Prima parte dello specchio del mare nel quale si descrivono tutti li porti, spiaggie, baye, isole, scogli, e seccagni del Me

Riferimento: VR35IT
Autore Francesco Maria LEVANTO
Anno: 1664
Zona: Mediterraneo
Luogo di Stampa: Genova
Misure: - x - mm
24.000,00 €

Riferimento: VR35IT
Autore Francesco Maria LEVANTO
Anno: 1664
Zona: Mediterraneo
Luogo di Stampa: Genova
Misure: - x - mm
24.000,00 €

Descrizione

Prima parte dello specchio del mare nel quale si descrivono tutti li porti, spiaggie, baye, isole, scogli, e seccagni del Mediterraneo, con le dimostrationi de'terreni, cambiamenti di corse, e distanze, & il facilissimo modo d'adoprare il balestriglio, & astrolabio: non mai più così ampiamente descritto, & arrichito di carte maritime nuovamente costrutte [Genova, Gerolamo Marino e Benedetto Celle, 1664].

Volume in-folio (420x280 mm), legatura in pergamena coeva; carte 3 non numerate compreso lo splendido frontespizio allegorico figurato, dedica al lettore; 152 pagine, 25 carte nautiche incise in rame. Anche le pagine di testo sono corredate da numerose illustrazioni silografiche di rade, porti e profili costieri, sullo stile dei portolani olandesi introdotot da Lucas. Jansz. Waghenaer.

Lo Specchio del mare è un atlante-portolano del Mediterraneo pubblicato nella sua prima edizione a Genova nel 1664 ed in seconda edizione nel 1679. Poco si conosce sul capitano genovese Francesco Maria Levanto, che “a sue spese” fece incidere le più accreditate carte nautiche disponibili sul bacino del Mediterraneo dell’epoca. Le scarne notizie ci informano che l’atlante - di pregevole fattura – è composto da alcuni documenti elaborati dallo stesso Levanto negli anni precedenti, e da altri tratti da un’opera olandese, De Lichtende Colomne ofte Zeespigel, pubblicata una ventina di anni prima da Anthoni Jacobsz e riutilizzata in seguito da numerosi altri cartografi, in particolare da Pieter Goos che acquistò le matrici in rame delle carte. Infatti, la prima carta dell’atlante reca la seguente, illuminante, dicitura: “costruite in Amsterdam et corrette dal Cap. Francesco Maria Levanto et a sue spese intagliate l’anno 1663”.

L’Atlante, dedicato al nobile savonese Giovanni Battista della Rovere, fu pubblicato a Genova da Gerolamo Marino e Benedetto Celle. In tutte le carte sono presenti i principali toponimi e una serie di simboli (piccole ancore per i punti di approdo; crocette per gli scogli pericolosi; punteggiatura per i bassi fondali, una o più rose dei venti), mentre in un apposito riquadro, viene riportata la scala grafica in diverse misure, leghe olandesi, miglia italiane, leghe inglesi e francesi. Ciascuna carta è corredata da tabelle che riportano le distanze tra i principali luoghi espresse in leghe italiane. Nonostante l’opera non avesse avuto grande fortuna all’epoca, forse perché riconosciuta come poco originale dai cartografi coevi, il Coronelli - che quasi certamente non conosceva il modello e le derivazioni nordiche - la volle inserire nel suo Atlante Veneto, come ultimo volume dell’edizione del 1698 (cfr. Valerio, p. 91).

