Opere Varie Di Architettura Prospettive Grotteschi Antichità Sul Gusto Degli Antichi Romani...

Riferimento: S41925
Autore Giovan Battista PIRANESI
Anno: 1761 ca.
Misure: 380 x 510 mm
Non Disponibile

Riferimento: S41925
Autore Giovan Battista PIRANESI
Anno: 1761 ca.
Misure: 380 x 510 mm
Non Disponibile

Descrizione

PIRANESI, Giovanni Battista

Opere Varie Di Architettura Prospettive Grotteschi Antichità Sul Gusto Degli Antichi Romani Inventate, ed Incise Da Gio. Batista Piranesi Architetto Veneziano. Raccolte da Giovanni Bouchrad Mercante Librajo al Corso. In Roma, MDCCL. Con licenza de’ superiori.

unito a

Jean Barbault, Les plus beaux monuments de Rome ancienne ou recueil des plus beaux morceaux de l'antiquité romaine qui existent encore: dessinés par monsieur Barbault peintre ancien pensionnaire du Roy a Rome, et gravés en 128 planches avec leur explication. Rome, chez Bouchard & Gravier... de l'Imprimerie de Komarek, 1761.


2° (52 cm), legatura in pieno marocchino rosso, triplice bordura dorata ai piatti, dorso a 7 nervi con decorazione floreali ripetute sull’unghiatura, titolo e tagli in oro zecchino, contropiatti in carta marmorizzata. Leggere fioriture all’interno.


RARA COLLEZIONE delle più classiche vedute fantastiche del Piranesi, basata e comprendente alcune tavole della 
Prima parte di Architetture, vale a dire la sua prima e ricercata opera grafica, unita all’importante opera sulla Roma antica di Jean Barbault. Le due opere, racchiuse nello stesso volume finemente legato con legatura in marocchino rosso, sono entrambe stampate dalla tipografia romana di Bouchard & Gravier, una casa editrice e libreria con sede in Via del Corso a Roma, vicino alla chiesa di San Marcello. Iniziata da Jean Bouchard, poi affiancato da Jean Gravier - forse proveniente da una famiglia di librai di Briançon. Si specializzarono nella vendita di libri importati dalla Francia, ma pubblicarono anche loro stessi dei libri, molti con belle illustrazioni incise, tra i quali le Antichità Romane di Giovanni Battista Piranesi (1756) l’Hortus Romanus di Giorgio Bonelli (1772), con illustrazione di botanica incise da Maddalena Bouchard su disegni di Cesare Ubertini. Operando a Roma, senza la necessaria licenza dell’associazione dei librai ma con il sostegno della comunità francese, Bouchard & Gravier si specializzò nella vendita di libri e stampe francesi, e divenne un centro culturale della città, oltre che fornitore di libri per importanti biblioteche romane come il Collegio Romano e la Biblioteca Casanatense. Attraverso una rete di librai parenti di Bouchard la società era in grado di operare su scala paneuropea per offrire libri francesi al mercato romano: oltre 2.000 libri di questo tipo sono elencati nel loro catalogo nel 1780 (cfr. L. Mancini, La libreria Bouchard e Gravier di Roma. Profilo storico-documentario, in “La Bibliofilia” CXV (2) 2013, pp. 203-310.).

Prima parte di Architetture fu la prima pubblicazione del giovane artista Piranesi, appena arrivato a Roma. Il risultato fu un’opera non del tutto unitaria, caratterizzata dalla notevole differenza stilistica tra le tavole, ma dal grande fascino e che lascia intuire e prevedere i futuri sviluppi artistici del Piranesi. Il lavoro continua una tradizione di un modello ormai affermato, che prevedeva il capriccio e la veduta, la scenografia ed il trattato di architettura, ma in seguito, analizzando la biografia dell’artista si comprenderà come soprattutto essere lo sbocco di una crisi come architetto e di un itinerario interiore vissuto con intensità. Insomma, il frutto dello scontro di una mente legata alla cultura veneziana erede della poesia delle rovine evocata da Marco Ricci e ripresa dal Bellotto e dal Canaletto, e la nuova cultura architettonica che si andava formando nel giovane Piranesi. Prima parte di Architetture e le successive fantasie architettoniche che la continuano costituiscono un passo decisivo verso lo scopo che egli si prefiggeva nella prefazione all’opera: far sì che il capriccio architettonico portasse a liberare l’architettura dalle catene del mondo materiale e sociale, per farne un’arte veramente liberale.

 

La prima stesura dell’opera è databile al 1743, e venne dedicata a Nicola Giobbe, grande impresario al servizio della Camera Apostolica e protettore del giovane architetto veneziano. In seguito, la stessa fu inserita in un più ampio discorso che comprendeva anche i Capricci e pubblicata, con alcune varianti nei titoli in Opere Varie di Architettura Prospettive Grotteschi Antichità Inventate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto Veneziano in Roma, pubblicate da Giovanni Bouchard a partire dal 1750 e fino al 1761, anno in cui Piranesi divenne editore delle sue stesse opere con sede e indirizzo di Palazzo Tomati.

