Carta della Campagna di Roma, Sabina...
Riferimento: | CO-423 |
Autore | Vincenzo FORMALEONI |
Anno: | 1782 ca. |
Zona: | Sabina |
Luogo di Stampa: | Venezia |
Misure: | 510 x 650 mm |
Riferimento: | CO-423 |
Autore | Vincenzo FORMALEONI |
Anno: | 1782 ca. |
Zona: | Sabina |
Luogo di Stampa: | Venezia |
Misure: | 510 x 650 mm |
Descrizione
Foglio di sud-est di una grande carta (in 4 fogli) dell’Italia Centrale, disegnata da Antonio Sandi, incisa da Pasquali e Colussi, ed edita da Vincenzo Formaleoni nell’ Atlante d'Italia dedicato alli Augusti Viaggiatori il Conte, e la Contessa, Del Nort stampato con imprint Venezia MDCCLXXXII presso Vincenzo Formaleoni.
La carta raffigura il Lazio, con particolare attenzione alla Sabina.
Appartiene a un progetto, mai ultimato, di atlante geografico. Il discorso è molto complesso: “Le carte in esame appartengono a un progetto di atlante – in ambito antiquario noto come “Zattone” – mai portato a compimento, della così denominata Societè Calcographique, un’operazione commerciale messa su da due editori leader del mercato veneto del XVIII secolo, Antonio Zatta (1722-1804) e Giuseppe Antonio Remondini (1747-1811). La denominazione dell’impresa editoriale è nota attraverso una carta del mondo che, nella parte bassa del cartiglio, reca l’iscrizione a` Venise Chez la Societè Chalcographique 1799. Il progetto sembra non sia stato portato a compimento poiché nessun atlante, con un proprio titolo, indice e frontespizio, contenente queste mappe, è noto in bibliografia. Probabilmente le carte venivano vendute singolarmente o a fascicoli come era comune per imprese editoriali di un certo costo.
Le carte a tutt’oggi note sono realizzate mediante l’utilizzo di rami più antichi, appositamente modificati. Le matrici originali hanno molteplici origini: alcune appartengono a un altro sconosciuto Atlante d'Italia dedicato alli Augusti Viaggiatori il Conte, e la Contessa, Del Nort stampato con imprint Venezia MDCCLXXXII presso Vincenzo Formaleoni. Nessun esemplare completo di questa raccolta ci è noto, alcune di queste carte fanno parte di una raccolta fattizia conservata alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia [284. c. 86], altre sono comparse di tanto in tanto nel mercato antiquario. Il frontespizio dell’atlante di Vincenzo Formaleoni (1752-1797) – che ci ha consentito di formulare questa ipotesi – è recentemente apparso in una vendita all’asta Cambi di Genova. Altre mappe dello “Zattone” derivano da lastre di Paolo e Francesco Santini, riusate da Remondini per l’Atlas Universel nell’edizione degli anni 1782/84; altre da matrici impiegate da Antonio Zatta per il Nuovo Atlante pubblicato nel 1796. Le carte dei Santini sono abilmente arricchite, tramite la sovrapposizione di cartigli realizzati, nel classico stile di Zatta, su piccole lastre di rame le cui impronte calcografiche sono chiaramente visibili sulle mappe. I cartigli, realizzati dagli stretti collaboratori di Zatta Pasquali, Zuliani e Pitteri, spesso contengono brevi descrizioni storiche, e le mappe furono realizzate probabilmente per illustrare i notevoli cambiamenti geo-politici cui fu soggetta la penisola italiana durante il periodo napoleonico. Le 60 mappe di questa raccolta a tutt’oggi note, datate tra il 1795 e il 1805, sono principalmente dedicate a illustrare la penisola, ma anche altre regioni europee, i continenti e la già menzionata carta del mondo che riporta l’imprint editoriale della Societè Calcographique. Alcune di queste carte, raffiguranti la Repubblica Cisalpina, sono state descritte come parte di un Atlas très Nouveau del solo Remondini, edito a partire dal 1800: “In sostanza siamo di fronte a una semplice operazione commerciale che pensiamo sia stata operata dal Remondini, sebbene egli non si firmi come editore, poiché proprio nel 1799 egli stava acquisendo i rami dello Zatta” (Terre di Langobardia 2005:14). È molto più probabile che i due editori abbiano collaborato in questa avventura editoriale almeno fino alla morte di Antonio Zatta nel 1804, e che il progetto di un atlante completo non sia stato portato a termine anche per la morte, di pochi anni successiva, di Giuseppe Antonio Remondini” (cfr. Stefano Bifolco in “La cartografia italiana in età Napoleonica (17696-1815)”, pp. 127-129).
