Trionfo di Bacco
Riferimento: | S46685 |
Autore | Monogrammista VG |
Anno: | 1534 |
Misure: | 246 x 52 mm |
Riferimento: | S46685 |
Autore | Monogrammista VG |
Anno: | 1534 |
Misure: | 246 x 52 mm |
Descrizione
Il trionfo di Bacco; Bacco su un carro trainato da cavalli che si muove verso sinistra; vari satiri che trasportano il bottino, tra cui armature e vasellame.
Bulino, 1534, firmato con monogramma e datato su una tavoletta in alto a sinistra.
Il trionfo di Bacco e Arianna è una famosa canzone, scritta per allietare una festa, da Lorenzo de' Medici in occasione appunto del carnevale del 1490. Questo componimento descrive il trionfo di un carro mascherato, quello di Bacco, accompagnato da un seguito: Arianna, Sileno, il Re Mida, ninfe e satiri. La canzone descrive e accompagna lo sfilare di carri mascherati di argomento mitologico, ideati dallo stesso Lorenzo.
Il trionfo di Bacco e Arianna è un’esaltazione del carpe diem oraziano (cogli l'attimo, cioè, goditi il momento senza pensare al futuro); l’inizio del componimento recita il celebre: «Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia!»
Dio della natura feconda e dell'agricoltura, Dioniso (o Bacco per i Romani) avrebbe per primo introdotto tra gli uomini il vino. Bacco, rappresenta quindi, oltre all'amore, anche il pieno godimento dei piaceri terreni, quali feste, vino, gioia, balli. Viene spesso raffigurato come un uomo col capo coronato di foglie di vite, solitamente ebbro e con in mano una coppa di vino. I satiri rappresentano gli impulsi sessuali e naturali; erano esseri mitologici, geni dei boschi, dei monti e delle acque dal corpo per metà umano e per metà caprino. Sileno era un vecchio, capo dei satiri, precettore e compagno di Bacco che lo allevò con amore e lo seguì fedelmente nei suoi viaggi.
Il culto del dio del vino a Roma e la sua celebrazione, comportava così tanti disagi alla comunità, che il senato romano lo proibì nel 186 a.C. con il Senatoconsulto de Bacchanalibus.
Il Monogrammista VG, non meglio identificato incisore di stampe ornamentali alla maniera di Aldegrever e Proger, è attivo dal 1534 alla metà del XVI secolo.
Poco prima del 1520, alcuni giovani artisti della cerchia di Albercht Dürer presero a realizzare incisioni molto piccole che hanno sfidato lo spettatore con un mondo in miniatura, un mondo di nuovo soggetto laico e di interpretazioni non convenzionali di temi tradizionali. A causa delle ridotte dimensioni delle loro incisioni, questi artisti sono stati appellati a lungo, con il nome collettivo, e poco lusinghiero, di Piccoli Maestri di Norimberga. Il nucleo del gruppo consiste in tre artisti di Norimberga, Hans Sebald & Bartel Beham e Georg Pencz, e inoltre Jacob Bink da Colonia e Heinrich Aldegrever da Soest.
Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, minimi restauri alle estremità, per il resto in buono stato di conservazione. Stampa rarissima.
Bibliografia
Nagler 1858-79, Die Monogrammisten (V.1177); Bartsch, Le Peintre graveur (IX.23.3).
Monogrammista VG(attivo intorno al 1534)
Monogrammista VG(attivo intorno al 1534)