Le bateau atelier (Daubigny nello studio)
Riferimento: | S42310 |
Autore | Charles-Francois DAUBIGNY |
Anno: | 1874 |
Misure: | 180 x 127 mm |
Riferimento: | S42310 |
Autore | Charles-Francois DAUBIGNY |
Anno: | 1874 |
Misure: | 180 x 127 mm |
Descrizione
Acquaforte e puntasecca, 1862, iscritta sotto l'immagine: (a sinistra) "Daubigny"; (a destra) "Imp. Delȃtre Paris".
Stato finale, II di II (Deteil) o III di III (Melot), pubblicato nella "Gazette des Beaux-Arts", 1874, e stampato da Auguste Delâtre.
"Le Bateau Atelier" fu pubblicato per la prima volta nel 1862 da Alfred Cadart (1828-75), nell’opera Voyage en Bateau, un libro-raccolta di incisioni che raccontano le imprese di viaggio del Botin, la barca attrezzata a studio di Charles Daubigny. Lunga otto metri e mezzo, ha il fondo in quercia piatto, e un pescaggio di soli cinquanta centimetri. La cabina, in legno di abete, è alta un metro e sessanta, lunga due. Un po’ scomoda secondo Daubigny, che la fa alzare di quindici centimetri e allungare di venti, con una zona “dalla quale dipingere en plein air”.
Ricavate due finestrelle, ripiani e mensole per stoviglie, ecco che ‘il cabinato’ è pronto, con due derive laterali all’olandese per sopperire al basso pescaggio.
Daubigny è il Capitano, il figlio Mark che lo accompagnerà sempre è il mozzo, l’amico pittore Camille Corot, che a quanto pare prendeva parte ai pranzi di partenza e di arrivo, Ammiraglio Onorario. Entusiasta della nuova avventura ne registra i momenti più simpatici in un blocchetto schizzi (di 47 disegni), da condividere con amici e famigliari. Il carnet non è giunto a noi, l’ipotesi è che sia stato smembrato dallo stesso Daubigny. I fogli che rimangono sono conservati al Louvre.
Grazie all’editore Alfred Cadart, che nel 1862 aveva fondato la Societé des aquafortistes per ridare vita e restituire ai pittori la tecnica dell’acquaforte, abbiamo questo prezioso libro, stampato lo stesso anno a Parigi da Auguste Delâtre. Dei numerosi schizzi del carnet originale, Cadart seleziona quindici fogli da realizzare in acquaforte. Daubigny, bravissimo incisore (si era mantenuto per anni come illustratore) ne trattiene la freschezza e il verso: esegue il disegno su carta semi-trasparente che poi riporta rovesciato sulla lastra preparata per l’acquaforte. Così facendo, la stampa che ottiene non è a specchio, ma l’immagine ‘si rigira’ nuovamente nel verso dell’originale.
Nel 2017, in occasione bicentenario della nascita, Daubigny e Le Botin sono stati oggetto di nuove ricerche e mostre. Un modellino della barca è esposto a Parigi al Louvre (Dessiner en plein air. Variations du dessin sur nature, fino al 29 gennaio 2018). Nel settembre 2017 Le Botin è stato fedelmente ricostruito e presentato nella piazza del comune di Auvers-sur-Oise, dove Daubigny aveva una casa estiva (descritta e dipinta da Van Gogh).
Charles Francois Daubigny (1817 – 1878) Fu uno dei più sensibili paesaggisti dell'Ottocento francese. Studiò dapprima col padre poi, dopo un viaggio in Italia (1835), con F.-M. Granet e P. Delaroche. La sua maniera personale cominciò a delinearsi verso il 1845-50 e si precisò dopo l'incontro con C. Corot (1852). Fu vicino ai paesaggisti della scuola di Barbizon ma non fece parte del loro gruppo. I suoi paesaggi hanno un taglio più arioso, un accento più romantico, talvolta un'estrosa audacia di rapporti.
Bibliografia
Melot, Graphic Art of the Pre-Impressionists, D111; Delteil, Le Peintre-Graveur Illustré - XIXe et XXe siècles, n. 111.
Charles-Francois DAUBIGNY (1817 – 1878)
Charles Francois Daubigny fu uno dei più sensibili paesaggisti dell'Ottocento francese. Studiò dapprima col padre poi, dopo un viaggio in Italia (1835), con F.-M. Granet e P. Delaroche. La sua maniera personale cominciò a delinearsi verso il 1845-50 e si precisò dopo l'incontro con C. Corot (1852). Fu vicino ai paesaggisti della scuola di Barbizon ma non fece parte del loro gruppo. I suoi paesaggi hanno un taglio più arioso, un accento più romantico, talvolta un'estrosa audacia di rapporti.
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Charles-Francois DAUBIGNY (1817 – 1878)
Charles Francois Daubigny fu uno dei più sensibili paesaggisti dell'Ottocento francese. Studiò dapprima col padre poi, dopo un viaggio in Italia (1835), con F.-M. Granet e P. Delaroche. La sua maniera personale cominciò a delinearsi verso il 1845-50 e si precisò dopo l'incontro con C. Corot (1852). Fu vicino ai paesaggisti della scuola di Barbizon ma non fece parte del loro gruppo. I suoi paesaggi hanno un taglio più arioso, un accento più romantico, talvolta un'estrosa audacia di rapporti.
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