Fons e Conspectu Principis Portae Villae Pamphyliae
Riferimento: | S48643 |
Autore | Giovanni Battista FALDA |
Anno: | 1680 ca. |
Zona: | Villa Pamphili |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 220 x 345 mm |
Riferimento: | S48643 |
Autore | Giovanni Battista FALDA |
Anno: | 1680 ca. |
Zona: | Villa Pamphili |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 220 x 345 mm |
Descrizione
Veduta tratta dalla serie Le Fontane di Roma, 1680 circa. Iniziata da Giovan Battista Falda nel 1667 circa, la serie venne ultimata da Giovanni Francesco Venturini, che incise - da propri disegni - le due serie Le fontane del giardino estense in Tivoli e Le fontane ne' palazzi e ne' giardini di Roma con li loro prospetti et ornamenti, pubblicate dall'editore romano G. G. De Rossi (1684 circa) a completamento della celebre opera.
Venturini fu incisore, nato a Roma nel 1650, morto dopo il 1710. Il suo nome è specialmente legato alle due serie di stampe, da lui disegnate e incise, Le fontane ne' palazzi e ne' giardini di Roma e Le fontane del giardino estense in Tivoli, con... veduta della cascata del fiume Aniene, pubblicate da Giovanni Giacomo De Rossi, circa il 1684, a completamento della celebre opera di G. B. Falda. Di sua invenzione sono le incisioni per l'opera sulle Chiocciole di Filippo Buonanni. Collaborò alla raccolta Insignium Romae templorum prospectus, e ad altre imprese dell'editoria calcografica del tempo. Incise anche da Polidoro da Caravaggio, dal Nasini, dal Domenichino (Caccia di Diana) e da altri.
Acquaforte, con margini, in buono stato di conservazione.
Bibliografia
TIB The Illustrated Bartsch - Commentary Volumes. 1978–, cat. n. 47 pt. 2 Commentary pp. 4-29, .005-.055; pp. 41-42, .077-080.
Giovanni Battista FALDA (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)
Nato a Valduggia (od. Provincia di Vercelli) all'età di 14 anni fu inviato a Roma ed affidato alle cure di uno zio che lo segnalò a G. L. Bernini. Ma fu l'incontro con lo stampatore G. G. De Rossi a segnare una svolta nella carriera artistica del Falda: infatti il suo talento venne indirizzato dall'editore all'arte dell'incisione. Nella bottega del De Rossi poté apprezzare anche l'opera di grandi incisori quali J. Callot, S. Della Bella e I. Silvestre.Terminato il suo tirocinio, venne benevolmente accolto alla corte papale, tanto che Alessandro VII gli affidò l'incarico di disegnare le fabbriche della residenza di Castel Gandolfo, ma di questa prima produzione non si conserva traccia. Nel 1665, Falda diede alle stampe per l'editore De Rossi il suo capolavoro: le tavole del primo libro del Nuovo Teatro delle fabbriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna sotto il felice pontificato di n. s. Alessandro VII, al quale seguirono, tra il 1665 e il '69, il secondo ed il terzo. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma: il Papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna: prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie di stampe da E. Dupérac a G. Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Con il Nuovo Teatro, come poi con le successive raccolte dedicate alle fontane e ai palazzi, Falda diventò il divulgatore di questi aspetti; le sue vedute incise, caratterizzate dall'attenzione sia alle regole prospettiche sia agli effetti scenografici, sfruttano abilmente il vigore della linea e la ricchezza del contrasto fra bianco e nero, in sintonia con i criteri spaziali dell'arte barocca. L'aspetto specificatamente divulgativo e commerciale delle vedute incise venne abilmente sfruttato dall'editore De Rossi che stabilì con il Falda un inscindibile ed efficace sodalizio, al quale si deve gran parte della produzione a stampa del secolo a Roma, con una fortuna paragonabile solo a quella che sarà tributata all'opera di G. B. Piranesi. Testimonianza dell'efficacia del binomio Falda-De Rossi è la grande diffusione che ebbe la notissima Pianta di Roma del 1676, in 12 fogli, che si può considerare una rappresentazione di Roma nel momento centrale del periodo barocco: le numerose edizioni successive della pianta (1697, 1705, 1730, 1756) di volta in volta aggiornate, resteranno un punto di riferimento fondamentale nell'ambito della cartografia romana, fino alla pianta della città curata da G.B. Nolli nel 1748. L'attività del Falda fu instancabile nonostante la brevità dell'arco di tempo in cui operò ( morì trentacinquenne per un tumore, a Roma, il 22 agosto 1678 e fu sepolto in S. Maria della Scala a Trastevere). Al termine della sua vita egli aveva inciso circa 300 lastre: molte di queste si conservano a Roma presso la Calcografia nazionale (Petrucci, 1953, nn. 1413-1416, 1418).
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Giovanni Battista FALDA (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)
Nato a Valduggia (od. Provincia di Vercelli) all'età di 14 anni fu inviato a Roma ed affidato alle cure di uno zio che lo segnalò a G. L. Bernini. Ma fu l'incontro con lo stampatore G. G. De Rossi a segnare una svolta nella carriera artistica del Falda: infatti il suo talento venne indirizzato dall'editore all'arte dell'incisione. Nella bottega del De Rossi poté apprezzare anche l'opera di grandi incisori quali J. Callot, S. Della Bella e I. Silvestre.Terminato il suo tirocinio, venne benevolmente accolto alla corte papale, tanto che Alessandro VII gli affidò l'incarico di disegnare le fabbriche della residenza di Castel Gandolfo, ma di questa prima produzione non si conserva traccia. Nel 1665, Falda diede alle stampe per l'editore De Rossi il suo capolavoro: le tavole del primo libro del Nuovo Teatro delle fabbriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna sotto il felice pontificato di n. s. Alessandro VII, al quale seguirono, tra il 1665 e il '69, il secondo ed il terzo. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma: il Papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna: prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie di stampe da E. Dupérac a G. Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Con il Nuovo Teatro, come poi con le successive raccolte dedicate alle fontane e ai palazzi, Falda diventò il divulgatore di questi aspetti; le sue vedute incise, caratterizzate dall'attenzione sia alle regole prospettiche sia agli effetti scenografici, sfruttano abilmente il vigore della linea e la ricchezza del contrasto fra bianco e nero, in sintonia con i criteri spaziali dell'arte barocca. L'aspetto specificatamente divulgativo e commerciale delle vedute incise venne abilmente sfruttato dall'editore De Rossi che stabilì con il Falda un inscindibile ed efficace sodalizio, al quale si deve gran parte della produzione a stampa del secolo a Roma, con una fortuna paragonabile solo a quella che sarà tributata all'opera di G. B. Piranesi. Testimonianza dell'efficacia del binomio Falda-De Rossi è la grande diffusione che ebbe la notissima Pianta di Roma del 1676, in 12 fogli, che si può considerare una rappresentazione di Roma nel momento centrale del periodo barocco: le numerose edizioni successive della pianta (1697, 1705, 1730, 1756) di volta in volta aggiornate, resteranno un punto di riferimento fondamentale nell'ambito della cartografia romana, fino alla pianta della città curata da G.B. Nolli nel 1748. L'attività del Falda fu instancabile nonostante la brevità dell'arco di tempo in cui operò ( morì trentacinquenne per un tumore, a Roma, il 22 agosto 1678 e fu sepolto in S. Maria della Scala a Trastevere). Al termine della sua vita egli aveva inciso circa 300 lastre: molte di queste si conservano a Roma presso la Calcografia nazionale (Petrucci, 1953, nn. 1413-1416, 1418).
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