Veduta della Trinità de' Monti
Riferimento: | S45833 |
Autore | Agostino PENNA |
Anno: | 1827 |
Zona: | Trinità dei Monti |
Misure: | 580 x 430 mm |
Riferimento: | S45833 |
Autore | Agostino PENNA |
Anno: | 1827 |
Zona: | Trinità dei Monti |
Misure: | 580 x 430 mm |
Descrizione
Acquaforte, 1827, firmata e datata in lastra in basso.
Appartiene alla rarissima serie Vedute pittoriche de’ monumenti antichi e moderni di Roma, pubblicata a partire dal 1827 e fino al 1830.
Agostino Penna (1807-1881), benché non possa ascriversi tra i personaggi di spicco della scena artistica romana della prima metà dell’Ottocento – in particolare nell’ambito del vedutismo, su cui domina pressoché incontrastata la figura di Luigi Rossini – la sua opera grafica, nel complesso quantitativamente piuttosto esigua, presenta tuttavia elementi di indubbia originalità. Penna fu, soprattutto, pienamente partecipe del clima di rinnovamento degli studi archeologici della Roma di Carlo Fea e Antonio Nibby, coincidente con i tanti scavi e restauri di antichità degli anni Venti e Trenta del XIX secolo.
La serie di stampe Vedute pittoriche de’ monumenti antichi e moderni di Roma vide la luce grazie alla sottoscrizione di un gruppo di associati di cui purtroppo non si conoscono i nomi ma che doveva includere anche artisti affermati: di ogni singola uscita dà puntuale riscontro il “Diario di Roma” (in soli due casi gli annunci appaiano nelle coeve “Notizie del giorno”), fatto eccezionale, dal momento che Penna figura come l’unico incisore della cui produzione venga dato così ampio risalto e con tale frequenza dal periodico romano.
Inevitabile il confronto con le contemporanee immagini di Roma che il prolifico Luigi Rossini continuava a pubblicare concrescente successo. Penna sembra volersi creare uno stile e una costruzione della veduta originali, cercando punti di vista e tagli inediti per distinguere la sua opera grafica da quella dell’architetto ravennate.
“La prima stampa che apre la serie dei Monumenti antichi e moderni di Roma è la Veduta della Trinità dei Monti, così descritta nel “Diario di Roma” del 4 aprile 1827: È uscito il primo foglio della serie delle Vedute pittoriche de’ monumenti antichi e moderni di Roma, incise in rame da Agostino Penna. L’accennato primo foglio rappresenta la chiesa della SSma Trinità dei Monti colla vista di Monte Mario. Esso sarà seguito dall’altro che rappresenta la Mole Adriana, ossia il Forte Sant’Angelo; e così successivamente verranno pubblicandosi gli ulteriori fogli, a norma del manifesto già diramato dallo stesso valente Incisore, che da bel principio ha fatto conoscere al Pubblico quanta premura egli abbia di corrispondere alle sue promesse e di eseguire le incisioni con tutta la sua perizia. Penna esordisce con una veduta della chiesa della Trinità dei Monti con lo sfondo di Villa Medici inquadrata dal termine della via Felice, oggi Sistina, con un effetto simile a quello che prova tutt’oggi chi giunge sulla sommità del Pincio con l’improvvisa, ariosa apertura sulla parte settentrionale della città. L’immediatezza dello studio dal vero si coglie nella capacità di registrare gli effetti della luce del mattino e i dettagli naturalistici e architettonici; il punto di vista scelto non costituisce una novità, ritrovandosi tale e quale, ad esempio, in un noto dipinto del 1808 di François Granet (1775-1849) oggi al Louvre (RF 1981-12), praticamente sovrapponibile, per impaginazione e trattamento delle luci, al disegno di Penna, dove identiche sono persino le ombre proiettate dagli edifici, segno evidente che quel punto di vista e quelle ore anti-meridiane erano ormai divenuti canonici tra i vedutisti del tempo, incluso ad esempio Antonio Acquaroni (?-1874), autore di un’incisione acquerellata di identico taglio. I personaggi raffigurati nel disegno di Penna non corrispondono a quelli della stampa, realizzati sicuramente da altro mano, una delega piuttosto diffusa tra gli architetti-vedutisti del tempo: lo stesso Luigi Rossini si avvaleva della collaborazione di Bartolomeo Pinelli in veste di figurista ed è quindi ipotizzabile che anche Penna potesse essersi rivolto a lui per alcune stampe, come mi sembra rilevabile in particolare nell’incisione con il Portico d’Ottavia; si potrebbe ipotizzare anche una possibile collaborazione con il figlio di Bartolomeo, Achille, all’epoca vicino di casa di Penna, sulla cui biografia restano ancora molti vuoti da colmare. Nell’incisione compare in basso a sinistra la scritta “dis. da presso la natura”, che rimanda alla pratica degli studi d’après nature che aveva sostanziato l’opera di molti pittori di fine secolo, tra cui Pierre-Henri de Valenciennes. Questa iscrizione, nella sua variante “disegnò dal vero”, compare in tutta l’opera grafica di Penna, anche se viene spontaneo domandarsi se questi disegni di grande formato, così pazientemente rifiniti, possano essere stati realmente disegnati dal vero” (cfr. Racioppi, Disegni di vedute e antichità di Roma di Agostino Penna (1807-1881) incisore e archeologo romano, pp. 294-295).