“Conosciamo pochissimo della biografia di Francesco Maria Levanto. […] Da quanto scrive egli stesso, sappiamo che è nato a Genova e che nel 1664 vantava ormai «la prattica di passa 20 Anni di Navigazione»: più precisamente, nel 1644 navigava con la flotta genovese al largo di Lavezzi. Non risulta ascritto nei registri dell’aristocrazia genovese, diversamente da altri della stessa famiglia levantese. A prescindere dalla sua attività professionale (egli si definisce «Capitano» di mare) e di una sua — forse estemporanea — partecipazione a una missione diplomatica per conto della Repubblica di Genova prima come segretario e poi come «agente» presso il Sultano a Costantinopoli tra il 1680 e il 1682, Levanto viene ricordato soprattutto per la sua produzione di geografia nautica” (cfr. M. Castelnovi, p. 222). Celebrato da alcuni, criticato da altri, è stato quasi sempre preso in esame più per le carte nautiche che per i profili delle coste ma quasi sempre trascurato per un aspetto non secondario della sua produzione: il testo portolanico. “La sua opera più nota è l’atlante nautico intitolato Prima parte dello Specchio del Mare, stampato nel 1664. Com’è noto, le carte e il resto derivano da un atlante realizzato due anni prima ad Amsterdam dall’olandese Pieter Goos che lavorava a diretto contatto con Colom, Doncker e Jacobsz. Un documento d’archivio, inedito fino al 1998, suggerisce (con le dovute cautele) un ruolo un po’ più attivo di Levanto nella produzione di queste carte nautiche, visto che in esso dichiara di aver trascorso undici mesi ad Amsterdam appositamente per controllarne la fabbricazione e il trasporto via terra («le quali stampe ha fatto intagliare in Amsterdam, ove è passato espressamente, acciò fussero fatte, sotto la sua assistenza, che è stata di 11 mesi»). Si tratta della supplica rivolta alle autorità, nella quale Levanto in veste di autore ma anche quasi di coeditore domanda una sorta di privilegio, per impedire che altri possano arricchirsi rivendendo il frutto delle sue fatiche. Proprio in questa lettera, Levanto non enfatizza tanto la propria originalità, quanto al contrario la propria aderenza alle innovazioni tecniche più avanzate. Sotto questo aspetto l’opera di Levanto si segnala proprio in quanto traduzione di una delle più aggiornate produzioni cartografiche d’Europa. La sua fama dipende non tanto dalla prima edizione, che possiamo supporre priva di grandissima eco (dato che l’autore non porta a compimento il progetto editoriale in tre volumi annunciato nell’apostrofe Al Lettore) o dalla ristampa del 1679, quanto dall’edizione veneziana del 1690, quando fra’ Vincenzo Coronelli selezionò quest’opera per inserirla, senza cambiamenti di rilievo, all’interno della sua collana Atlante Veneto: unico caso, a quanto pare, di un atlante prodotto in uno degli Stati preunitari e poi ristampato in un altro” (cfr. M. Castelnovi, pp. 222-223).

Le carte a stampa sono basate su opere manoscritte dello stesso Levanto, legate in tutto e per tutto alla tradizione nautica manoscritta ligure, in particolare, all’opera di Giovanni Francesco Monno. Le carte manoscritte, datate 1661 - 1662, sono conservate in una raccolta della Biblioteca privata Durazzo-Giustiniani di Genova. La mancanza di innovazione e originalità nell’opera del Levanto inducono Corradino Astengo - il più grande studioso contemporaneo di cartografia nautica - a considerare Levanto più un trattatista nautico che un vero e proprio cartografo: “Bartolomeo Crescenzio, Francesco Maria Levanto e Battista Testa Rossa, più che cartografi sono da considerare studiosi di arte nautica, poiché le poche carte da loro eseguite servono quasi esclusivamente da supporto per le teorie esposte nelle loro opere” (cfr. C. Astengo, 2003, p. 621).

Il portolano del Levanto rappresenta il primo esempio di atlante nautico italiano che recepisce le innovazioni introdotte da Lucas J. Waghenaer nel suo Speculum nauticum (Amsterdam, 1586), ovvero la possibilità di stampare carte nautiche accompagnate dai disegni dei profili costieri.

Bellissimo esemplare di questo importante atlante nautico.

Bibliografia: C. Astengo, L’Arte della vera navegatione, par Giovanni Francesco Monno, de Monaco (XVIIe siècle), in “Annales Monegasques. Revue d’Histoire de Monaco”, 24, 2000, pp. 7-30; C. Astengo, Alcune riflessioni sul Dizionario storico dei Cartografi Italiani, in “Bollettino della Società Geografica Italiana”, serie XII, vol. VII, 2003, p. 621; C. Astengo, The Renaissance Chart Tradition in the Mediterranean, in “The History of Cartography”, Vol. III, Chicago, 2007, pp. 193, 199, 206; M. Castelnovi, Nuova luce sulla produzione cartografica di Francesco Maria Levanto (circa 1664), in “Cartografi in Liguria (secoli XIV-XIX), Dizionario Storico dei Cartografi Italiani”, a cura di M. Quaini e L. Rossi, Genova, 2007, pp. 221-248; C. Koeman, Atlantes Neerlandici, Volume IV, p. 402, Lev I; National Maritime Museum, Catalogue of the Library - Vol. Three, Atlas & Cartography, Londra, 1971, p. 21, n. 36 (28) e p. 28, n. 42 (1-2); R. Shirley, Maps in the Atlases of the British Library, Londra, 2004, pp. 1222-1233, M.LEV-1a (1-2); V. Valerio, La tradizione degli Atlanti italiani, in L. Lago (a cura di), “Imago Italiae”, Trieste, 2002.

