Li Giardini di Roma…con Priv. del’S. Pont l’anno 1683

Riferimento: S30032
Autore Giovanni Battista FALDA
Anno: 1683
Misure: - x - mm
Non Disponibile

Riferimento: S30032
Autore Giovanni Battista FALDA
Anno: 1683
Misure: - x - mm
Non Disponibile

Descrizione

"Li Giardini di Roma con le loro piante alzate e vedute in prospettiva disegnate ed intagliate da Gio. Battista Falda. Nuovamente dati alle stampe, con direttione, e cura di Gio: Giacomo de Rossi, alla Pace, all’Insegna di Parigi in Roma con Priv. del’S. Pont l’anno 1683"



In-folio oblungo, frontespizio, antiporta incisa da Arnold Van Westerhout da disegno di G.B. Manelli e 19 tavole, di cui 14 incise in rame da Giovan Battista Falda e 5 da Simone Felice. Legatura moderna in mezza pelle, titolo in oro al dorso. Splendido esemplare della seconda edizione dell’opera, datata 1683, con le tavole nel primo stato di due prima della numerazione dei fogli.

Magnifiche prove, impresse su carta vergata coeva, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione.

L’espressione “nuovamente dati alle stampe” indicherebbe l’esistenza di una prima edizione dell’opera, che è sicuramente successiva al 1677 perché non compare nell’Indice di De Rossi di quell’anno. Tenuto conto che Falda muore a Roma nell’agosto del 1678, senza dubbio l’opera fu pubblicata postuma. Questa seconda edizione datata 1683 è sconosciuta al Bellini che anzi ritiene da scartare la datazione – proposta da Brunet - al 1683 perché in quella data A. van Westerhout era appena sedicenne e quindi sarebbe stato troppo giovane per incidere la meravigliosa antiporta. Stabilisce però un sicuro terminus ante quem, il 1689, ovvero l’anno di morte di Innocenzo XI a cui l’opera è dedicata.

Dimensioni varie, in folio oblungo, margini esterni 465x365.

Bibliografia

Bartsch 1, 2 e 56-70; TIB 056-076 I/II; Brunet, volume 2, p. 1171; Bellini 213-227; Nagler, vol. 4, p. 447.

Giovanni Battista FALDA (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)

Nato a Valduggia (od. Provincia di Vercelli) all'età di 14 anni fu inviato a Roma ed affidato alle cure di uno zio che lo segnalò a G. L. Bernini. Ma fu l'incontro con lo stampatore G. G. De Rossi a segnare una svolta nella carriera artistica del Falda: infatti il suo talento venne indirizzato dall'editore all'arte dell'incisione. Nella bottega del De Rossi poté apprezzare anche l'opera di grandi incisori quali J. Callot, S. Della Bella e I. Silvestre.Terminato il suo tirocinio, venne benevolmente accolto alla corte papale, tanto che Alessandro VII gli affidò l'incarico di disegnare le fabbriche della residenza di Castel Gandolfo, ma di questa prima produzione non si conserva traccia. Nel 1665, Falda diede alle stampe per l'editore De Rossi il suo capolavoro: le tavole del primo libro del Nuovo Teatro delle fabbriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna sotto il felice pontificato di n. s. Alessandro VII, al quale seguirono, tra il 1665 e il '69, il secondo ed il terzo. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma: il Papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna: prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie di stampe da E. Dupérac a G. Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Con il Nuovo Teatro, come poi con le successive raccolte dedicate alle fontane e ai palazzi, Falda diventò il divulgatore di questi aspetti; le sue vedute incise, caratterizzate dall'attenzione sia alle regole prospettiche sia agli effetti scenografici, sfruttano abilmente il vigore della linea e la ricchezza del contrasto fra bianco e nero, in sintonia con i criteri spaziali dell'arte barocca. L'aspetto specificatamente divulgativo e commerciale delle vedute incise venne abilmente sfruttato dall'editore De Rossi che stabilì con il Falda un inscindibile ed efficace sodalizio, al quale si deve gran parte della produzione a stampa del secolo a Roma, con una fortuna paragonabile solo a quella che sarà tributata all'opera di G. B. Piranesi. Testimonianza dell'efficacia del binomio Falda-De Rossi è la grande diffusione che ebbe la notissima Pianta di Roma del 1676, in 12 fogli, che si può considerare una rappresentazione di Roma nel momento centrale del periodo barocco: le numerose edizioni successive della pianta (1697, 1705, 1730, 1756) di volta in volta aggiornate, resteranno un punto di riferimento fondamentale nell'ambito della cartografia romana, fino alla pianta della città curata da G.B. Nolli nel 1748. L'attività del Falda fu instancabile nonostante la brevità dell'arco di tempo in cui operò ( morì trentacinquenne per un tumore, a Roma, il 22 agosto 1678 e fu sepolto in S. Maria della Scala a Trastevere). Al termine della sua vita egli aveva inciso circa 300 lastre: molte di queste si conservano a Roma presso la Calcografia nazionale (Petrucci, 1953, nn. 1413-1416, 1418).

