

Riferimento: | S48407 |
Autore | Federico BAROCCI |
Anno: | 1584 ca. |
Misure: | 316 x 437 mm |
Riferimento: | S48407 |
Autore | Federico BAROCCI |
Anno: | 1584 ca. |
Misure: | 316 x 437 mm |
L'Annunciazione, con una veduta di Urbino attraverso una finestra e un gatto che dorme in primo piano.
Acquaforte e bulino, 1584 circa, con iscrizione incisa in basso a destra “Federicus Baroccius Urbin invenit et sculpsit”.
Esemplare nel secondo stato, con l’aggiunta dell’iscrizione; del primo stato – una prova di stampa - è conosciuto solo un esemplare conservato nella raccolta del British Museum.
Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “giglio nel cerchio” (descritta come tipica delle prime impressioni dell’Annunciazione), rifilata al rame, tracce di piega di carta visibili al verso, per il resto in ottimo stato di conservazione.
L'Annunciazione, la più bella e conosciuta delle stampe di Barocci, riproduce un suo dipinto commissionato dal duca di Urbino, Francesco Maria della Rovere, per una cappella della basilica di Loreto (ora nella Pinacoteca Vaticana); fu eseguita da Barocci tra il 1582 e il 1584. È stato ipotizzato che il duca possa aver incoraggiato Barocci a replicare il dipinto all'acquaforte. La stampa fu pubblicata dall'artista stesso e la lastra rimase nel suo studio al momento della sua morte. Unica lastra superstite di Barocci, nel Settecento entrò nella Calcografia di Roma, dove si trova oggi.
Eseguita tra il 1584, quando il dipinto fu completato, e il 1588, quando fu copiata in incisione da Philippe Thomassin, L'Annunciazione rappresenta l'apice di Barocci come stampatore. La composizione tenera e memorabile e l'abile esecuzione, ricca di virtuosismi nella gestione della luce e del modellato, sono state emulate dalle generazioni successive di artisti e stampatori. La concretezza e il naturalismo del concetto sono sottolineati dalla vista topograficamente accurata che si intravede dalla finestra di una stanza buia, dove l'evento sacro si svolge in una luce divina che irrompe dall'alto. La luce cade sui due protagonisti, sottolineandone la solidità e le qualità scultoree. Nei panneggi della Vergine e dell'angelo, Barocci suggerisce peso, spessore e consistenza in misura molto maggiore rispetto a quanto aveva fatto ne La visione di San Francesco, circa quattro anni prima. Il drappeggio dell'angelo mostra un repertorio di punti e linee, che vanno da una pallida puntinatura a un pesante tratteggio, ciascuno usato per indicare un cambiamento di piano, un aumento o una diminuzione del tessuto. Variando lo schema delle linee e la durata del tempo di morsura, Barocci ottenne una gamma completa di tonalità e fu quindi in grado di replicare la modellazione e persino di suggerire i colori del prototipo dipinto. Essenziale quando lo desidera, l'artista usa un tratto minimo in alcune zone chiare, dove si può apprezzare la sensibilità e l’immediatezza del suo disegno. Ciò è evidente nella gestione dei fiori di giglio, delle ali dell'angelo e dei capelli di entrambe le figure.
“This is one of only four prints that Barocci executed himself; it must have been the last of the four. The composition is very closely related to an altarpiece of the Annunciation that he executed between 1582 and 1584 for the chapel of the Duke of Urbino at Loreto. The painting is now in the Vatican. An engraving by Philippe Thomassin, dated 1588, copies the Barocci print in reverse, providing a 'terminus ante quem' for Barocci's work (Bruwaert 1876, p.69, no.11). Turner (1999, pp.219-220, no.343) drew attention to a drawing in Budapest which corresponds in size more or less exactly with the print. It has been squared with a stylus, and the outlines have been extensively gone over with the same instrument (Turner, 2000, p.147). This strongly implies that the composition had been reduced from something larger, perhaps from a cartoon for the painting. There are differences between the drawing and the painting, particularly in the relation between the angel and the architecture of the room, which show that the drawing was not, however, a mechanical reduction of the finished painting. The plate was recorded in the inventory of Barocci's possessions drawn up at the time of his death in 1612 (Studi e Notizie, 1913, p.82). It is significant that Barocci used the term 'excudit' on the plate, meaning that he had control of the printing; whereas in the case of the Perdono, his other comparably ambitious plate, he described himself only as having engraved it (incidebat). Whereas the Perdono may have been done in association with the Franciscans of Urbino, he personally controlled the printing and distribution of the Annunciation. Loreto was one of the most important pilgrimage sites in Europe and he may have decided to try to exploit this fact to earn extra money from his composition” (Michael Bury, 'The Print in Italy 1550-1620', cat.30).