Bibliografia

S. Bifolco, "Mare Nostrum, Cartografia nautica a stampa del Mar Mediterraneo" (2020), pp. , tav. .

Francesco Maria LEVANTO (Attivo intorno al 1664)

Sulla scia delle nuove conquiste coloniali e nell'ambito della vasta produzione cartografica nautica promossa dalla Compagnia delle Indie Occidentali, si realizzano, soprattutto in Olanda, numerosi atlanti strettamente destinati alla navigazione, alcuni relativi al mare del Nord, all'Atlantico od al mondo intero (H. Doncker, De Zee-Atlas, 1659; P. Goos, De Zee-Spiegel, 1650), pochi altri ancora al Mediterraneo, ( J.A. Colom, Colom de la Mer Mediterrannée, 1644). Contemporaneamente compaiono sul mercato editoriale anche atlanti nautici in edizione italiana (Robert Dudley, Dell'arcano del mare, 1647) ed in questo contesto il lavoro del Levanto assume una grande importanza per il dettaglio e l'accuratezza scientifica: per meglio comprendere lo sforzo dedicato all’opera basta leggere la dedica "Al lettore" dove è riportato che l'autore è forte di una "pratica di passa 20 anni di navigatione" che intende ora mettere a disposizione degli altri attraverso il gemito dei "torchi con le stampe". Si tratta, oltre che del primo atlante nautico italiano dedicato al Mediterraneo, anche di un capolavoro tipografico per l'abbondanza delle xilografie e delle carte incise in rame in grande formato: il Seicento italiano si caratterizza infatti per l'assoluta eleganza delle illustrazioni applicate, oltre che ad opere letterarie, anche a quelle di discipline scientifiche, come la scienza della navigazione, che traggono ovvio giovamento estetico dal nitore dell'apparato iconografico, costituito principalmente dalle carte nautiche, alcune originali, altre basate su quelle del Colom e dello Jacobsz.

Bibliografia

S. Bifolco, "Mare Nostrum, Cartografia nautica a stampa del Mar Mediterraneo" (2020), pp. , tav. .

Francesco Maria LEVANTO (Attivo intorno al 1664)

Sulla scia delle nuove conquiste coloniali e nell'ambito della vasta produzione cartografica nautica promossa dalla Compagnia delle Indie Occidentali, si realizzano, soprattutto in Olanda, numerosi atlanti strettamente destinati alla navigazione, alcuni relativi al mare del Nord, all'Atlantico od al mondo intero (H. Doncker, De Zee-Atlas, 1659; P. Goos, De Zee-Spiegel, 1650), pochi altri ancora al Mediterraneo, ( J.A. Colom, Colom de la Mer Mediterrannée, 1644). Contemporaneamente compaiono sul mercato editoriale anche atlanti nautici in edizione italiana (Robert Dudley, Dell'arcano del mare, 1647) ed in questo contesto il lavoro del Levanto assume una grande importanza per il dettaglio e l'accuratezza scientifica: per meglio comprendere lo sforzo dedicato all’opera basta leggere la dedica "Al lettore" dove è riportato che l'autore è forte di una "pratica di passa 20 anni di navigatione" che intende ora mettere a disposizione degli altri attraverso il gemito dei "torchi con le stampe". Si tratta, oltre che del primo atlante nautico italiano dedicato al Mediterraneo, anche di un capolavoro tipografico per l'abbondanza delle xilografie e delle carte incise in rame in grande formato: il Seicento italiano si caratterizza infatti per l'assoluta eleganza delle illustrazioni applicate, oltre che ad opere letterarie, anche a quelle di discipline scientifiche, come la scienza della navigazione, che traggono ovvio giovamento estetico dal nitore dell'apparato iconografico, costituito principalmente dalle carte nautiche, alcune originali, altre basate su quelle del Colom e dello Jacobsz.