I quattro grandi fogli oggi denominati I Capricci, vennero contenuti per la prima volta in questa raccolta, con il termine grotteschi, termine che deriva dalla tradizione pittorica con figure bizzarre ed elementi ornamentali, così appellata dalle sale (dette grotte) della Domus Aurea di Nerone, venute alla luce negli scavi in epoca rinascimentale. Sebbene pubblicati per la prima volta in questa raccolta, le quattro fantastiche tavole appartengono al gusto dell’artista degli anni 1743/45, nel periodo immediatamente successivo al ritorno a Roma dal viaggio a Venezia. Proprio per la luminosità generale dell’impianto è evidente l’influenza dell’incontro con Gian Battista Tiepolo, il quale aveva appena dato alla luce le sue prime tavole dei Capricci; tuttavia, immancabile è il raffronto delle stesse con le opere di Marco Ricci, Antonio Canal e Giovanni Benedetto Castiglione, i cui lavori furono osservati dal Piranesi nella collezione veneziana del pittore e magnate Antonio Maria Zanetti. Ma a parte l’importanza che documentano questi quattro fogli nell’ambito della formazione artistica del Piranesi, c’è da sottolineare come questa serie rimanga isolata, nell’ambito del corpus piranesiano, dalla splendente luce veneziana che emana.

Come afferma Andrew Robison, la serie di Opere Varie fu stampata varie volte e con diverso contenuto; è possibile che le tavole venivano inserite su committenza. Lo studioso elenca le diverse edizione del libro stampate da Bouchard, tutte con la data 1750. Si differenziano tuttavia per la vignetta contenuta nel frontespizio, per la dedica del frontespizio inciso e per la numerazione delle tavole. Di seguito riportiamo l’elenco dettagliato e la descrizione delle singole opere del nostro esemplare, con lo stato descritto da Robison:

-          Titolo con vignetta allegorica (Robison p. 137), frontespizio delle Opere Varie. Secondo Robison si tratta della prima versione del frontespizio di Opere Varie, che si trova nelle edizioni di Giovanni Bouchard pubblicate tra il 1750 e il 1760.

-          Francesco Polanzani, Io. Ba. Piranesi Venet. Architectus. Dimensioni 290x390. Il ritratto di Piranesi inciso da Polanzani nel 1750 (firma e data in basso a sinistra), non è pertinente con le Opere Varie. Viene inserito nelle Antichità Romane del 1756, sempre edite da Bouchard & Gravier.

-          Frontespizio con rovine fantastiche (Robison 1, IV/V; Wilton Ely 2; Focillon 2). Dimensioni 362x257 mm. Quarto stato – di cinque - del frontespizio, realizzato appositamente per Opere Varie modificando quello già utilizzato per Prima parte di Architetture che aveva la dedica a Nicola Giobbe, qui sostituita da quella a Salcindio Tiseo.

-          Galleria grande di statue (Robison 2, III/IV; Wilton Ely 4; Focillon 3). Dimensioni 362x254 mm. Terzo stato di cinque descritto da Robison.

-          Carcere Oscura (Robison 3, III/VI; Wilton Ely 5; Focillon 4). Dimensioni 370x242 mm. Terzo stato di sei descritto da Robison.

-          Gruppo di Colonne (Robison 15, III/V; Wilton Ely 16; Focillon 15). Dimensioni 406x251 mm. Terzo stato di cinque descritto da Robison.

-          Mausoleo Antico (Robison 5, III/III; Wilton Ely 7; Focillon 14). Dimensioni 364x257 mm. Terzo stato di tre descritto da Robison.

-          Sala all’uso degli antichi romani (Robison 7, IV/VI; Wilton Ely 9; Focillon 8). Dimensioni 251x371 mm. Quarto stato di sei descritto da Robison.

-          Tempio Antico (Robison 19, II/IV; Wilton Ely 17; Focillon 17). Dimensioni 406x258 mm. Secondo stato di quattro descritto da Robison.

-          Campidoglio Antico (Robison 8, IV/VI; Wilton Ely 10; Focillon 9). Dimensioni 244x367 mm. Quarto stato di sei descritto da Robison.

-          Gruppo di Scale (Robison 9, II/IV; Wilton Ely 11; Focillon 10). Dimensioni 250x374 mm. Secondo stato di quattro descritto da Robison.

-          Prospetto d’un regio Cortile (Robison 10, III/V; Wilton Ely 12; Focillon 11). Dimensioni 238x539 mm. Terzo stato di cinque descritto da Robison.

-          Vestibolo d’antico Tempio (Robison 11, IV/V; Wilton Ely 13; Focillon 12). Dimensioni 245x360 mm. Quarto stato di cinque descritto da Robison.

-          Foro antico romano (Robison 12, IV/VII; Wilton Ely 14; Focillon 13). Dimensioni 249x366 mm. Quarto stato di sette descritto da Robison.

