Frontespizio con statua della Minerva - Prova di stampa del terzo stato

Riferimento: S41934
Autore Giovan Battista PIRANESI
Anno: 1761 ca.
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 322 x 425 mm
6.000,00 €

Riferimento: S41934
Autore Giovan Battista PIRANESI
Anno: 1761 ca.
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 322 x 425 mm
6.000,00 €

Descrizione

UNA RARISSIMA PROVA DI STAMPA DEL TERZO STATO 

Acquaforte, bulino e puntasecca, circa 1745/48, firmata in basso a destra, nel foglio di destra.

Esemplare nel terzo stato di sette descritto da Hind prima, con indirizzo e prezzo dello stesso Piranesi: Presso l’Autore a Strada Felice nel palazzo Tomati vicino alla Trinità de’ monti. A paoli due e mezzo.  L’esemplare in questione, tuttavia, è da considerarsi come una rarissima prova di stampa, su due fogli separati, dividendo l’opera a metà e realizzando due composizioni fini a sé stesse. 

L’allegoria con la statua della Minerva costituirà il secondo frontespizio alle Vedute di Roma. Il lavoro viene datato dagli studiosi al periodo 1745/48, quindi venne realizzato prima del primo frontespizio all’opera, che è datato in lastra 1748.

Per la realizzazione delle due composizioni, ottenute mediante la stampa dell’intera lastra, si servì molto probabilmente di una “mascherina”, riuscendo così a stampare solo metà della lastra.  Il periodo in cui tutto ciò avviene lascia supporre che si tratti di un qualcosa di voluto e non di una semplice prova di stampa. Il soggetto – il capriccio – e le misure indicano come l’artista con questa prova di stampa, prosegua il lavoro che aveva iniziato nel 1743, con le prime tavole di Prima Parte di Architetture e Prospettive.

Secondo Hind una prova di questo lavoro era presente inclusa nelle Opere Varie - nuovo titolo dato dal Piranesi alla Prima Parte di Architetture e Prospettive a partire dal 1750 - della King's Library, a conferma che il Piranesi usò la lastra per realizzare due nuovi lavori deposti a continuare Prima parte di Architetture e Prospettive.

Prima parte di Architetture e Prospettive è una pubblicazione del giovane Piranesi, appena stabilitosi a Roma. Il risultato è un’opera non del tutto unitaria, caratterizzata dalla notevole differenza stilistica tra le tavole, ma dal grande fascino e che lascia intuire e prevedere i futuri sviluppi artistici. Il lavoro continua una tradizione di un modello ormai affermato, che prevedeva il capriccio e la veduta, la scenografia ed il trattato di architettura, ma in seguito, analizzando la biografia dell’artista si comprenderà essere soprattutto lo sfogo di una crisi come architetto e di un itinerario interiore vissuto con intensità. Insomma, il frutto dello scontro di una mente legata alla cultura veneziana erede della poesia delle rovine evocata da Marco Ricci e ripresa dal Bellotto e dal Canaletto, e la nuova cultura architettonica che si andava formando nel giovane Piranesi. Prima parte di Architetture e le successive fantasie architettoniche che la continuano costituiscono un passo decisivo verso lo scopo che egli si prefiggeva nella prefazione all’opera: far sì che il capriccio architettonico portasse a liberare l’architettura dalle catene del mondo materiale e sociale, per farne un’arte veramente liberale. Immediato fu il successo di pubblico che riscosse il lavoro.

Come detto la prima stesura dell’opera è databile al 1743, e venne dedicata a Nicola Giobbe, grande impresario al servizio della Camera Apostolica e protettore del giovane architetto veneziano. In seguito, la stessa fu inserita in un più ampio discorso che comprendeva anche i quattro Capricci e pubblicata nelle Opere Varie di Architettura Prospettive Grotteschi Antichità Inventate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto Veneziano stampata da Giovanni Bouchard nel 1750. 

Magnifica prova, impressa a inchiostro nero su due fogli separati, su carta vergata coeva con filigrana "doppio cerchio e giglio con lettere CB" (su entrambi i fogli), con ampi margini, tracce della consueta piega centrale orizzontale, nel complesso in eccellente stato di conservazione. Questa tiratura, stampata e venduta a Palazzo Tomati dallo stesso artista, è databile al 1760-1761 circa.

Opera di grandissima rarità. 

Dimensioni: 322x495 mm il foglio di sinistra e 330x495 mm il foglio di destra.

 

Bibliografia

cfr. A. M. Hind, Giovanni Battista Piranesi. A critical study with a list of his published works and detailed catalogues of the Prisons and Views of Rome (1908): p. 38, n. 2, III/VII; A. Robison, Piranesi early architectural engravings (1986); H. Focillon, Giovan Battista Piranesi 1720-1778 (1918): n. 786; J. Wilton-Ely, Giovan Battista Piranesi, The complete etchings (1994): n. 135; A. Bettagno, Piranesi Incisioni-Rami-Legature-Architetture (1978); M. Praz, G.B. Piranesi, Magnificenze di Roma (1961);  AA.VV, Piranèse et les Francais (1978).

Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)

Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.

Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)

Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.