Panorama di Roma veduta dalla Torre del Campidoglio

Riferimento: 4392
Autore Ippolito CAFFI
Anno: 1839
Zona: Roma
Luogo di Stampa: Venezia
Misure: 1450 x 145 mm
2.500,00 €

Riferimento: 4392
Autore Ippolito CAFFI
Anno: 1839
Zona: Roma
Luogo di Stampa: Venezia
Misure: 1450 x 145 mm
2.500,00 €

Descrizione

Litografia, 1839, firmata e datata in basso a destra e sinistra.

Bellissima prova, impressa su quattro fogli di carta coeva uniti, leggere ossidazioni, per il resto in ottimo stato di conservazione.

Questo panorama è idealmente preso dalla torre del Campidoglio ruotando da sinistra verso destra di 360 gradi, con una raffigurazione che inizia dal Pincio e si chiude a Piazza del Popolo. L’opera è stampata dalla litografia Kier di Venezia e nel margine inferiore reca una leggenda di 69 numeri.

L’impianto della veduta è ancora quello di un pittore di tradizione settecentesca, in sintonia con la definizione che lo stesso Caffi, allora trentenne, dava di se stesso: “pittore prospettico”.

Emilio Re nella biografia sull’artista della mostra romana del 1959 definisce, già allora, “rara” la veduta.

Bibliografia: Vedute Romane, pp. 13, 50, n. 74; Roma Veduta, p. 221, 67; Le piante di Roma nelle collezioni private, p. 344, 276.

Bibliografia

Vedute Romane, pp. 13, 50, n. 74; M. Gori Sassoli (a cura di), "Roma Veduta", p. 221, s. 67; C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", tav. 276.

Ippolito CAFFI (Belluno 1809 – Lissa 1866)

Pittore. Studiò a Belluno, a Padova e poi a Roma; Venezia e Roma furono i suoi temi favoriti, trattati spesso con insolita larghezza di tocco, pur nella tradizione del vedutismo veneto. Morì nella battaglia di Lissa, alla quale aveva voluto partecipare per dipingerla dal vero, inabissandosi con la nave ammiraglia Re d'Italia.

Bibliografia

Vedute Romane, pp. 13, 50, n. 74; M. Gori Sassoli (a cura di), "Roma Veduta", p. 221, s. 67; C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", tav. 276.

Ippolito CAFFI (Belluno 1809 – Lissa 1866)

Pittore. Studiò a Belluno, a Padova e poi a Roma; Venezia e Roma furono i suoi temi favoriti, trattati spesso con insolita larghezza di tocco, pur nella tradizione del vedutismo veneto. Morì nella battaglia di Lissa, alla quale aveva voluto partecipare per dipingerla dal vero, inabissandosi con la nave ammiraglia Re d'Italia.