Il Beato Filippo Benizzi, circondato da dodici scene della sua vita
Riferimento: | S42691 |
Autore | Anonimo - SCUOLA FIORENTINA del XV secolo |
Anno: | 1470 ca. |
Misure: | 182 x 257 mm |
Riferimento: | S42691 |
Autore | Anonimo - SCUOLA FIORENTINA del XV secolo |
Anno: | 1470 ca. |
Misure: | 182 x 257 mm |
Descrizione
Bulino, 1470 circa, privo di firma e indicazioni editoriali. Si tratta di una primitiva, anonima, incisione di Scuola Fiorentina, nello stile delle opere di Baccio Baldini.
Impressione molto buona, su carta vergata coeva con filigrana "tre monti con croce" (simile a Briquet nn. 11924 - 11925, che la descrive come carta prodotta a Reggio Emilia nella prima metà del XV secolo), rifilata alla lastra di rame, in ottimo stato di conservazione.
Secondo Mark Zucker (Anonymus Florentine Engravers, in "The Illustrated Bartsch") si conoscono solo tre impressioni di questo lavoro, conservate a Londra (British Museum), Berlino (Kupferstichekabinet) e New York (Metropolitan Museum of Art). Tutte sono tratte da una lastra usurata, quindi non sono ritenute delle tirature coeve.
Per la descrizione dell'opera rimandiamo proprio all’accurata scheda – tradotta - di Zucker:
“Su uno scudo in alto al centro, coronato e sostenuto da una coppia di mostri marini: l'emblema dell'Ordine dei Serviti, costituito dalla lettera S intrecciata con una M composta da una curva a ferro di cavallo con uno stelo di gigli come membro centrale verticale; su un cartiglio in basso al centro: BEATVS-PHILIPVS-DE FLORE/NTIA-ORDINIS-SERVOR[VM] ("Beato Filippo da Firenze dell'Ordine dei Servi"); sulle pagine del libro aperto: SER[V]/VS T/VVS/ SVM/ EGO/ F/ ILL//VS [ANCILLAE TUAE] ("Sono tuo servo e figlio [della tua serva]"; Salmo 116, 16); sotto il primo riquadro (in alto a sinistra), con una scena della Vergine e del Bambino che appaiono a Filippo, gli dicono di entrare nell'Ordine dei Serviti e gli consegnano il mantello: [C]O[ME] NOSTRA DON[N]A ("Come la Madonna..."); sotto il secondo riquadro a sinistra, con una scena di Filippo che esorcizza un demone da una donna posseduta: COMO FU LIBERAT[A] ("Come fu liberata"); sotto il terzo riquadro a sinistra, con una scena di Filippo che guarisce un invalido: CO[ME] LIBERO LO INFER[MO] ("Come liberò il malato"); sotto il quarto riquadro a sinistra, con la scena di un angelo che appare a Filippo e ad altri due membri del suo ordine a cena: CO[ME] LANGELO PORTO ("Come l'angelo portò..."); sotto il quinto riquadro a sinistra, con una scena di Filippo che intrattiene un gruppo di suore: [il sesto riquadro (più basso) a sinistra, con una scena di Filippo che si flagella davanti a una grotta, è privo di iscrizione]; sotto il primo riquadro (più alto) a destra, con una scena di Filippo che salva la città di Todi dal fuoco: CO[ME] LIBERO TODI ("Come liberò Todi"); sotto il secondo riquadro a destra, con una scena di Filippo che salva una nave in mare dai demoni: CO[MEJ LIBERO LA NA V[E] ("Come liberò la nave"); sotto il terzo riquadro a destra, con una scena di Filippo che predica a una prostituta (?): CO[ME] LIBERO LO INFICA ("Come liberò la prostituta [?]"); sotto il quarto riquadro a destra, con una scena di Filippo che salva un giovane che sta per essere impiccato: CO[ME] LIBERO DA M[O]RT[E] ("Come liberò dalla morte") [il quinto riquadro a destra, con una scena di Filippo che salva un giovane dalla tortura, è privo di iscrizione]; sopra il sesto riquadro (più basso) a destra, con una scena di Filippo che salva una donna dalle percosse: CO[ME] LIBERO LA DON[NA] ("Come liberò la donna").