Bellissima prova, impressa su carta coeva, in ottimo stato di conservazione. Opera molto rara.
Bibliografia
Pier Paolo Racioppi, Disegni di vedute e antichità di Roma di Agostino Penna (1807-1881) incisore e archeologo romano, in "Studi sul Settecento Romano", 31, 2015, a cura di E. Debenedetti.
Agostino Penna (1807-1881), benché non possa ascriversi tra i personaggi di spicco della scena artistica romana della prima metà dell’Ottocento – in particolare nell’ambito del vedutismo, su cui domina pressoché incontrastata la figura di Luigi Rossini – la sua opera grafica, nel complesso quantitativamente piuttosto esigua, presenta tuttavia elementi di indubbia originalità. Penna fu, soprattutto, pienamente partecipe del clima di rinnovamento degli studi archeologici della Roma di Carlo Fea e Antonio Nibby, coincidente con i tanti scavi e restauri di antichità degli anni Venti e Trenta del XIX secolo.
Penna nacque a Roma il 21 dicembre 1807 e visse, fino ad oltre i trent’anni, nella parrocchia di Santa Maria Maggiore, in un appartamento in via di San Paolo Primo Eremita, insieme al padre, rimasto vedovo, ed ai tre fratelli minori Luigi, Stefano e Camillo. Dovette verosimilmente apprendere l’arte incisoria dal padre, che non risulta aver avuto un proprio studio distinto dall’abitazione; quest’ultima era comunque situata in prossimità delle Quattro Fontane, non lontana da piazza Barberini, area con una notevole concentrazione di studi di artisti e scultori, meta di turisti in cerca di opere da acquistare, quali statue, dipinti, stampe e souvenirs.
Non si hanno notizie su come e dove Penna avesse appreso i principi del disegno, ed in particolare di quello architettonico, ma sta di fatto che, non ancora ventenne, si mise in luce con una serie di vedute di piccolo formato dedicate ad antichità romane, con il titolo Raccolta di dodici Vedute antiche di Roma disegnate ed incise alla pittorica da Agostino Penna nell’anno 1827 su commissione della Calcografia Camerale.
Sempre nel 1827 Penna iniziò a produrre una serie di incisioni, di formato stavolta più grande, con vedute di Roma antica e moderna, molto ben pubblicizzate dal “Diario di Roma”: l’opera venne intrapresa su sottoscrizione con il contributo di un “copioso numero degli artisti principali che si sono associati”. Gli anni compresi tra il terzo e il quarto decennio del XIX secolo furono senz’altro i più prolifici e il suo nome compare a più riprese negli elenchi degli esercizi commerciali dei professionisti sotto la voce Incisori in rame; lo studio di Penna risulta ubicato inizialmente in via delle Quattro Fontane 49 e in seguito in via dei Chiavari, dove risiedeva.
