La figlia di Cimone sostiene il padre carcerato
Riferimento: | S30761 |
Autore | Georges Reverdy [Giorgio Reverdino] |
Anno: | 1542 ca. |
Misure: | 320 x 415 mm |
Riferimento: | S30761 |
Autore | Georges Reverdy [Giorgio Reverdino] |
Anno: | 1542 ca. |
Misure: | 320 x 415 mm |
Descrizione
Bulino, 1542, datato in lastra sul basamento del pilastro. Da un soggetto di Rosso fiorentino.
Esemplare nel secondo stato di due, con l’indirizzo di Antonio Salamanca.
Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “scudo con lettera M e stella” (Briquet 8390-91-92), con inusuali ampi margini, in perfetto stato di conservazione.
L’opera raffigura Pero, figlia di Cimone ateniese, che alimenta col proprio latte il vecchio padre, costretto in carcere. Scoperta dalle guardie, sarà rilasciata insieme al padre per la pietas di cui aveva dato prova. L’invenzione del soggetto, dall’Armano attribuito a Raffaello, è stato definitivamente identificato dalla Borea nel rilievo in stucco del Rosso fiorentino sotto l’affresco della Galleria di Francesco I, a Fontainbleau, raffiguranti Cleobi e Micone.
Carroll (1987) sostiene che l’incisione non derivasse dallo stucco ma da un disegno perduto di Rosso fiorentino, poiché nella stampa sono presenti elementi assenti nello stucco, vicini comunque allo stile del Rosso. Carroll respinge l'attribuzione del Bartsch a Georges Reverdy, e anche il suggerimento di Zerner del 1972 a Domenico del Barbiere, sulla base di affinità stilistiche. Secondo Massari, la stampa è da attribuirsi a Giulio Bonasone. Attualmente l’opera è attribuita a Georges Reverdy.
Il tema della Pietas filiale era molto sentito nell’antica Roma. Non è un caso, infatti, che proprio il soggetto di Cimone e Pero – tradita anche da Valerio Massimo - si trovi già rappresentata a Pompei nella villa di Valerio Frontone. Si narra che a Roma In ricordo di questo esempio di amore filiale che fu eretto nel foro Olitorio, nel 181 a.C., un tempio dedicato alla Pietas, poi sostituito dalla basilica di San Nicola in carcere. L’iconografia conobbe una grande diffusione sia nel Rinascimento che per tutto il Seicento, e di solito è nota con il titolo Carità Romana.
Al verso timbro della collezione Benedic Penon (Lugt, 3830).
Bibliografia
Bartsch, XV.487.2; Borea, Il Primato del Disegno, p. 261 n. 664; Eugene A. Carroll, Drawings, Prints, and Decorative Arts, Washington, National Gallery of Art 1987, 81; Massari, Iulio Bonasone, p. 34, 5; Henri Zerner, 440.
Georges Reverdy [Giorgio Reverdino] (Attivo 1529 – 1557)
Giorgio Reverdino (francesizzato in Georges Reverdy) è stato un artista di origini italiane e particolarmente attivo in Francia. Pittore e soprattutto incisore su rame e xilografo, erroneamente ritenuto di origine veneziana, padovana, bolognese o francese, era chiamato anche Cesare o Gaspare. Nato probabilmente in Piemonte, a Chivasso, apprese forse la pratica del bulino a Roma, alla bottega di Marcantonio Raimondi. Dal 1528 alla morte risulta attivo a Lione, dove lascia una serie di xilografie per libri e di incisioni a bulino, molte delle quali firmate o monogrammate, di qualità non omogenea.
Gli studiosi si sono sempre divisi sull’origine di questo particolare artista; il fatto che Reverdy fosse originario del Piemonte viene certificato nel saggio di Alessandro Baudi di Vesme, che fa notare come già nel Premier volume de la Bibliotheque du sieur de la Croix du Maine, pubblicato a Parigi nel 1584 e dedicato a Enrico III re di Francia, si legge: “Georges Reverdy Piedmontois, excellent graveur au burin.. florissait à Lyon l’an 1555”. Sempre Baudi di Vesme sottolinea come fosse Chivasso la probabile città di origine del Reverdino.
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Georges Reverdy [Giorgio Reverdino] (Attivo 1529 – 1557)
Giorgio Reverdino (francesizzato in Georges Reverdy) è stato un artista di origini italiane e particolarmente attivo in Francia. Pittore e soprattutto incisore su rame e xilografo, erroneamente ritenuto di origine veneziana, padovana, bolognese o francese, era chiamato anche Cesare o Gaspare. Nato probabilmente in Piemonte, a Chivasso, apprese forse la pratica del bulino a Roma, alla bottega di Marcantonio Raimondi. Dal 1528 alla morte risulta attivo a Lione, dove lascia una serie di xilografie per libri e di incisioni a bulino, molte delle quali firmate o monogrammate, di qualità non omogenea.
Gli studiosi si sono sempre divisi sull’origine di questo particolare artista; il fatto che Reverdy fosse originario del Piemonte viene certificato nel saggio di Alessandro Baudi di Vesme, che fa notare come già nel Premier volume de la Bibliotheque du sieur de la Croix du Maine, pubblicato a Parigi nel 1584 e dedicato a Enrico III re di Francia, si legge: “Georges Reverdy Piedmontois, excellent graveur au burin.. florissait à Lyon l’an 1555”. Sempre Baudi di Vesme sottolinea come fosse Chivasso la probabile città di origine del Reverdino.
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