Deposizione
Riferimento: | S42209 |
Autore | Giuseppe Bernardino Bison |
Anno: | 1827 |
Misure: | 260 x 202 mm |
Riferimento: | S42209 |
Autore | Giuseppe Bernardino Bison |
Anno: | 1827 |
Misure: | 260 x 202 mm |
Descrizione
Litografia, 1827, firmata in basso a sinistra “Bison inv. e del.”. In basso a destra troviamo le indicazioni editoriali e la data “Lit. B. Degenhart Trieste 1827”.
Magnifica prova, impressa su carta coeva, in perfetto stato di conservazione. Al verso stampa, decentrata e quindi tagliata, dello stesso soggetto.
Pittore già affermato, Bernardino Bison giunge a Trieste intorno al 1800, dove si avvantaggerà dell'amicizia con Matteo Pertsch e lo scultore Antonio Bosa collaborando alle decorazioni di Palazzo Carciotti e Palazzo della Borsa. È questo il periodo in cui conseguirà una posizione che non tardò a tradursi in un notevole successo di mercato e il maestro, in seguito alle richieste, moltiplicò la produzione di dipinti, dando vita a molti generi. Il mercato collezionistico, e particolarmente quello triestino, mostrava apprezzamento per i paesaggi e i capricci, dove Bison metteva a frutto le sue indubbie doti di scenografo trovando una quantità di temi, facilmente accessibili per il prezzo non elevato giustificato anche dal formato da cavalletto delle opere.
“Si possono interpretare come il tentativo di accrescere ulteriormente il proprio mercato le prove che Bison fece nel 1827 in campo litografico. Esperimento non andato a buon fine visto l’esiguo numero di pezzi e soprattutto il valore quasi artigianale di queste composizioni. Oggi sono noti dodici esemplari, tutti usciti presso la tipografia Degenhart. Quattro recano il titolo Costumi di Trieste e sono ispirati a quelle raccolte di costumi pittoreschi incise a Roma da Bartolomeo Pinelli che tanto successo avevano avuto preso il pubblico. Altrettanti raffigurano invece il genere prediletto da Bison: una scena di osteria e tre vedute della città di Trieste e del Carso. Fanno eccezione gli ultimi quattro soggetti a tematica sacra: la Deposizione, la Resurrezione – ripetuta due volte – e Elia nutrito dal corvo, quest’ultimo assai prossimo ai suoi minuscoli paesaggi con figure” (cfr. Giuseppe Pavanello Alberto Craievich e Daniele D’Anza, Giuseppe Bernardino Bison, Collana d’Arte della Fondazione CRTrieste, 2012, p. 41).
Le litografie di Bison sono pertanto rarissime e vanno dunque interpretate come studi per apprendere un ulteriore mezzo di espressione artistica. Non deve sorprendere il tema sacro di questa litografia; la Deposizione era un tema caro al Bison che lo aveva interpretato anche in pittura. La stampa al verso dello stesso soggetto conferma che si tratta di una prova di stampa dell’artista stesso.
Bibliografia
C. Alberici, Le litografie di Giuseppe Bernardino Bison, in “Udine. Bollettino della Biblioteca e dei Musei Civici e delle Biennali d’arte Antica”, 3, 1964, pp. 5-17; Giuseppe Pavanello Alberto Craievich e Daniele D’Anza, Giuseppe Bernardino Bison, Collan
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Giuseppe Bernardino Bison (Palmanova 1762 - Milano 1844)
Giuseppe Bernardino Bison (o Bisson) nasce a Palmanova nel 1762. Dopo il trasferimento con la famiglia a Brescia, studia disegno presso il pittore Gerolamo Romani; per poi trasferirsi, sempre con la famiglia, a Venezia. Nella città lagunare, studia con il professore di figura Costantino Sedini (Cedini). A Venezia stringe amicizia con l'architetto Giannantonio Selva, tanto da seguirlo nel 1787 a Ferrara e ricevendone l'incarico di decorare palazzo Bottoni. Nello stesso anno Giuseppe Bernardino Bison è documentato anche a Padova al seguito dello scenografo Antonio Mauro, dal quale mutuerà l'interesse per le architetture classiche dipinte da Antonio Visentini e con il quale collabora alla realizzazione del teatro dei marchesi Obizzi che nel 1790 gli commissionano alcune decorazioni per il castello del Catajo di Battaglia Terme, presso Padova. Sempre in Padova è documentata nel, 1792, la decorazione di Palazzo Maffetti-Manzoni in cui ormai si affermerà l'aderenza ad un repertorio classicista contaminato da reminiscenze settecentesche e, dopo il 1793, sarà operativo nel trevigiano, ove affrescherà la volta della chiesa di Sant'Andrea a Venegazzù, l'oratorio di villa Bragadin a Ceggia e le decorazioni nelle ville, Raspi di Lancenigo e Spineda a Breda di Piave. Tra il 1798 e il 1800 collaborerà con il Selva alle decorazioni nelle