-          Ponte Magnifico (Robison 6, III/V; Wilton Ely 8; Focillon 7). Dimensioni 245x364 mm. Terzo stato di cinque descritto da Robison.

-          Camera Sepolcrale (Robison 20, III/V; Wilton Ely 20; Focillon 18). Dimensioni 408x284 mm. Terzo stato di cinque descritto da Robison.

-          Ruine di Sepolcro Antico (Robison 17, II/V; Wilton Ely 6; Focillon 6). Dimensioni 374x249 mm. Secondo stato di cinque descritto da Robison.

-          Ara Antica (Robison 18, II/IV; Wilton Ely 19; Focillon 16). Dimensioni 247x353 mm. Secondo stato di quattro descritto da Robison.

-          Vestiggi d’Antichi Edificj (Robison 16, II/II; Wilton Ely 18; Focillon 5). Dimensioni 392x242 mm. Secondo stato di due descritto da Robison.

 

Seguono le 4 tavole della serie I Capricci:

 

-          L’arco trionfale (Robison 22, I/IV; Focillon 21, Wilton Ely 22). Dimensioni 393x553 mm. Primo stato di quattro descritto da Robison, prima del graffio sull'estremità superiore della colonna scanalata.

-          Il sepolcro di Nerone (Robison 23, I-II/VI; Focillon 22, Wilton Ely 23). Dimensioni 392x554 mm. Primo o secondo stato di sei descritto da Robison.

-          Gli Scheletri (Robison 21, I-II/IV; Focillon 20, Wilton Ely 21). Dimensioni 395x555 mm. Primo o secondo stato di quattro descritto da Robison.

-          La lapide monumentale (Robison 24, II/IV; Focillon 23, Wilton Ely 24). Dimensioni 396x547 mm. Secondo stato di quattro descritto da Robison, con gli angoli inferiori arrotondati.

Apre il volume il Les plus beaux monuments de Rome ancienne di Barbault, che è composto da VIII-90 pp. con 73 tavv. calcografiche f.t. (di cui 44 con doppia incisione, per un totale di 128 incisioni). Grande vignetta al frontespizio, testate e finalini calcografici; iniziali xilografiche.

 

Nella prima sezione del volume (tavv. 1-54), le tavole mostrano vedute (spesso idealizzate) di monumenti e rovine architettoniche di Roma. La seconda sezione (tavv. 55-73) manca del testo descrittivo incorporato nella prima e include vedute di statue antiche e bassorilievi. Nel volume ci sono anche 53 immagini più piccole, non numerate, che accompagnano le tavole: nove di queste sono illustrazioni nel testo o pezzi di coda, che appaiono alla fine delle pagine di testo; le altre sono incluse sotto le 44 tavole numerate a mezza pagina.

Il testo, scritto in francese, descrive i monumenti raffigurati nelle lastre adiacenti. In queste descrizioni, Barbault non solo fa riferimento al lavoro di storici come Plinio il Vecchio e Bernard de Montfaucon, ma anche alle rappresentazioni di altri artisti degli stessi monumenti, in particolare quelle di Giovanni Battista Piranesi. Barbault aveva già lavorato con Piranesi, contribuendo a 14 tavole alle Antichità Romane di Piranesi, e i due artisti lavoravano con lo stesso editore, Bouchard et Gravier.

Barbault non solo disegnò la maggior parte delle immagini, ma ne incise almeno 86, comprese le vignette sul frontespizio e sulla pagina della dedica (il volume fu dedicato dagli editori a Jean François de Rochechouart). Mentre Barbault sembra aver eseguito molti dei frammenti scultorei e dei rilievi, molte delle grandi vedute architettoniche furono incise da Domenico Montagu, che fu responsabile di circa 52 immagini. Montagu è anche responsabile della maggior parte delle incisioni in Les plus beaux edifices des Rome moderns di Barbault, pubblicate postume da Bouchard et Gravier nel 1763.

Dall’esame delle tavole si evince come si tratti di una delle primissime tirature di Opere Varie, tutte in tiratura tra il 1750 e il 1761. Le opere di Piranesi sono tutte stampate con tono brillante; in particolar modo le 4 tavole dei Capricci appaiono di straordinaria tiratura. La presenza di Les plus beaux monuments de Rome ancienne di Barbault data il volume al 1761.

Bibliografia

Piranesi - National Gallery (Washington), Mark J. Millard, 4 (2000), 83; Royal Institute Of British Architects, Early printed books, 3 (1999), no. 2562; Giovanni Battista Piranesi: the complete etchings, ed. J. Wilson-Ely (1994), 1-50, 79; A. Robison, Piranesi: early architectural fantasies (1986), cat. 1-44, 212-214; J. Wilton-Ely, Piranesi [exhibition catalogue] (1978), 26-31, 299-326; A.M. Hind, Giovanni Battista Piranesi (1922 repr. 1978), p.78-81; H. Focillon, Giovanni-Battista Piranesi (1918 repr. 1964), 17-18.

Barbault - Rossetti, 750; Fowler, n. 37; Cicognara, 3592.

Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)

Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.

Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)

Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.