Due figure maschili
Riferimento: | S30479 |
Autore | Agostino de Musi detto VENEZIANO |
Anno: | 1515 |
Misure: | 73 x 109 mm |
Riferimento: | S30479 |
Autore | Agostino de Musi detto VENEZIANO |
Anno: | 1515 |
Misure: | 73 x 109 mm |
Descrizione
Bulino, 1515-30 circa, privo di firma e dati editoriali.
Da un soggetto di Baccio Bandinelli.
Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, rifilata al rame, in perfetto stato di conservazione.
La scena rappresenta due anziani filosofi, ciascuno con un libro nelle mani, con una posizione reciproca dei corpi che indica un voler prendere distanza l’uno dall'altro, forse a significare due ideologie diverse.
Bartsch suppone che l’incisione derivi da un disegno attribuito a Baccio Bandinelli.
Agostino de Musi, detto Agostino Veneziano, nacque in Veneto, forse a Venezia, intorno al 1490, periodo fissato approssimativamente dagli studiosi in base alle date più antiche incise su alcune stampe. Si recò a Roma nel 1515/16, dove entrò in rapporto con Marcantonio Raimondi, divenendone, insieme a Marco Dente, uno dei principali alfieri e poi collaboratori nella "ditta" Raimondi, la prima vera e propria impresa artistico-commerciale impegnata nella riproduzione di soggetti raffaelleschi. Ad un periodo, fino al 1520, di intensa attività della bottega di Marcantonio seguirono probabilmente anni più difficili dovuti alla morte di Raffaello nel 1520 e all'imprigionamento dello stesso Raimondi intorno al 1523-24 per aver inciso alcuni soggetti lascivi. Il sacco di Roma del 1527 spinse il De Musi a lasciare la città, verso Mantova, attratto da Giulio Romano.
La produzione incisoria di Agostino è assai vasta e consistente numericamente, soprattutto se rapportata al breve arco di tempo in cui fu realizzata, all'incirca tra il 1514 e il 1536. Alle 139 incisioni riportate dal Bartsch sono da aggiungere le nuove 4 citate dal Passavant e le 8 riportate dallo Heinecken: si tratta di bulini tutti firmati o contrassegnati dal monogramma, a volte costituito da lettere normali, a volte da caratteri gotici; a queste opere sono da aggiungere anche un gruppo di circa 60 bulini anonimi di probabile o dubbia attribuzione.
L'opera è rarissima.
Bibliografia
Bartsch XIV.330.439.
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Agostino de Musi detto VENEZIANO (Venezia 1490 ca. - Roma 1536/38)
Erede della grande tradizione del Raimondi è Agostino Musi cioè della famiglia de Masys o dè Musis detto Veneziano, appellativo che deriva dal nome della città dove ha luogo la sua formazione nello stile giorgionesco delle opere di Giulio Campagnola, di Jacopo dè Barbari e del Durer. Prima di giungere a Roma, Agostino soggiorna a Firenze dove traduce opere di Andrea del Sarto. A Roma nella bottega di Bavero di Carrocci detto il Baviera, Agostino risulta dal 1516 ca. fino al Sacco di Roma che costringerà Marcantonio alla fuga e causerà la morte di Marco Dente.
Dopo il Sacco, è facilmente ipotizzabile un soggiorno del Veneziano a Firenze e a Mantova, dove traduce i modelli di Giulio Romano. Di ritorno a Roma già nel 1530/31, Agostino incide bellissimi Vasi antichi e moderni con gli Stemmi di Clemente VII de' Medici , all’insegna di quel decorativismo lineare che gli è proprio e con cui realizzerà opere dal vibrante colorismo alla bottega di Antonio Salamanca ,il primo dei grandi editori romani. Sono 181 le stampe che il Bartsch gli assegna, le cui date vanno dal 1509 al 1536; ad esse il Passavant aggiunge altri 7 soggetti(VI, pp.49-68)
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Bibliografia
Bartsch XIV.330.439.
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Agostino de Musi detto VENEZIANO (Venezia 1490 ca. - Roma 1536/38)
Erede della grande tradizione del Raimondi è Agostino Musi cioè della famiglia de Masys o dè Musis detto Veneziano, appellativo che deriva dal nome della città dove ha luogo la sua formazione nello stile giorgionesco delle opere di Giulio Campagnola, di Jacopo dè Barbari e del Durer. Prima di giungere a Roma, Agostino soggiorna a Firenze dove traduce opere di Andrea del Sarto. A Roma nella bottega di Bavero di Carrocci detto il Baviera, Agostino risulta dal 1516 ca. fino al Sacco di Roma che costringerà Marcantonio alla fuga e causerà la morte di Marco Dente.
Dopo il Sacco, è facilmente ipotizzabile un soggiorno del Veneziano a Firenze e a Mantova, dove traduce i modelli di Giulio Romano. Di ritorno a Roma già nel 1530/31, Agostino incide bellissimi Vasi antichi e moderni con gli Stemmi di Clemente VII de' Medici , all’insegna di quel decorativismo lineare che gli è proprio e con cui realizzerà opere dal vibrante colorismo alla bottega di Antonio Salamanca ,il primo dei grandi editori romani. Sono 181 le stampe che il Bartsch gli assegna, le cui date vanno dal 1509 al 1536; ad esse il Passavant aggiunge altri 7 soggetti(VI, pp.49-68)
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