La Famosa Città d'Ancona
Riferimento: | S39265 |
Autore | Matteo FLORIMI |
Anno: | 1600 ca. |
Zona: | Ancona |
Luogo di Stampa: | Siena |
Misure: | 500 x 395 mm |
Riferimento: | S39265 |
Autore | Matteo FLORIMI |
Anno: | 1600 ca. |
Zona: | Ancona |
Luogo di Stampa: | Siena |
Misure: | 500 x 395 mm |
Descrizione
In alto al centro, sotto il bordo superiore, è inciso il titolo: LA FAMOSA CITTÀ D’ANCONA. Lungo il margine inferiore, distribuita su dodici colonne, si trova una legenda alfanumerica (A-Z, AA-SS, 1-42 e due rimandi contraddistinti dai simboli † e *,) alla quale segue l’imprint Matteo Florimj for. In Siena. Orientazione fornita da una rosa dei venti nel mare, il nord è a sinistra.
Si tratta di una copia della pianta di Ancona del monogrammista AB attribuita a Donato Bertelli, a sua volta basata sulla carta del Fontana, della quale è ripreso anche il titolo. Due le differenze rilevanti: l’estensione territoriale è ridotta a meridione e la legenda viene corretta. Scompare la voce “E”, lasciata vuota nella tavola del Bertelli, in quanto nella pianta del Fontana rimandava alla Cittadella sangallesca, situata in un’area territoriale non raffigurata né dalla carta edita da Bertelli né in questa del Florimi.
La mappa di Ancona di Giacomo Fontana è la “prima pianta prospettica della città di Ancona, edita da Rinier da Prato nel 1569 su disegno di Giacomo Fontana. L’opera, dedicata a Guidubaldo II della Rovere duca di Urbino, rappresenta il prototipo di rilievo monumentale della città, che sarà oggetto di replica per circa due secoli. Come nota Mariano (2013), probabilmente la pianta dispersa che Fontana, già nel 1562, dichiara di aver disegnato per il conte Federico Altemps, costituiva il rilievo di riferimento per questa incisione. L’opera è molto accurata e dettagliata, e mostra con chiarezza i principali monumenti della città, richiamati nella legenda di 87 voci, oltre a delineare con esattezza le mura e le fortificazioni, inserite in un chiaro tessuto urbanistico che fornisce una preziosa descrizione topografica e orografica di Ancona nella seconda metà del XVI sec.” (cfr. Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, p. 2116).
Matteo Florimi (Polistena 1540 circa – Siena 1613) fu editore e commerciante di libri e di stampe. Di origini calabresi, si stabilì a Siena nel 1581, con un negozio in Banchi. L’attività calcografica di Matteo Florimi fu più volte affiancata da veri e propri maestri incisori come Cornelis Galle, Arnoldo degli Arnoldi, Pietro de Iode, Jan Sadeler e artisti come Francesco Vanni, Ventura Salimbeni e Alessandro Casolani, con i quali lo stampatore ha collaborato per la preparazione di soggetti sacri. L’attività cartografica del Florimi produsse stampe di moltissime città e territori di tutto il mondo, che non furono mai disegnati per lui, ma furono manipolazioni di rilievi già esistenti, o di carte edite da altri stampatori. Nella seconda metà del XVI secolo la curiosità geografica e il desiderio di viaggiare, erano molto sentiti, e il Florimi fu lungimirante nel dedicarsi alla produzione di vedute di città a volo d’uccello il più possibile fedeli, destinate a mostrare luoghi mai visti difficilmente visitabili. Il Florimi si inserì perfettamente in questo filone di mercato e contribuì al perfezionamento della nuova “ondata” di rappresentazioni cartografi che copiando alcune stampe di Antonio Lafreri, Claude Duchet, Abraham Ortelius e venendo a sua volta contraffatto. Per quanto riguarda il lavoro di incisione delle carte, nel 1600, Matteo Florimi chiamò a lavorare presso la sua bottega l’incisore fiammingo Arnoldo degli Arnoldi con la promessa di un maggior compenso rispetto a quello che gli elargiva Giovanni Antonio Magini, presso cui l’artista operava. Quest’offerta del Florimi scatenò le ire del Magini che, pur senza farne il nome, lo chiama “invidioso contraffattore” per avergli sottratto un così abile cartografo. La collaborazione tra il Florimi e l’Arnoldi durò solo due anni (1600-1602), ma fu abbastanza produttiva: insieme stamparono lo Stato di Siena, la Choronografia Tusciae, la Nuova descrittione della Lombardia, l’Europa, l’America e la Descrittione Universale della Terra.
Acquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva con filigrana non ben leggibile [sembrerebbe "aquila nel cerchio con corona" (simile a Woodward n. 63)], con margini, trecce di colla al verso, nel complesso in ottimo stato di conservazione.
Opera rara, censita per soli 8 esemplari istituzionali in Bifolco-Ronca (cfr. Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, p. 2121).
Bibliografia
Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo (2018), tav. 1076; Elisa Boffa, Un tipografo calabrese a Siena: Matteo Florimi, in “Accademia dei Rozzi” (2013): II, n. 2; H.A.M. van der Heijden, Matteo Florimi (+1613) – Landkarten und Stadtplanverleger in Siena, in “Florilegium Cartographicum”, Lipsia (1993): n. 19; Tooley (1939): n. 108.
Matteo FLORIMI (Polistena 1540 circa - Siena 1613)
Commerciante di libri e di stampe, fu anche editore. Di origini calabresi, si stabilì a Siena nel 1581, con un negozio in Banchi. La prima testimonianza della sua attività indipendente si ha nel 1589. Nel 1591 pubblicò un libro di Fiori di ricami, a Venezia; la seconda edizione dello stesso venne edita in Siena nel 1593. Nel 1597 pubblicò la Vita di Santa Caterina, incisa da De Jode su opera del Vanni, e la Passione di Cristo, sempre di De Jode su ispirazione di Andrea Boscoli. Pubblicò un grande numero di mappe e soggetti religiosi. Si avvalse dell’aiuto di incisori del calibro di Agostino Carracci, Cornelis Galle, Pieter De Jode e Thomassin. Commissionò disegni ad Andrea Boscoli. Era in stretto contatto soprattutto col Vanni. Tra il 1605 e il 1608 Florimi ricevette finanziamenti da Ottavio Cinuzzi.
Matteo Florimi nacque a Polistena nel Regno di Napoli (oggi nella provincia di Reggio Calabria), figlio di Giovanni. Errate risultano quindi le ipotesi di nascita fiorentina o senese come documenta chiaramente
il suo testamento. La data di nascita è stimata approssimativamente intorno al 1540, anche se, al momento, non sono noti documenti che provino o smentiscano questa data. Matteo arriva a Siena nel 1581 e da allora, come risulta dal testamento, è “assiduo habitatore nella città di Siena”. Non ci è dato sapere dove Matteo Florimi abbia imparato questo mestiere. Sicuramente non nel suo paese natale, poiché non sono note attività tipografi che nell’area di Reggio Calabria alla fine del Cinquecento. È possibile ipotizzare che Matteo Florimi, durante il viaggio dal paese d’origine e prima di arrivare a Siena, si sia fermato in un’altra città. Il Brunet ci dice che Matteo stampò nel 1596 Fiori di ricami a Firenze, e forse proprio a Firenze, dove lo stampatore aveva evidentemente dei contatti, si può ipotizzare un suo soggiorno prima dell’arrivo a Siena. Il cognome che appare più frequentemente nelle edizioni è “Florimi”, ma talvolta, si trova usato “Florini”, mentre dal Nagler e dal Le Blanc è citato come “Florino”; nei documenti d’archivio è detto impressor de Calabria, stampatore di disegni o più in generale maestro.
Sono sempre i documenti d’archivio e soprattutto i due testamenti redatti in tempi diversi a fornire notizie sulla vita privata e, di conseguenza, anche sull’attività professionale. A tre anni dal suo arrivo a Siena, nel 1584 sposa Alessandra figlia di Antonio di Moneta Banichi, ma 13 anni dopo, anno della deposizione del suo primo testamento, Matteo nomina come usufruttuaria universale dei suoi beni “donna Felice sua dilettissima consorte” fi glia di Stefano da Macerata. Dallo stesso documento risulta chiaro che donna Felice sia la madre dei suoi 6 figli: Giovanni, Francesco, Bernardino, Cecilia, Agnese e Caterina.
L’attività calcografica di Matteo Florimi fu più volte affiancata da veri e propri maestri incisori come Cornelis Galle, Arnoldo degli Arnoldi, Pietro de Iode, Jan Sadeler e artisti come Francesco Vanni, Ventura Salimbeni e Alessandro Casolani, con i quali lo stampatore ha collaborato per la preparazione di soggetti sacri, di madonne e di santi. Questi tipi di figure erano molto richieste, sia dai senesi stessi che
dagli “stranieri”, poiché con un minor dispendio di denaro potevano avere delle opere d’arte e d’ingegno vere e proprie. Delle stampe datate o di probabile datazione, molte sono riconducibili al primo periodo d’attività, indizio, forse, di un mestiere iniziato prima come stampatore di carte sciolte e sviluppato in seguito almeno dal 1602, con una bottega tipografica organizzata in grado di produrre vari generi di pubblicazioni.
