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Riferimento: | S1580 |
Autore | Giacomo GASTALDI |
Anno: | 1567 |
Zona: | Puglia |
Luogo di Stampa: | Venezia |
Misure: | 355 x 220 mm |
Riferimento: | S1580 |
Autore | Giacomo GASTALDI |
Anno: | 1567 |
Zona: | Puglia |
Luogo di Stampa: | Venezia |
Misure: | 355 x 220 mm |
Nel cartiglio ornato in basso al centro il titolo: LA DESCRIPTIONE DELA PUGLIA Opera di Giacomo gastaldo cosmografo in Venetia. Ferando bertelj 1567.
La Descriptione dela Puglia del Cosmografo Giacomo Gastaldi fatta incidere da Ferrando Bertelli a Venezia nel 1567 rappresenta la prima carta a stampa della Puglia, ed è una delle poche opere di Gastaldi priva di margine graduato e scala grafica. La carta riproduce la parte sud-orientale della Puglia, la Terra d'Otranto, e si estende fino alla parte meridionale della Terra di Bari, comprendendo una porzione orientale della Basilicata. L'orografia è resa a coni di talpa con illuminazione da est; attenta la raffigurazione idrografica. Unico elemento decorativo è rappresentato dal grande mostro marino nel Golfo di Venetia, antica denominazione dell'odierno Mare Adriatico. Pubblicata postuma, un anno dopo la morte del Gastaldi, si ritiene si rifaccia a materiali preparati dal cartografo piemontese prima che desse alle stampe Il disegno della geografia moderna de tutta la provincia de la Italia del 1561.
“L’opera fu oggetto di un attento studio del Colamonico, che ritiene la carta una derivazione di un’edizione xilografica precedente (oggi andata perduta), e che i dati siano serviti parzialmente per la stesura della carta della penisola, poi utilizzata per correggere alcune inesattezze della carta regionale. Tale ipotesi viene ripresa e integrata da Almagià (1948), che sostiene che la carta è basata su materiali cartografici anteriori al 1557, poi tralasciati, e in seguito impiegati da Bertelli per la compilazione di questa tavola. La Puglia è una delle poche carte del Gastaldi che manca di graduazione ai margini e di scala grafica. La tavola fu modello per successive mappe della regione, a partire da quella che Abraham Ortelius inserisce nel Theatrum Orbis Therrarum del 1570. Un secondo stato della lastra, con una flotta spagnola di navi nel mare, è edito da Donato Rascicotti nel 1617” (cfr. Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, p. 2078).
“Interessante notare come nel suo saggio il Colamonico notasse la grande abbondanza di indicazioni corografiche evidenziando "come il tracciato della linea di confine fra la Terra di Bari e Terra d'Otranto costituisse «una vera e propria singolarità» per una precisa individuazione dei confini fra le due unità amministrative; una singolarità questa ancora più eccezionale perché soltanto alla fine del '500 nei disegni per regioni o per province dello Stigliola e del Magini sarebbe riapparso un «simile particolare cartografico». (Brancaccio 1991: 138). Dal punto di vista confinale è da notare come fra le località della Terra d'Otranto figuri Matera, il cui territorio, circa un secolo più tardi, nel 1663, verrà staccato dalla Puglia diventando parte integrante della Basilicata, della quale sarà capoluogo fino al 1806” (cfr. Bari e il suo mare dal Rinascimento al Novecento. La rappresentazione cartografica e le vedute della Terra di Bari, p. 46).
Giacomo Gastaldi (attivo tra il 1542 ed il 1565), un piemontese che lavorò a Venezia divenendo il cosmografo della Repubblica Veneziana. Robert Karrow nel suo testo sui cartografi lo definisce come una delle figure principali di tutto il sedicesimo secolo, sicuramente il più importante cartografo italiano del ’500. Sebbene un grandissimo numero di mappe fu realizzato sotto la sua direzione, e quindi a lui assegnate come autore, risulta spesso difficile stabilire quale effettivo ruolo ebbe il Gastaldi in queste creazioni. Praticamente egli non firmò quasi nessuno dei suoi lavori; tuttavia, frequentemente troviamo il suo nome nel cartiglio del titolo o della dedicatoria, a dimostrazione dell’importanza del ruolo svolto. Il principale incisore delle carte del Gastaldi fu Fabio Licinio, mentre le sue carte furono edite e diffuse dai principali editori veneziani – Pagano, Bertelli, Forlani etc. – prima e in seguito a Roma da Antonio Lafreri.
Acquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva con filigrana "orso nel cerchio con stella" (non descritta da Woodward), rifilata al rame e con margini coevi aggiunti (filigrana "scudo con scala e stella", Woodward 246), in ottimo stato di conservazione. Esemplare nel primo stato di due descritto in Bifolco-Ronca (Tav. 1050), avanti l’indirizzo di Donato Rascicotti. Iconica opera a stampa sulla regione.