Antonio Sandi (Puos d'Alpago, 9 ottobre 1733 – Alpago, 4 settembre 1817) è stato un incisore italiano, noto principalmente per i suoi lavori raffiguranti vedute e mappe di Venezia e del Veneto. Nacque a Puos d'Alpago, nell'attuale provincia di Belluno, nel Veneto, figlio di Alessandro e di Alba Pastorini, ma visse e lavorò principalmente a Venezia prima di tornare in terra natia, negli ultimi anni di vita, e dove morì, ad Alpago, ad 83 anni. Anche il fratello Giuseppe (1763-1803) fu incisore. Tra le sue altre varie opere, nel 1779 collaborò con Francesco Tironi alla realizzazione di una cartella di ventiquattro incisioni di isole della laguna di Venezia intitolato 24 Prospettive delle isole della laguna di Venezia. Molte delle incisioni raffigurano comunità fiorenti in isole oggi desolate.
Per il foglio di sud-ovest della carta, vedere
Acquaforte, impressa su carta vergata coeva, con margini, in perfetto stato di conservazione. Eccellente esemplare di questa carta assai rara.
Bibliografia
Stefano Bifolco in “La cartografia italiana in età Napoleonica (17696-1815)”, pp. 127-129.
Vincenzo FORMALEONI (Fiorenzuola d'Arda 1752 - Mantova 1797)
Scarse sono le notizie sulla sua educazione e sugli anni giovanili. Nel 1775 era correttore nella grande stamperia di Antonio Zatta, col quale rimase sempre in buoni rapporti. Contemporaneamente faceva pratica di cartografia e si dedicava agli studi geografici. Nel 1776 pubblicò la sua prima esperienza, una carta topografica del dogado dedicata a Pietro Gradenigo. Collaborava intanto con il grande cartografo padovano A.G. Rizzi Zannoni alla realizzazione del primo foglio della Gran carta del Padovano, ritenuta una delle più rilevanti opere cartografiche della fine del Settecento. e. Tra 1777 e 1780 pubblicò sempre a proprie spese una Descrizione topografica e storica del Bergamasco ed un’altra del dogado di Venezia, nonché un saggio idrografico sulle acque dello stato veneto. Furono certamente le competenze in tale campo che gli valsero nel 1778 la nomina da parte dei Provveditori ai beni comunali a “pubblico perito agrimensore”12
Negli anni successivi, ad alcuni romanzi di carattere storico-avventuroso, affiancò ulteriori libri sulla nautica antica e sulla storia della navigazione.
All’attività pubblicistica, come autore, accompagnò presto una brillante attività editoriale, ricchissima di iniziative, anche se non tutte condotte a termine. Tra le sue iniziative più interessanti vi sono la prima edizione veneta del Dei delitti e delle pene, per
la quale aveva invano contattato Beccaria. La permanenza di Formaleoni a Venezia si concluse improvvisamente nel maggio del 1792 quando, in occasione della morte dell'ammiraglio Angelo Emo, iparafrasò sarcasticamente, con lo pseudonimo di Onocefalo Cinaglosa, la roboante orazione funebre dell'abate U. Bregolini.
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Vincenzo FORMALEONI (Fiorenzuola d'Arda 1752 - Mantova 1797)
Scarse sono le notizie sulla sua educazione e sugli anni giovanili. Nel 1775 era correttore nella grande stamperia di Antonio Zatta, col quale rimase sempre in buoni rapporti. Contemporaneamente faceva pratica di cartografia e si dedicava agli studi geografici. Nel 1776 pubblicò la sua prima esperienza, una carta topografica del dogado dedicata a Pietro Gradenigo. Collaborava intanto con il grande cartografo padovano A.G. Rizzi Zannoni alla realizzazione del primo foglio della Gran carta del Padovano, ritenuta una delle più rilevanti opere cartografiche della fine del Settecento. e. Tra 1777 e 1780 pubblicò sempre a proprie spese una Descrizione topografica e storica del Bergamasco ed un’altra del dogado di Venezia, nonché un saggio idrografico sulle acque dello stato veneto. Furono certamente le competenze in tale campo che gli valsero nel 1778 la nomina da parte dei Provveditori ai beni comunali a “pubblico perito agrimensore”12
Negli anni successivi, ad alcuni romanzi di carattere storico-avventuroso, affiancò ulteriori libri sulla nautica antica e sulla storia della navigazione.
All’attività pubblicistica, come autore, accompagnò presto una brillante attività editoriale, ricchissima di iniziative, anche se non tutte condotte a termine. Tra le sue iniziative più interessanti vi sono la prima edizione veneta del Dei delitti e delle pene, per
la quale aveva invano contattato Beccaria. La permanenza di Formaleoni a Venezia si concluse improvvisamente nel maggio del 1792 quando, in occasione della morte dell'ammiraglio Angelo Emo, iparafrasò sarcasticamente, con lo pseudonimo di Onocefalo Cinaglosa, la roboante orazione funebre dell'abate U. Bregolini.
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