L’attività di incisore-ritoccatore del Florimi potrebbe più probabilmente riguardare i soggetti cartografici, illustrando moltissime città e territori di tutto il mondo, che non furono mai disegnati per lui, ma furono
manipolazioni di rilievi già esistenti, o di carte edite da altri stampatori. Nella seconda metà del XVI secolo la curiosità geografi ca e il desiderio di viaggiare, erano molto sentiti, e il Florimi fu lungimirante nel dedicarsi alla produzione di vedute di città a volo d’uccello il più possibile fedeli, destinate a mostrare luoghi mai visti difficilmente visitabili. Allora questo filone editoriale ebbe grande impulso grazie anche alle rilevazioni strumentali che, nel rispetto dei rapporti tra distanze e lunghezze, permettevano il raggiungimento di una buona qualità figurativa e topografica, ma non ancora l’esattezza scientifica delle
carte. Solo nel corso del secolo successivo il fenomeno della cartografia urbana avrà un ulteriore sviluppo quali-quantitativo: sono stampati grandiosi atlanti geografi ci e spettacolari raccolte di vedute di città con rilievi sempre più realistici: opere non più destinate a pochi collezionisti ma sempre più richieste, sia dal mercato italiano che da quello europeo. Il Florimi si inserì perfettamente in questo filone di mercato e contribuì al perfezionamento della nuova “ondata” di rappresentazioni cartografi che copiando alcune stampe di Antonio Lafreri, Claude Duchet, Abraham Ortelius e venendo a sua volta contraffatto.
Per quanto riguarda il lavoro di incisione delle carte, nel 1600, Matteo Florimi chiamò a lavorare presso la sua bottega l’incisore fiammingo Arnoldo degli Arnoldi con la promessa di un maggior compenso rispetto a quello che gli elargiva Giovanni Antonio Magini, presso cui l’artista operava. Quest’offerta del Florimi scatenò le ire del Magini che, pur senza farne il nome, lo chiama “invidioso contraffattore” per avergli sottratto un così abile cartografo. La collaborazione tra il Florimi e l’Arnoldi durò solo due anni (1600-1602), ma fu abbastanza produttiva: insieme stamparono lo Stato di Siena, la Choronografia Tusciae, la Nuova descrittione della Lombardia, l’Europa, l’America e la Descrittione Universale della Terra.
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Matteo FLORIMI (Polistena 1540 circa - Siena 1613)
Commerciante di libri e di stampe, fu anche editore. Di origini calabresi, si stabilì a Siena nel 1581, con un negozio in Banchi. La prima testimonianza della sua attività indipendente si ha nel 1589. Nel 1591 pubblicò un libro di Fiori di ricami, a Venezia; la seconda edizione dello stesso venne edita in Siena nel 1593. Nel 1597 pubblicò la Vita di Santa Caterina, incisa da De Jode su opera del Vanni, e la Passione di Cristo, sempre di De Jode su ispirazione di Andrea Boscoli. Pubblicò un grande numero di mappe e soggetti religiosi. Si avvalse dell’aiuto di incisori del calibro di Agostino Carracci, Cornelis Galle, Pieter De Jode e Thomassin. Commissionò disegni ad Andrea Boscoli. Era in stretto contatto soprattutto col Vanni. Tra il 1605 e il 1608 Florimi ricevette finanziamenti da Ottavio Cinuzzi.
Matteo Florimi nacque a Polistena nel Regno di Napoli (oggi nella provincia di Reggio Calabria), figlio di Giovanni. Errate risultano quindi le ipotesi di nascita fiorentina o senese come documenta chiaramente
il suo testamento. La data di nascita è stimata approssimativamente intorno al 1540, anche se, al momento, non sono noti documenti che provino o smentiscano questa data. Matteo arriva a Siena nel 1581 e da allora, come risulta dal testamento, è “assiduo habitatore nella città di Siena”. Non ci è dato sapere dove Matteo Florimi abbia imparato questo mestiere. Sicuramente non nel suo paese natale, poiché non sono note attività tipografi che nell’area di Reggio Calabria alla fine del Cinquecento. È possibile ipotizzare che Matteo Florimi, durante il viaggio dal paese d’origine e prima di arrivare a Siena, si sia fermato in un’altra città. Il Brunet ci dice che Matteo stampò nel 1596 Fiori di ricami a Firenze, e forse proprio a Firenze, dove lo stampatore aveva evidentemente dei contatti, si può ipotizzare un suo soggiorno prima dell’arrivo a Siena. Il cognome che appare più frequentemente nelle edizioni è “Florimi”, ma talvolta, si trova usato “Florini”, mentre dal Nagler e dal Le Blanc è citato come “Florino”; nei documenti d’archivio è detto impressor de Calabria, stampatore di disegni o più in generale maestro.