Tutte le prove conosciute dell'incisione sono tirature “moderne” e presentano i segni dei fori di chiodi o rivetti negli angoli e sono state stampate dopo che la lastra era stata danneggiata, rilavorata e notevolmente usurata. La linea di fondo si è consumata a tal punto che gli abiti di Filippo appaiono quasi bianchi, sebbene l'abito dell'ordine sia nero. Nel suo stato originale, la stampa trasmetteva questo aspetto attraverso un sistema di fitto tratteggio del tipo di quello che si vede, ad esempio, sul mantello dell’analoga anonima incisione raffigurante Santa Caterina (TIB .042). L'analisi tecnica dell'incisione è difficile a causa del suo cattivo stato di conservazione. È chiaro che non ha mai avuto un carattere marcato, ma porta comunque tutti i segni della prima maniera fiorentina e tradisce la mano di un artigiano che lavora sotto l'influenza di Baccio Baldini, forse nel decennio del 1470.
Anche il soggetto dell'immagine ne proclama l'origine fiorentina. Filippo Benizzi (1233-1285) fu il più celebre tra i primi membri dell'unico ordine autoctono fiorentino, i Serviti o Servi della Beata Vergine Maria. Poiché il suo culto fu approvato solo nel 1516 ed egli fu canonizzato solo nel 1671, il cartiglio in fondo al foglio riporta il titolo di Filippo come Beatus (anziché Sanctus), ed è raffigurato con un nimbo raggiato che indica la sua beatitudine (anziché con un'aureola circolare che indica la santità). Filippo fu venerato e frequentemente raffigurato a partire dal XIV secolo, soprattutto a Firenze, dove nacque, e a Todi, dove morì e compì miracoli postumi (come il salvataggio della città dal fuoco, come si vede nel riquadro in alto a destra della stampa).
Qui appare nel modo consueto: indossa l'abito del suo ordine, calpesta un demone, tiene in mano un ramo di gigli e mostra un libro su cui è inciso, come in numerose altre rappresentazioni (cfr. Zucker 1993, p. 381, n. 48), un brano del Salmo 116. Sopra di lui, Cristo e una coppia di angeli reggono tre corone di aureola - il numero massimo possibile - per indicare la condizione di Filippo come vergine, dottore ( forse in onore della sua devozione al crocifisso), martire; la sua verginità e il suo essere dottore sono simboleggiati anche dai gigli e dal libro. Accanto all'immagine centrale, un ciclo insolitamente ampio di dodici scene ritrae Filippo mentre compie le azioni che hanno portato alla sua canonizzazione. In breve, l'incisione è un elaborato pezzo di propaganda visiva per il figlio prediletto dei Serviti, e l'incisore ha letteralmente incluso il sigillo di approvazione dell'ordine sotto forma dell'emblema dei Serviti nella parte superiore della pagina. Tutto ciò fa pensare che la stampa sia stata concepita e commissionata dall'ordine stesso, per essere utilizzata come immagine devozionale dai suoi membri e venduta ai fedeli laici nelle sue chiese” (cfr. Mark J. Zucker, Early Italian Masters - Anonymus Florentine Engravers, in "The Illustrated Bartsch", 24, II, pp. 187-189, n. 043).
Un bellissimo esemplare di questa incisione, straordinariamente rara.
Bibliografia
Hind 1938-48 / Early Italian Engraving, a critical catalogue (A.I.71); Mark J. Zucker, Early Italian Masters – Anonymus Florentine Engravers, in “The Illustrated Bartsch”, 24, II, pp. 187-189, n. 043.
Anonimo - SCUOLA FIORENTINA del XV secolo
Anonimo - SCUOLA FIORENTINA del XV secolo