opere da lui progettate o ristrutturate: nel Casino Soderini a Treviso, ove dipinge il Carro del Sole, e successivamente a Venezia con gli affreschi in Palazzo Dolfin Manin. A Trieste, Bernardino Bison, si avvantaggerà dell'amicizia con Matteo Pertsch e lo scultore Antonio Bosa collaborando alle decorazioni di Palazzo Carciotti e Palazzo della Borsa, e nel 1811 lo ritroviamo a Zara, nel Palazzo del Governatore, a Vipacco e a Gorizia (l'interno e il sipario del Teatro sociale), con opere oggi perdute. È questo il periodo in cui conseguirà una posizione che non tardò a tradursi in un notevole successo di mercato e il maestro, in seguito alle richieste, moltiplicò la produzione di dipinti, dando vita a molti generi. Il mercato collezionistico, e particolarmente quello triestino, mostrava apprezzamento per i paesaggi e i capricci, dove Bison metteva a frutto le sue indubbie doti di scenografo trovando una quantità di temi, facilmente accessibili per il prezzo non elevato giustificato anche dal formato da cavalletto delle opere. Nel 1831, a sessantanove anni, Giuseppe Bernardino Bison si trasferirà prima a Brescia e poi definitivamente a Milano, dove si dedicherà a piccoli lavori che non avranno grande successo, anche per l'affermarsi della "pittura romantica di storia". Morirà a Milano nel 1844.
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Bibliografia
C. Alberici, Le litografie di Giuseppe Bernardino Bison, in “Udine. Bollettino della Biblioteca e dei Musei Civici e delle Biennali d’arte Antica”, 3, 1964, pp. 5-17; Giuseppe Pavanello Alberto Craievich e Daniele D’Anza, Giuseppe Bernardino Bison, Collan
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Giuseppe Bernardino Bison (Palmanova 1762 - Milano 1844)
Giuseppe Bernardino Bison (o Bisson) nasce a Palmanova nel 1762. Dopo il trasferimento con la famiglia a Brescia, studia disegno presso il pittore Gerolamo Romani; per poi trasferirsi, sempre con la famiglia, a Venezia. Nella città lagunare, studia con il professore di figura Costantino Sedini (Cedini). A Venezia stringe amicizia con l'architetto Giannantonio Selva, tanto da seguirlo nel 1787 a Ferrara e ricevendone l'incarico di decorare palazzo Bottoni. Nello stesso anno Giuseppe Bernardino Bison è documentato anche a Padova al seguito dello scenografo Antonio Mauro, dal quale mutuerà l'interesse per le architetture classiche dipinte da Antonio Visentini e con il quale collabora alla realizzazione del teatro dei marchesi Obizzi che nel 1790 gli commissionano alcune decorazioni per il castello del Catajo di Battaglia Terme, presso Padova. Sempre in Padova è documentata nel, 1792, la decorazione di Palazzo Maffetti-Manzoni in cui ormai si affermerà l'aderenza ad un repertorio classicista contaminato da reminiscenze settecentesche e, dopo il 1793, sarà operativo nel trevigiano, ove affrescherà la volta della chiesa di Sant'Andrea a Venegazzù, l'oratorio di villa Bragadin a Ceggia e le decorazioni nelle ville, Raspi di Lancenigo e Spineda a Breda di Piave. Tra il 1798 e il 1800 collaborerà con il Selva alle decorazioni nelle opere da lui progettate o ristrutturate: nel Casino Soderini a Treviso, ove dipinge il Carro del Sole, e successivamente a Venezia con gli affreschi in Palazzo Dolfin Manin. A Trieste, Bernardino Bison, si avvantaggerà dell'amicizia con Matteo Pertsch e lo scultore Antonio Bosa collaborando alle decorazioni di Palazzo Carciotti e Palazzo della Borsa, e nel 1811 lo ritroviamo a Zara, nel Palazzo del Governatore, a Vipacco e a Gorizia (l'interno e il sipario del Teatro sociale), con opere oggi perdute. È questo il periodo in cui conseguirà una posizione che non tardò a tradursi in un notevole successo di mercato e il maestro, in seguito alle richieste, moltiplicò la produzione di dipinti, dando vita a molti generi. Il mercato collezionistico, e particolarmente quello triestino, mostrava apprezzamento per i paesaggi e i capricci, dove Bison metteva a frutto le sue indubbie doti di scenografo trovando una quantità di temi, facilmente accessibili per il prezzo non elevato giustificato anche dal formato da cavalletto delle opere. Nel 1831, a sessantanove anni, Giuseppe Bernardino Bison si trasferirà prima a Brescia e poi definitivamente a Milano, dove si dedicherà a piccoli lavori che non avranno grande successo, anche per l'affermarsi della "pittura romantica di storia". Morirà a Milano nel 1844.
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