Sarcofago di Costantina
Riferimento: | S32264 |
Autore | Antonio LAFRERI |
Anno: | 1553 |
Misure: | 422 x 280 mm |
Riferimento: | S32264 |
Autore | Antonio LAFRERI |
Anno: | 1553 |
Misure: | 422 x 280 mm |
Descrizione
Bulino, 1553, firmato e datato in lastra in basso.
Esemplare nel primo stato di quattro, con l'indirizzo di Lafreri e ante gli imprint di Paolo Graziani e Pietro de Nobili e della successiva edizione De Rossi.
Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, rfilata al rame ed applicata su antico supporto di collezione, leggere abrasioni in alto, per il resto in ottimo sttao di conservazione.
Iscritto in basso al centro: «ANTIQVI EX PORPHIRITE SARCOPHAGI IN BACCHI AD SECVNDVM AB VRBE VIA NOMENTANA LAPIDEM: ut rudius propter marmoris duritiem vel artificis negligentiam uel seculi sane barbariem tum in fronte et a tergo tum dextro ac sinistro latere totidem ac ijsdem figuris insculpti Ita sepulcri Constantiæ Constantini Magni filiæ fama quamquam incerta uulgo noti DEFORMATIO» [Disegno di un antico sarcofago in porfirite, con immagini bacchiche, al secondo lapide dall’Urbe sulla Via Nomentana: per la durezza del marmo, per l’incapacità dell’artista o per la barbarie del tempo, decorato con le stesse immagini in modo abbastanza rozzo sia sulla fronte sia sul retro, sia al lato destro e che a quello sinistro; popolarmente noto, anche se per fama incerta, come sepolcro di Costanza, figlia di Costantino Magno].
È rappresentato il sarcofago in porfido «di Costantina», figlia di Costantino, e risale al 340 d.C. Gli eruditi dell’epoca rinascimentale lo ritenevano dedicato a Bacco per le scene di vendemmia rappresentate sui quattro lati. Il rilievo si presta tuttavia a una doppia lettura: pagana, riferibile appunto al culto dionisiaco, e cristiana per la valenza simbolica del vino come sangue di Cristo. L’urna subì vari trasferimenti. Originariamente nel Mausoleo di Costanza, per tutto il Medioevo rimase nella chiesa di Santa Costanza. Nel 1467 fu traslocata a piazza San Marco «A di 14 d’Agosto venne nella piazza di san Marco quell’arca di porfido roscio ch’era sepoltura di santa Costanza», per poi approdare definitivamente nel 1790 in Vaticano. Oggi il sarcofago è esposto al Museo Pio Clementino.
Nel 1540 Antonio Lafreri, originario di Besançon trapiantato a Roma, ha iniziato la pubblicazione di mappe e altre immagini stampate che raffiguravano principali monumenti e delle antichità di Roma. Queste immagini erano legate al gusto per l'antichità classica che ha alimentato l'evento culturale che chiamiamo Rinascimento.
Dopo che il Lafreri pubblicò una pagina di titolo, verso il 1573, le collezioni di queste stampe assunsero il nome di " Speculum Romanae Magnificentiae".
Bibliografia
Hülsen 1921, Nr. 43; Corsi/Ragionieri 2004, S. 27, Nr. 15; Alberti n. 63, I/III; Rubach 105, I/IV; C. L. Witcombe, Print Publishing in Sixteenth-Century Rome, p. 140, 3.33.
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Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)
Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.
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Bibliografia
Hülsen 1921, Nr. 43; Corsi/Ragionieri 2004, S. 27, Nr. 15; Alberti n. 63, I/III; Rubach 105, I/IV; C. L. Witcombe, Print Publishing in Sixteenth-Century Rome, p. 140, 3.33.
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Antonio LAFRERI (Orgelet 1512 - Roma 1577)
Antoine de Lafrery, meglio conosciuto con la forma italianizzata del nome Antonio Lafreri (1512 - 1577), era nativo di Orgelet, come riporta la sua iscrizione sepolcrale, e si trasferì a Roma intorno al 1540, dove lavorò in qualità di mercante ed editore di stampe. La sua bottega in via di Parione per quasi mezzo secolo (1544 - 1577) fu il punto di riferimento per questo tipo di commercio. Lafreri si formò nell’officina di Antonio Salamanca, un milanese che si trasferì a Roma dopo il Sacco del 1527. Già nel 1544 iniziò a pubblicare a suo nome, come dimostrano due stampe: la Colonna Traiana e Il sacrificio di Abele, che recano la sottoscrizione Ant. Lafrerij sequani formis Romae 1544. Non è dimostrabile se sia stato anche incisore, come si potrebbe dedurre da un atto notarile del 23 dicembre 1580, che parla dell’eredità quondam Antonii Lafrerii incisoris e stampatoris in Urbe; in ogni caso, questa attività fu certamente di minore rilevanza in confronto a quella primaria di commerciante e stampatore. Non è un caso, infatti, che quasi tutte le stampe a lui riconducibili siano firmate Antonii Lafrerij formis, espressione che lo qualifica editore e proprietario dei rami, ma non anche incisore. Un avvenimento fondamentale nella carriera del Lafreri è la costituzione, nel 1553, di una società con Antonio Salamanca. È indubbio che Lafreri - dotato probabilmente di maggiore carisma e spirito imprenditoriale - esercitò sempre il ruolo di leader. Alla morte del Salamanca, nel 1562, subentrò il figlio Francesco, ma il sodalizio si sciolse l’anno seguente e i rami del Salamanca furono acquistati da Lafreri per la somma di circa 3.000 scudi. L’editore continuò ad incrementare il suo commercio producendo stampe di soggetto religioso, mitologico e di antichità, ma anche carte geografiche e libri illustrati. Nella bottega al Parione vi passarono i più importanti incisori del tempo: Mario Cartaro, Nicolas Beatrizet, Enea Vico ed altri. Aveva contatti anche con altri centri editoriali: Venezia - come provano sia le richieste di privilegio al Senato, sia la presenza di suoi rami in edizioni veneziane - ma anche Siena. La sua raccolta di carte geografiche, riunita con un frontespizio dal titolo Tavole moderne di geografia, veniva assemblata da o per il singolo cliente; pertanto, le raccolte di carte geografiche lafreriane risultano, per numero, formato e tipologia di stampe, sempre diverse tra loro. Lafreri morì il 20 luglio 1577 e fu tumulato nella chiesa di San Luigi dei Francesi; non avendo lasciato disposizioni testamentarie, il suo patrimonio di rami fu diviso tra i suoi parenti più prossimi, Claudio e Stefano Duchetti, per poi essere acquistati da diversi stampatori.
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