Esemplare molto bello, con prestigiosa provenienza. Sono presenti la firma di collezione, al verso, di William Esdaile (Lugt n. 2617):
https://www.marquesdecollections.fr/FtDetail/d96b9b7f-010e-b345-be76-7f3d05d3d839
e un timbro di collezione in basso, vicino alla firma di Barocci. Sebbene non identificato, viene catalogato nel Lugt (n. 4695):
https://www.marquesdecollections.fr/FtDetail/b5563495-4641-9c47-a9a6-2a7927236bed
Bibliografia
Bartsch, Le Peintre graveur (XVII.2.1); Michael Bury, 'The Print in Italy 1550-1620', cat.30; Le Blanc C., Manuel de l'amateur d'estampes, 1, V. 1 p. 149; C.A. Petrucci, Catalogo Generale delle Stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia Nazionale, 83, p. 19, 1953; Edmund P. Pillsbury and Louise S. Richards, The graphic art of Federico Barocci, selected drawings and prints, p. 105, cat.nr. 75; S. Welsh Reed, Italian Etchers of The Reinassance & Baroque, pp.96-98, n. 44; L. Baroni, Federico Barocci. La stampa dell'Annunciazione.
Federico BAROCCI (Urbino 1535 - 1612)
Federico Barocci o Baroccio detto il Fiori (Urbino, 1535? – Urbino, 30 settembre 1612) è stato un pittore ed incisore. Il suo stile elegante lo fa ritenere un importante esponente del Manierismo italiano e dell'arte della Controriforma. È considerato uno dei precursori del Barocco. Nato a Urbino da una famiglia di origini lombarde (Ambrogio Barocci o Ambrogio da Milano, uno scultore del XV secolo, era suo antenato), Barocci è uno dei pittori più importanti nel periodo (spesso poco considerato) dell'arte durante la Controriforma, che intercorre fra Correggio e Caravaggio. La sua carriera iniziale a Roma fu veloce e brillante, ispirata da Raffaello, ammirata da un ormai anziano Michelangelo e consigliata da Taddeo Zuccari. L'adesione di Barocci alla Controriforma condizionò la sua lunga e fruttuosa carriera. Un personaggio chiave fu San Filippo Neri, i cui Oratori cercavano di ricollegare il regno dello spirito con la vita quotidiana delle persone. San Filippo commissionò a Barocci una pala d'altare con la Visitazione per la sua Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella); si dice che la contemplazione del dipinto lo portò all'estasi. Nel quadro Elisabetta e la Vergine si salutano come se fossero nel contesto della vita quotidiana di Roma.
Barocci fuggì da Roma sostenendo di essere stato avvelenato per gelosia, rimanendo poi menomato per tutta la vita da una condizione di salute delicata. Ritornò alla sua natia Urbino nel 1565 in una sorta di volontario ritiro, interrotto solo dai contatti con i numerosi committenti sparsi per tutt'Italia. Entrò sotto la protezione di Francesco Maria II della Rovere, duca di Urbino. Il Palazzo Ducale si vede nello sfondo dei suoi dipinti, resi in una prospettiva forzata che sembra un'anticipazione della futura pittura Barocca. Barocci era anche un ritrattista sensibile e immortalò il duca in una tela oggi agli Uffizi. Anche se lontano da Roma, dove poteva scambiare esperienze artistiche e trovare fama, a Urbino, ormai in decadenza e prossima a essere annessa allo Stato Pontificio, ma animata, grazie agli studi scientifici, da una notevole vivacità culturale, Barocci riuscì a ottenere importanti commissioni per le sue pale d'altare, avvicinandosi alle correnti più innovative dei Francescani e dei Cappuccini. La composizione avvolgente di Barocci e la messa a fuoco sull'impressionabile e sullo spirituale sono elementi che precorrono il barocco di Rubens. Ma anche nella proto-barocca "Beata Michelina" di Federico si possono vedere i preparativi di un alto capolavoro barocco: la Transverberazione di santa Teresa d'Avila di Bernini. L'espressione estatica, il drappeggio animato, l'unità della figura con la sorgente luminosa divina, le mani che ricevono: Barocci sembra introdurre il dramma palpabile del barocco più di qualunque altro artista del suo tempo. Suo fratello Simone era orologiaio e realizzava strumenti matematici. Realizzò quattro stampe, tutte tratte da suoi soggetti, molto probabilmente realizzate tra il 1581 e il 1584.