Sono sempre i documenti d’archivio e soprattutto i due testamenti redatti in tempi diversi a fornire notizie sulla vita privata e, di conseguenza, anche sull’attività professionale. A tre anni dal suo arrivo a Siena, nel 1584 sposa Alessandra figlia di Antonio di Moneta Banichi, ma 13 anni dopo, anno della deposizione del suo primo testamento, Matteo nomina come usufruttuaria universale dei suoi beni “donna Felice sua dilettissima consorte” fi glia di Stefano da Macerata. Dallo stesso documento risulta chiaro che donna Felice sia la madre dei suoi 6 figli: Giovanni, Francesco, Bernardino, Cecilia, Agnese e Caterina.
L’attività calcografica di Matteo Florimi fu più volte affiancata da veri e propri maestri incisori come Cornelis Galle, Arnoldo degli Arnoldi, Pietro de Iode, Jan Sadeler e artisti come Francesco Vanni, Ventura Salimbeni e Alessandro Casolani, con i quali lo stampatore ha collaborato per la preparazione di soggetti sacri, di madonne e di santi. Questi tipi di figure erano molto richieste, sia dai senesi stessi che
dagli “stranieri”, poiché con un minor dispendio di denaro potevano avere delle opere d’arte e d’ingegno vere e proprie. Delle stampe datate o di probabile datazione, molte sono riconducibili al primo periodo d’attività, indizio, forse, di un mestiere iniziato prima come stampatore di carte sciolte e sviluppato in seguito almeno dal 1602, con una bottega tipografica organizzata in grado di produrre vari generi di pubblicazioni.
L’attività di incisore-ritoccatore del Florimi potrebbe più probabilmente riguardare i soggetti cartografici, illustrando moltissime città e territori di tutto il mondo, che non furono mai disegnati per lui, ma furono
manipolazioni di rilievi già esistenti, o di carte edite da altri stampatori. Nella seconda metà del XVI secolo la curiosità geografi ca e il desiderio di viaggiare, erano molto sentiti, e il Florimi fu lungimirante nel dedicarsi alla produzione di vedute di città a volo d’uccello il più possibile fedeli, destinate a mostrare luoghi mai visti difficilmente visitabili. Allora questo filone editoriale ebbe grande impulso grazie anche alle rilevazioni strumentali che, nel rispetto dei rapporti tra distanze e lunghezze, permettevano il raggiungimento di una buona qualità figurativa e topografica, ma non ancora l’esattezza scientifica delle
carte. Solo nel corso del secolo successivo il fenomeno della cartografia urbana avrà un ulteriore sviluppo quali-quantitativo: sono stampati grandiosi atlanti geografi ci e spettacolari raccolte di vedute di città con rilievi sempre più realistici: opere non più destinate a pochi collezionisti ma sempre più richieste, sia dal mercato italiano che da quello europeo. Il Florimi si inserì perfettamente in questo filone di mercato e contribuì al perfezionamento della nuova “ondata” di rappresentazioni cartografi che copiando alcune stampe di Antonio Lafreri, Claude Duchet, Abraham Ortelius e venendo a sua volta contraffatto.
Per quanto riguarda il lavoro di incisione delle carte, nel 1600, Matteo Florimi chiamò a lavorare presso la sua bottega l’incisore fiammingo Arnoldo degli Arnoldi con la promessa di un maggior compenso rispetto a quello che gli elargiva Giovanni Antonio Magini, presso cui l’artista operava. Quest’offerta del Florimi scatenò le ire del Magini che, pur senza farne il nome, lo chiama “invidioso contraffattore” per avergli sottratto un così abile cartografo. La collaborazione tra il Florimi e l’Arnoldi durò solo due anni (1600-1602), ma fu abbastanza produttiva: insieme stamparono lo Stato di Siena, la Choronografia Tusciae, la Nuova descrittione della Lombardia, l’Europa, l’America e la Descrittione Universale della Terra.
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