIMI A[C]CVRATISSIMA DESCRIPTIO DILIGENTISSIME DELINEATA PER PYRRVM LIGORIVM PICTOREM NEAPOLITANVM EX VETERVM ET CLASSICORVM AVCTORVM MONVMENTIS AD VNGVEM REPRAESENTATA ET SVMMA CVM CLAVDII DVCHETI CVRA ET IMPENSA EX ÆNEIS TABVLIS MIRIFICE INCISIS FORMATA ROME ANNO DOMINI MDLXXXI [Descrizione accuratissima del Circo Massimo, delineata con somma cura da Pirro Ligorio pittore napoletano, ripresa dai documenti degli autori antichi e classici, rappresentata con ogni precisione, somma cura e grande spesa incisa su tavole di rame · A Roma, nell’anno 1581].
Ricostruzione del Circo Massimo fatta incidere da Claudio Duchetti a Ambrogio Brambilla, sul modello inciso da Nicolas Beatrizet e pubblicato da Michele Tramezzini.
Esemplare nel terzo stato di tre, con l’indirizzo di Hendrick van Schoel.
Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “ancora nel cerchio con stella” (cfr. Woodward n. 172), rifilata al rame ai lati, con margini in alto e in basso, in ottimo stato di conservazione.
“Il Circo Massimo situato in «una lunga vallata, percorsa da un rivo d’acqua, tra i due colli Palatino e Aventino, dai fianchi discretamente scoscesi: così appariva il sito nel quale successivamente si sarebbe installato il Circo Massimo. Il luogo è di importanza vitale fin da epoca preistorica, legato come è al guado del Tevere presso l’isola Tiberina e a tutte le attività economiche ad esso connesse. Nell’incisione si vedono due obelischi, quello più alto è quello di Costanzo II, oggi campeggia in Piazza S. Giovanni in Laterano ed è il più alto degli obelischi di Roma misurando m 45,70, il più piccolo, di Augusto, è oggi collocato a Piazza del Popolo. La prima costruzione del circo destinato alla corsa dei carri si deve, con molta probabilità, al primo re etrusco di Roma, Tarquinio Prisco. In età augustea, stando a Dionigi di Alicarnasso, lo stadio raggiungeva 621 metri di lunghezza. Dopo il devastante incendio di Roma del 64 d.C., lo stadio fu ricostruito da Nerone che lo ampliò portandone la capienza a 250.000 spettatori. Il circo subì un nuovo incendio sotto Domiziano e fu ricostruito da Traiano” (cfr. Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento).
L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica.
Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla e altri ancora.
Questo marasma e intreccio di editori, incisori e mercanti, il proliferare di botteghe calcografiche ed artigiani ha contribuito a creare il mito dello Speculum Romanae Magnificentiae, la più antica e importante iconografia della città eterna. Il primo studioso che ha cercato di analizzare sistematicamente la produzione a stampa delle tipografie romane del XVI secolo è stato Christian Hülsen, con il suo Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri del 1921. In epoca più recente, molto importanti sono stati gli studi di Peter Parshall (2006) Alessia Alberti (2010), Birte Rubach e Clemente Marigliani (2016). Le nostre schede sono elaborazioni ispirate principalmente da queste quattro pubblicazioni, integrate da commenti e correzioni per quanto non ci convince e ci è noto.
Si tratta di una delle tavole aggiunte allo Speculum da Claudio Duchetti. La divisione ereditaria della tipografia Lafreri assegnò il rame relativo al Circo Massimo al fratello Stefano, costringendo Claudio a far incidere una nuova lastra per il soggetto, probabilmente da Ambrogio Brambilla. Questo esemplare di terzo stato, che vede il nome dell’editore van Schoel inciso sopra il precedente di Giovanni Orlandi, è databile a circa il 1614, anno in cui il fiammingo acquistò la tipografia Orlandi.
Bibliografia
C. Hülsen, Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri (1921), n. 33/b; cfr. Peter Parshall, Antonio Lafreri's 'Speculum Romanae Magnificentiae, in “Print Quarterly”, 1 (2006); cfr. B. Rubach, Ant. Lafreri Formis Romae (2016), n. 294; cfr. A. Alberti, L’indice di Antonio Lafrery (2010), n. A118; cfr. Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento (2016), n. II.16/17; cfr, D. Woodward, Catalogue of watermarks in Italian printed maps 1540 – 1600 (1996).
Claudio DUCHET (Duchetti) (Attivo a Roma nella seconda metà del XVI sec.))
Claude Duchet (o Claudio Duchetti), editore, tipografo, incisore nacque ad Argelet, la madre era la sorella del famoso editore Antoine Lafrèry. Editore, stampatore e mercante di incisioni a Roma dal 1577, lavorò in società con il nipote Etienne. La loro importanza nel panorama dell'incisione italiana della fine del XVI secolo è legata alla sorte toccata alla grande bottega di Lafréry in via di Parione (oggi via del Governo Vecchio) a Roma, dopo la morte di quest'ultimo nel 1577. Non essendovi testamento né eredi diretti, l'ingente eredità passò ai Duchet quali parenti più prossimi. Il Duchetti morì a Roma il 9 dicembre del 1585, e i rami della bottega passarono prima a quella di Giovanni Orlandi, in piazza Pasquino, poi a H. Van Schoel, per confluire infine nella raccolta delle due case di stampa dei De' Rossi all'inizio del XVII secolo. Duchet ha il merito di aver inserito nel mercato nuove carte geografiche e piante di città alcune incise anche da lui. Le carte del Duchet solitamente erano firmate in lastra con la scritta ”Claudii Ducheti formis”, in altre con orgoglio le firmava “quondam Antonii Lafreiri nepos”.
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Claudio DUCHET (Duchetti) (Attivo a Roma nella seconda metà del XVI sec.))
Claude Duchet (o Claudio Duchetti), editore, tipografo, incisore nacque ad Argelet, la madre era la sorella del famoso editore Antoine Lafrèry. Editore, stampatore e mercante di incisioni a Roma dal 1577, lavorò in società con il nipote Etienne. La loro importanza nel panorama dell'incisione italiana della fine del XVI secolo è legata alla sorte toccata alla grande bottega di Lafréry in via di Parione (oggi via del Governo Vecchio) a Roma, dopo la morte di quest'ultimo nel 1577. Non essendovi testamento né eredi diretti, l'ingente eredità passò ai Duchet quali parenti più prossimi. Il Duchetti morì a Roma il 9 dicembre del 1585, e i rami della bottega passarono prima a quella di Giovanni Orlandi, in piazza Pasquino, poi a H. Van Schoel, per confluire infine nella raccolta delle due case di stampa dei De' Rossi all'inizio del XVII secolo. Duchet ha il merito di aver inserito nel mercato nuove carte geografiche e piante di città alcune incise anche da lui. Le carte del Duchet solitamente erano firmate in lastra con la scritta ”Claudii Ducheti formis”, in altre con orgoglio le firmava “quondam Antonii Lafreiri nepos”.
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