Dagli anni Quaranta la sua attività di incisore sembra iniziare a diradarsi, limitandosi probabilmente alla sola traduzione a stampa di invenzioni altrui, come nel caso della grande incisione del Panorama di Roma (1846) basata su un disegno di Wilhelm Friedrich Gmelin(1760-1820) iniziata ad essere incisa da Wilhelm Noack (1800-1833) verso il 1830 ma lasciata incompiuta. Dovette incominciare da questo momento in poi ad intraprendere pressoché esclusivamente l’attività di commerciante di stampe e di agente corrispondente per la vendita di pubblicazioni periodiche estere. Penna morì il 7 novembre 1881 ed il funerale fu officiato nella chiesa della sua parrocchia, San Carlo ai Catinari: nel libro parrocchiale dei defunti è registrato come “Penna Don Augustinus Romanus”, segno che l’anziano artista doveva godere allora di una notevole reputazione
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Agostino Penna (1807-1881), benché non possa ascriversi tra i personaggi di spicco della scena artistica romana della prima metà dell’Ottocento – in particolare nell’ambito del vedutismo, su cui domina pressoché incontrastata la figura di Luigi Rossini – la sua opera grafica, nel complesso quantitativamente piuttosto esigua, presenta tuttavia elementi di indubbia originalità. Penna fu, soprattutto, pienamente partecipe del clima di rinnovamento degli studi archeologici della Roma di Carlo Fea e Antonio Nibby, coincidente con i tanti scavi e restauri di antichità degli anni Venti e Trenta del XIX secolo.
Penna nacque a Roma il 21 dicembre 1807 e visse, fino ad oltre i trent’anni, nella parrocchia di Santa Maria Maggiore, in un appartamento in via di San Paolo Primo Eremita, insieme al padre, rimasto vedovo, ed ai tre fratelli minori Luigi, Stefano e Camillo. Dovette verosimilmente apprendere l’arte incisoria dal padre, che non risulta aver avuto un proprio studio distinto dall’abitazione; quest’ultima era comunque situata in prossimità delle Quattro Fontane, non lontana da piazza Barberini, area con una notevole concentrazione di studi di artisti e scultori, meta di turisti in cerca di opere da acquistare, quali statue, dipinti, stampe e souvenirs.
Non si hanno notizie su come e dove Penna avesse appreso i principi del disegno, ed in particolare di quello architettonico, ma sta di fatto che, non ancora ventenne, si mise in luce con una serie di vedute di piccolo formato dedicate ad antichità romane, con il titolo Raccolta di dodici Vedute antiche di Roma disegnate ed incise alla pittorica da Agostino Penna nell’anno 1827 su commissione della Calcografia Camerale.
Sempre nel 1827 Penna iniziò a produrre una serie di incisioni, di formato stavolta più grande, con vedute di Roma antica e moderna, molto ben pubblicizzate dal “Diario di Roma”: l’opera venne intrapresa su sottoscrizione con il contributo di un “copioso numero degli artisti principali che si sono associati”. Gli anni compresi tra il terzo e il quarto decennio del XIX secolo furono senz’altro i più prolifici e il suo nome compare a più riprese negli elenchi degli esercizi commerciali dei professionisti sotto la voce Incisori in rame; lo studio di Penna risulta ubicato inizialmente in via delle Quattro Fontane 49 e in seguito in via dei Chiavari, dove risiedeva.
Dagli anni Quaranta la sua attività di incisore sembra iniziare a diradarsi, limitandosi probabilmente alla sola traduzione a stampa di invenzioni altrui, come nel caso della grande incisione del Panorama di Roma (1846) basata su un disegno di Wilhelm Friedrich Gmelin(1760-1820) iniziata ad essere incisa da Wilhelm Noack (1800-1833) verso il 1830 ma lasciata incompiuta. Dovette incominciare da questo momento in poi ad intraprendere pressoché esclusivamente l’attività di commerciante di stampe e di agente corrispondente per la vendita di pubblicazioni periodiche estere. Penna morì il 7 novembre 1881 ed il funerale fu officiato nella chiesa della sua parrocchia, San Carlo ai Catinari: nel libro parrocchiale dei defunti è registrato come “Penna Don Augustinus Romanus”, segno che l’anziano artista doveva godere allora di una notevole reputazione
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