Aviario di Marco Terenzio Varrone a Cassino
Riferimento: | S45114 |
Autore | Claudio DUCHET (Duchetti) |
Anno: | 1581 |
Zona: | Aviario di Marco Terenzio Varrone |
Misure: | 365 x 485 mm |
Riferimento: | S45114 |
Autore | Claudio DUCHET (Duchetti) |
Anno: | 1581 |
Zona: | Aviario di Marco Terenzio Varrone |
Misure: | 365 x 485 mm |
Descrizione
Bulino, 1581, titolato, firmato e datato in lastra in basso al centro ROME CLAVDII DVCHETI FORMIS MDLXXXI / AMBROSIVS BRAM[BILLA] F[ECIT].
Riproduce l’uccelliera nella villa di Cassino di Marco Terenzio Varrone. Da un soggetto di Pirro già stampato dalla tipografia di Michele Tramezzino.
Si tratta della replica che Claudio Duchetti fa incidere ad Ambrogio Brambilla. Come sostiene Alessia Alberti, riferendosi all’originale di Tramezzino, “probabilmente la matrice non apparteneva a Lafrery dal momento che né risulta tra i beni ceduti da S. Duchet a P. Graziani, né doveva essere toccata a C. Duchet, che ne fece eseguire una copia da Ambrogio Brambilla nel 1581”.
Esemplare nel terzo stato di tre, con l’imprint Henricus Van Schoel excudit in basso a sinistra, inciso sopra a quello di Giovanni Orlandi. Tiratura databile al 1614 circa.
Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “ancora in un cerchio con stella” (cfr. Woodward nn. 171-172), con margini, tracce di colla all’angolo inferiore sinistro, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Titolo al centro: - ORNITHON SIVE AVIARIVM M. VARRONIS / PYRRO LIGORIO NEAP[OLITANO] INV[ENTVM].
“Pirro Logorio fu architetto, pittore, antiquario, studioso e scrittore d’arte che si appassionò all’archeologia mentre a Tivoli, durante i lavori alla villa estense commissionatagli dal cardinale Ippolito II d’Este, contemporaneamente dirigeva gli scavi di Villa Adriana. L’esperienza maturata a Tivoli gli fornì l’occasione per il trattato sulle Antichità di Roma, edito nel 1553. In questa stampa Ligorio mette in immagini l’uccelliera (in greco ornithon, in latino aviarium) che M.T. Varrone possedeva a Casinum (oggi Cassino) e che lui stesso descrive minutamente nel libro terzo del De Re Rustica (da cui la stampa riprende termini e misure). Varrone (116-27 a.C.) iniziò un nuovo costume nei confronti degli animali considerandoli, non più soltanto come destinati alla tavola, bensì come decoro di ville dove intrattenere i propri ospiti. La sua puntigliosa distinzione tra uccelliere in vista di profitto o, invece, di svago e di contemplazione, ha fatto pensare però che con le seconde egli voglia tratteggiare il suo ideale di vita civica e con le prime voglia invece fustigare la decadenza della vita pubblica negli ultimi decenni della Roma repubblicana. Nella stampa, dove dell’uccelliera piuttosto si notano le reti che nella villa cassinese di Varrone tenevano in cattività gli uccelli, Pirro Ligorio ha solo un interesse antiquario, documentario e archeologico” (cfr. Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento).
L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. La lastra figura nell'Indice del Lafreri al n. 140, descritta come Colonna di Traiano della parte di fuori, con la demostrazione della parte di dentro.
Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla e altri ancora.
Questo marasma e intreccio di editori, incisori e mercanti, il proliferare di botteghe calcografiche ed artigiani ha contribuito a creare il mito dello Speculum Romanae Magnificentiae, la più antica e importante iconografia della città eterna. Il primo studioso che ha cercato di analizzare sistematicamente la produzione a stampa delle tipografie romane del XVI secolo è stato Christian Hülsen, con il suo Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri del 1921. In epoca più recente, molto importanti sono stati gli studi di Peter Parshall (2006) Alessia Alberti (2010), Birte Rubach e Clemente Marigliani (2016). Le nostre schede sono elaborazioni ispirate principalmente da queste quattro pubblicazioni, integrate da commenti e correzioni per quanto non ci convince e ci è noto.
Si tratta di una delle tavole aggiunte allo Speculum da Claudio Duchetti.
Bibliografia
C. Hülsen, Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri (1921), n. 36/c; cfr. Peter Parshall, Antonio Lafreri's 'Speculum Romanae Magnificentiae, in “Print Quarterly”, 1 (2006); cfr. B. Rubach, Ant. Lafreri Formis Romae (2016), n. 297; cfr. A. Alberti, L’indice di Antonio Lafrery (2010), n. A.121; Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento (2016), n. II.36; cfr, D. Woodward, Catalogue of watermarks in Italian printed maps 1540 – 1600 (1996).
Claudio DUCHET (Duchetti) (Attivo a Roma nella seconda metà del XVI sec.))
Claude Duchet (o Claudio Duchetti), editore, tipografo, incisore nacque ad Argelet, la madre era la sorella del famoso editore Antoine Lafrèry. Editore, stampatore e mercante di incisioni a Roma dal 1577, lavorò in società con il nipote Etienne. La loro importanza nel panorama dell'incisione italiana della fine del XVI secolo è legata alla sorte toccata alla grande bottega di Lafréry in via di Parione (oggi via del Governo Vecchio) a Roma, dopo la morte di quest'ultimo nel 1577. Non essendovi testamento né eredi diretti, l'ingente eredità passò ai Duchet quali parenti più prossimi. Il Duchetti morì a Roma il 9 dicembre del 1585, e i rami della bottega passarono prima a quella di Giovanni Orlandi, in piazza Pasquino, poi a H. Van Schoel, per confluire infine nella raccolta delle due case di stampa dei De' Rossi all'inizio del XVII secolo. Duchet ha il merito di aver inserito nel mercato nuove carte geografiche e piante di città alcune incise anche da lui. Le carte del Duchet solitamente erano firmate in lastra con la scritta ”Claudii Ducheti formis”, in altre con orgoglio le firmava “quondam Antonii Lafreiri nepos”.
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Claudio DUCHET (Duchetti) (Attivo a Roma nella seconda metà del XVI sec.))
Claude Duchet (o Claudio Duchetti), editore, tipografo, incisore nacque ad Argelet, la madre era la sorella del famoso editore Antoine Lafrèry. Editore, stampatore e mercante di incisioni a Roma dal 1577, lavorò in società con il nipote Etienne. La loro importanza nel panorama dell'incisione italiana della fine del XVI secolo è legata alla sorte toccata alla grande bottega di Lafréry in via di Parione (oggi via del Governo Vecchio) a Roma, dopo la morte di quest'ultimo nel 1577. Non essendovi testamento né eredi diretti, l'ingente eredità passò ai Duchet quali parenti più prossimi. Il Duchetti morì a Roma il 9 dicembre del 1585, e i rami della bottega passarono prima a quella di Giovanni Orlandi, in piazza Pasquino, poi a H. Van Schoel, per confluire infine nella raccolta delle due case di stampa dei De' Rossi all'inizio del XVII secolo. Duchet ha il merito di aver inserito nel mercato nuove carte geografiche e piante di città alcune incise anche da lui. Le carte del Duchet solitamente erano firmate in lastra con la scritta ”Claudii Ducheti formis”, in altre con orgoglio le firmava “quondam Antonii Lafreiri nepos”.
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