La ricerca tra i bagagli dei fratelli di Giuseppe
Riferimento: | s46555 |
Autore | Leon DAVENT detto "Maestro L.D." |
Anno: | 1546 ca. |
Misure: | 435 x 320 mm |
Riferimento: | s46555 |
Autore | Leon DAVENT detto "Maestro L.D." |
Anno: | 1546 ca. |
Misure: | 435 x 320 mm |
Descrizione
Acquaforte, circa 1546, firmata in lastra in basso 'Bol. inventeur a Fonteinebleau'. L.D.
Da un soggetto del Primaticcio nel Palazzo di Fontainebleau.
Il soggetto della composizione non è chiarissimo, anche se, secondo le ultime interpretazioni, dovrebbe trattarsi della vendita di Giuseppe da parte dei fratelli ai mercanti. È in corso una sorta di transazione: il giovane a destra del centro tiene una catena come se ne valutasse il peso, mentre l'uomo barbuto al centro a destra cerca nel suo mantello un borsellino. Il forziere all'estrema sinistra, aperto da uno dei giovani, sembra far uscire una gamba, presumibilmente quella di Giuseppe legato.
L'opera di Primaticcio, di cui Davent ha preservato l'invenzione, si trovava forse nel Gabinetto del Re a Fontainebleau, accanto a Vulcano e al Ciclope che forgia le frecce. Due disegni si riferiscono a questa composizione: uno, conservato agli Uffizi, è probabilmente del bolognese; l'altro, a Windsor, come controparte della stampa, è attribuito a Luca Penni. Questa particolarità ha spinto Boorsch a immaginare una copia realizzata da Penni e poi utilizzata da Léon Davent come modello di stampa. Questa ipotesi, che ha il pregio di conciliare l'attribuzione del disegno con l'indubbia paternità primatista dell'immagine (l'iscrizione Bol inventeur lo certifica), è tuttora oggetto di dibattito.
Il soggetto dell’incisione, che veniva intitolata piuttosto vagamente Uomini raccolti intorno a un cammello, è stato collegato a un episodio biblico tratto dalla Genesi, quello di Giuseppe venduto dai suoi fratelli: “Videro una carovana di Ismaeliti che veniva da Galaad; i loro cammelli erano carichi di spezie, balsamo e mirra, che trasportavano in Egitto [...]. Mentre i mercanti madianiti passavano, tirarono fuori Giuseppe dalla cisterna e lo vendettero per venti sicli d'argento agli Ismaeliti, che lo portarono in Egitto” (cfr. Genesi 37, 23-28). Zerner vuole riconoscere in questa scena la ricerca dei bagagli dei fratelli di Giuseppe.
La stessa composizione è stata incisa in senso opposto dal Maestro della Storia di Cadmo, acquaforte che si discosta dall'opera di Davent per i notevoli cambiamenti nello sfondo.
La Scuola di Fontainbleau (francese: École de Fontainebleau) (1530 circa - 1610 circa) si riferisce a due periodi di produzione artistica in Francia durante il tardo Rinascimento francese, incentrati sul Palazzo reale di Fontainebleau, che furono cruciali nella formazione del manierismo settentrionale e rappresentano la prima grande produzione di arte manierista italiana in Francia. Sebbene non esistano prove certe, la maggior parte degli studiosi concorda sull'esistenza di un laboratorio di stampa nel Palazzo di Fontainebleau, che riproduceva i disegni degli artisti per le loro opere nel palazzo e altre composizioni da loro realizzate. Gli stampatori più produttivi furono Léon Davent, Antonio Fantuzzi e Jean Mignon, seguiti dal "misterioso" artista noto dal suo monogramma come "Maestro I♀V"; la bottega sembra essere stata attiva tra il 1542 circa e il 1548 al più tardi; quando, dopo la morte del suo mecenate Francesco I (1547), i finanziamenti per il palazzo terminarono e la scuola si disperse. L'intento dell'atelier era quello di diffondere il nuovo stile che si stava sviluppando nel palazzo in modo più ampio, sia in Francia che presso i coetanei degli italiani in Italia.
Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “piccolo cerchio” (tipica carta delle incisioni di Fointanebleau, cf. Jenkins p. 109, fig. 4.1), rifilata al rame, minimi restauri perfettamente eseguiti in basso sotto la firma, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Bibliografia
Catherine Jenkins, Prints at the Court of Fontainebleau c. 1542-47, LD 59; Nathalie Strasser in “Le Beau Style 1520-1620 Gravures Manieristes de la Collection Georg Baselitz”, p. 102; Zerner, Ecole de Fontainebleau. Gravures (LD.59); Bartsch, Le Peintre graveur (XVI.331.63); M. Clayton, The Art of Italy in the Royal Collection: Renaissance and Baroque, n. 43.
Leon DAVENT detto "Maestro L.D." (Attivo tra il 1540 ed il 1556 a Fontainebleau)
Incisore francese. Si conosce molto poco della sua vita e della sua carriera. Solo una delle sue incisioni, Apostoli in Contemplazione di Cristo e della Vergine (1546) sullo stile di Giulio Romano, riporta il nome per intero, ‘Lion Daven’; tutte le altre hanno solo il monogramma ‘L.D.’, sotto il quale è solitamente catalogato. Fino agli studi di Herbet, questo monogramma era ritenuto la firma di Fleming Léonard Thiry. Davent realizzò incisioni fino al 1540, per poi passare alle acqueforti nel 1543 - 4. Herbet gli attribuì 221 lastre, Zerner solo 98.
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Leon DAVENT detto "Maestro L.D." (Attivo tra il 1540 ed il 1556 a Fontainebleau)
Incisore francese. Si conosce molto poco della sua vita e della sua carriera. Solo una delle sue incisioni, Apostoli in Contemplazione di Cristo e della Vergine (1546) sullo stile di Giulio Romano, riporta il nome per intero, ‘Lion Daven’; tutte le altre hanno solo il monogramma ‘L.D.’, sotto il quale è solitamente catalogato. Fino agli studi di Herbet, questo monogramma era ritenuto la firma di Fleming Léonard Thiry. Davent realizzò incisioni fino al 1540, per poi passare alle acqueforti nel 1543 - 4. Herbet gli attribuì 221 lastre, Zerner solo 98.
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