Bibliografia
Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, p. 2078, Tav. 1050 I/II; Almagià (1929): p. 32, tav. XXXVI; Colamonico (1930): p. 145; Karrow (1993): n. 30/105; Lago (2002): pp. 466-467, fig. 459; Tooley (1939): n. 114; Bari e il suo mare dal Rinascimento al Novecento. La rappresentazione cartografica e le vedute della Terra di Bari, p. 46.
Giacomo GASTALDI (1500 circa – 1565 circa)
Giacomo Gastaldi nacque, secondo il predicato che accompagna la sua firma nella carta della Spagna del 1544, a Villafranca Piemonte (odierna provincia di Torino), tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo. Sebbene annoverato tra i maggiori cartografi del Cinquecento, le vicende della sua vita sono ignote fino al 1539 quando il suo nome appare per la prima volta in una concessione di privilegio di stampa di un "lunario perpetuo", oggi perduto. All'inizio degli anni '40, doveva essere già noto negli ambienti dotti perché cominciò a lavorare a una serie di carte, dapprima pubblicate separatamente e poi confluite, nell'edizione italiana della Geografia di Tolomeo (Venezia 1548) aggiornata da S. Münster. Il volume comprendeva 60 carte, 26 delle quali erano le tolemaiche tradizionali e 34 le nuove realizzate dal Gastaldi. In breve tempo la sua fama di cartografo si diffuse in Italia e in Europa: divennè il cosmografo ufficiale della Repubblica Veneta. Il Consiglio dei Dieci , su incarico del quale aveva affrescato una sala del Palazzo ducale con le carte dell’Asia e dell’Africa, si riferiva a lui chiamandolo: Mastro Giacomo di Piemonte il nostro Cosmografo. Indiscusso permane il suo apporto alla cartografia italiana: nel 1561 stampò una carta dell’Italia, in cui per la prima volta il profilo delle coste è realizzato facendo riferimento a carte nautiche molto più precise di quelle dei secoli precedenti. Ebbe il grande merito di utilizzare e diffondere nel campo della cartografia la tecnica dell’acquaforte, che consentiva all’incisore di realizzare disegni molto più precisi e nitidi, consentendo una lettura più agevole di esse Quasi tutti i cartografi antecedenti avevano invece usato la tecnica della xilografia, molto meno precisa. Gli furono attribuite centonove carte geografiche, in cui rappresentò praticamente tutto il mondo. Considerato, a torto per lungo tempo un mero discepolo del Ramusio, mentre ad ambedue si deve l'uscita della geografia dal tolemaismo, Gastaldi venne riscoperto dalla geografia dopo l'Unità italiana. Alla fine del XIX secolo A.E. Nordenskjöld lo pose al vertice della cartografia europea cinquecentesca e cinquant'anni dopo l'Almagià, tuttora il suo maggiore studioso, ne ricostruì una valida biografia.
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Giacomo GASTALDI (1500 circa – 1565 circa)
Giacomo Gastaldi nacque, secondo il predicato che accompagna la sua firma nella carta della Spagna del 1544, a Villafranca Piemonte (odierna provincia di Torino), tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo. Sebbene annoverato tra i maggiori cartografi del Cinquecento, le vicende della sua vita sono ignote fino al 1539 quando il suo nome appare per la prima volta in una concessione di privilegio di stampa di un "lunario perpetuo", oggi perduto. All'inizio degli anni '40, doveva essere già noto negli ambienti dotti perché cominciò a lavorare a una serie di carte, dapprima pubblicate separatamente e poi confluite, nell'edizione italiana della Geografia di Tolomeo (Venezia 1548) aggiornata da S. Münster. Il volume comprendeva 60 carte, 26 delle quali erano le tolemaiche tradizionali e 34 le nuove realizzate dal Gastaldi. In breve tempo la sua fama di cartografo si diffuse in Italia e in Europa: divennè il cosmografo ufficiale della Repubblica Veneta. Il Consiglio dei Dieci , su incarico del quale aveva affrescato una sala del Palazzo ducale con le carte dell’Asia e dell’Africa, si riferiva a lui chiamandolo: Mastro Giacomo di Piemonte il nostro Cosmografo. Indiscusso permane il suo apporto alla cartografia italiana: nel 1561 stampò una carta dell’Italia, in cui per la prima volta il profilo delle coste è realizzato facendo riferimento a carte nautiche molto più precise di quelle dei secoli precedenti. Ebbe il grande merito di utilizzare e diffondere nel campo della cartografia la tecnica dell’acquaforte, che consentiva all’incisore di realizzare disegni molto più precisi e nitidi, consentendo una lettura più agevole di esse Quasi tutti i cartografi antecedenti avevano invece usato la tecnica della xilografia, molto meno precisa. Gli furono attribuite centonove carte geografiche, in cui rappresentò praticamente tutto il mondo. Considerato, a torto per lungo tempo un mero discepolo del Ramusio, mentre ad ambedue si deve l'uscita della geografia dal tolemaismo, Gastaldi venne riscoperto dalla geografia dopo l'Unità italiana. Alla fine del XIX secolo A.E. Nordenskjöld lo pose al vertice della cartografia europea cinquecentesca e cinquant'anni dopo l'Almagià, tuttora il suo maggiore studioso, ne ricostruì una valida biografia.
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