Bibliografia

Bartsch 1, 2 e 56-70; TIB 056-076 I/II; Brunet, volume 2, p. 1171; Bellini 213-227; Nagler, vol. 4, p. 447.

Giovanni Battista FALDA (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)

Nato a Valduggia (od. Provincia di Vercelli) all'età di 14 anni fu inviato a Roma ed affidato alle cure di uno zio che lo segnalò a G. L. Bernini. Ma fu l'incontro con lo stampatore G. G. De Rossi a segnare una svolta nella carriera artistica del Falda: infatti il suo talento venne indirizzato dall'editore all'arte dell'incisione. Nella bottega del De Rossi poté apprezzare anche l'opera di grandi incisori quali J. Callot, S. Della Bella e I. Silvestre.Terminato il suo tirocinio, venne benevolmente accolto alla corte papale, tanto che Alessandro VII gli affidò l'incarico di disegnare le fabbriche della residenza di Castel Gandolfo, ma di questa prima produzione non si conserva traccia. Nel 1665, Falda diede alle stampe per l'editore De Rossi il suo capolavoro: le tavole del primo libro del Nuovo Teatro delle fabbriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna sotto il felice pontificato di n. s. Alessandro VII, al quale seguirono, tra il 1665 e il '69, il secondo ed il terzo. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma: il Papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna: prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie di stampe da E. Dupérac a G. Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Con il Nuovo Teatro, come poi con le successive raccolte dedicate alle fontane e ai palazzi, Falda diventò il divulgatore di questi aspetti; le sue vedute incise, caratterizzate dall'attenzione sia alle regole prospettiche sia agli effetti scenografici, sfruttano abilmente il vigore della linea e la ricchezza del contrasto fra bianco e nero, in sintonia con i criteri spaziali dell'arte barocca. L'aspetto specificatamente divulgativo e commerciale delle vedute incise venne abilmente sfruttato dall'editore De Rossi che stabilì con il Falda un inscindibile ed efficace sodalizio, al quale si deve gran parte della produzione a stampa del secolo a Roma, con una fortuna paragonabile solo a quella che sarà tributata all'opera di G. B. Piranesi. Testimonianza dell'efficacia del binomio Falda-De Rossi è la grande diffusione che ebbe la notissima Pianta di Roma del 1676, in 12 fogli, che si può considerare una rappresentazione di Roma nel momento centrale del periodo barocco: le numerose edizioni successive della pianta (1697, 1705, 1730, 1756) di volta in volta aggiornate, resteranno un punto di riferimento fondamentale nell'ambito della cartografia romana, fino alla pianta della città curata da G.B. Nolli nel 1748. L'attività del Falda fu instancabile nonostante la brevità dell'arco di tempo in cui operò ( morì trentacinquenne per un tumore, a Roma, il 22 agosto 1678 e fu sepolto in S. Maria della Scala a Trastevere). Al termine della sua vita egli aveva inciso circa 300 lastre: molte di queste si conservano a Roma presso la Calcografia nazionale (Petrucci, 1953, nn. 1413-1416, 1418).