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Federico BAROCCI (Urbino 1535 - 1612)
Federico Barocci o Baroccio detto il Fiori (Urbino, 1535? – Urbino, 30 settembre 1612) è stato un pittore ed incisore. Il suo stile elegante lo fa ritenere un importante esponente del Manierismo italiano e dell'arte della Controriforma. È considerato uno dei precursori del Barocco. Nato a Urbino da una famiglia di origini lombarde (Ambrogio Barocci o Ambrogio da Milano, uno scultore del XV secolo, era suo antenato), Barocci è uno dei pittori più importanti nel periodo (spesso poco considerato) dell'arte durante la Controriforma, che intercorre fra Correggio e Caravaggio. La sua carriera iniziale a Roma fu veloce e brillante, ispirata da Raffaello, ammirata da un ormai anziano Michelangelo e consigliata da Taddeo Zuccari. L'adesione di Barocci alla Controriforma condizionò la sua lunga e fruttuosa carriera. Un personaggio chiave fu San Filippo Neri, i cui Oratori cercavano di ricollegare il regno dello spirito con la vita quotidiana delle persone. San Filippo commissionò a Barocci una pala d'altare con la Visitazione per la sua Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella); si dice che la contemplazione del dipinto lo portò all'estasi. Nel quadro Elisabetta e la Vergine si salutano come se fossero nel contesto della vita quotidiana di Roma.
Barocci fuggì da Roma sostenendo di essere stato avvelenato per gelosia, rimanendo poi menomato per tutta la vita da una condizione di salute delicata. Ritornò alla sua natia Urbino nel 1565 in una sorta di volontario ritiro, interrotto solo dai contatti con i numerosi committenti sparsi per tutt'Italia. Entrò sotto la protezione di Francesco Maria II della Rovere, duca di Urbino. Il Palazzo Ducale si vede nello sfondo dei suoi dipinti, resi in una prospettiva forzata che sembra un'anticipazione della futura pittura Barocca. Barocci era anche un ritrattista sensibile e immortalò il duca in una tela oggi agli Uffizi. Anche se lontano da Roma, dove poteva scambiare esperienze artistiche e trovare fama, a Urbino, ormai in decadenza e prossima a essere annessa allo Stato Pontificio, ma animata, grazie agli studi scientifici, da una notevole vivacità culturale, Barocci riuscì a ottenere importanti commissioni per le sue pale d'altare, avvicinandosi alle correnti più innovative dei Francescani e dei Cappuccini. La composizione avvolgente di Barocci e la messa a fuoco sull'impressionabile e sullo spirituale sono elementi che precorrono il barocco di Rubens. Ma anche nella proto-barocca "Beata Michelina" di Federico si possono vedere i preparativi di un alto capolavoro barocco: la Transverberazione di santa Teresa d'Avila di Bernini. L'espressione estatica, il drappeggio animato, l'unità della figura con la sorgente luminosa divina, le mani che ricevono: Barocci sembra introdurre il dramma palpabile del barocco più di qualunque altro artista del suo tempo. Suo fratello Simone era orologiaio e realizzava strumenti matematici. Realizzò quattro stampe, tutte tratte da suoi soggetti, molto probabilmente realizzate tra il 1581 e il 1584.
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