Vaso con leoni

Riferimento: S45137
Autore Benigno BOSSI
Anno: 1764
Misure: 210 x 170 mm
275,00 €

Riferimento: S45137
Autore Benigno BOSSI
Anno: 1764
Misure: 210 x 170 mm
275,00 €

Descrizione

Acquaforte, 1764, priva di data e firma.

Della serie Suite de vases tirée du cabinet de Monsieur du Tillot marquis de Felino, da soggetti di E. A. Petitot. 

Realizzata nel 1764, questa raccolta di 30 tavole incise all’acquaforte da Benigno Bossi e basate sui disegni di Petitot, presenta vasi di pura invenzione ornamentale. Tre di questi sono stati realizzati e collocati nei Giardini di Parma. Nel lavoro dell’artista su questi vasi nello stile neo-classico le forme diventano astratte e puramente estetiche. In un mix di motivi ispirati all’antichità: pigne, scanalature, foglie di acanto, ghirlande, fregi, teste di leone, Petitot dimentica la funzionalità dell’oggetto «vaso» reinventandolo. Petitot elabora il gusto dell’antico creando una nuova grammatica visiva che mescola soggetti umani, animali, ghirlande, elementi architettonici classici per questa collezione di vasi straordinari. Un risultato armonico che mescola fantasia, architettura e regole Vitruviane.

Bossi fu un esperto in tutti i procedimenti dell'incisione, da quelli lineari a quelli di tono - L'acquatinta (lavis) fu da lui portata al massimo delle sue possibilità di rendimento, sia come mezzo in sé sia in associazione con altri. Molta parte della sua attività di incisore fu dedicata alle opere del Parmigianino, per cui nutrì un vero culto. Del Petitot incise, oltre alla Suite de vases tirée du cabinet de Monsieur du Tillot marquis de Felino..., Milano 1764, alcuni Caminetti di ispirazione piranesiana e una Mascarade à la Grecque d'après les dessins originaux tirés du cabinet de... le marquis de Felino..., Parma 1771. Non contento di fare, come incisore, solo opera di riproduzione, intagliò fin dai primordi anche rami di sua invenzione, e su di essi anzi si compiacque di porre l'accento, quasi a rivendicare la sua genialità creativa, riunendoli più e più volte, con varianti, in volumi dai titoli diversi: Raccolta di teste inventate, disegnate ed incise da Benigno Bossi; Fisionomie possibili; Prove all'Acquaforte; Miscellanea; Trofei, ecc.

La produzione delle "teste" e delle "fisionomie possibili" corrispondeva a una moda del tempo, che affondava le radici nelle famose deformazioni di Leonardo, ma che nel campo specifico dell'incisione era stata sfruttata specialmente dal Grechetto nel Seicento e dai Tiepolo nel Settecento: gli autori cioè che il Bossi sembra tenere specialmente presenti. Alle teste di maniera, quali di prevalenza venivano prodotte in quegli anni, egli volle evidentemente contrapporre le sue teste dal vero, notevoli per la loro icasticità e puntualizzazione espressiva.


Bibliografia

cfr. M. CASTELLI ZANZUCCHI, Contributo allo studio di Benigno Bossi, "Parma per l'arte", 1960, 10, pp. 149-185.

Benigno BOSSI (Arcisate di Como, 1727; Parma, 4 Novembre 1792)

Stampatore, autore di stucchi ornamentali, pittore e collezionista. L’arte di realizzare stucchi fu la prima che apprese, dal padre Pietro Luigi, e rimase sempre predominante nella vita artistica di Bossi, insieme con la stampa e soprattutto l’acquaforte. In quest’ultimo campo, Bossi seguì la tradizione dei grandi stampatori veneziani. La sua inclinazione verso quest’arte venne incoraggiata da Charles-François Hutin, che Bossi seguì a Milano e Parma. La sua prima acquaforte, basata su un’opera di Bartolomeo Nazari (1693–1758), venne eseguita a Milano nel 1758. Dal 1759 si trasferì a Parma, dove realizzò le lastre per la Iconologie tirée de divers auteurs (1759) di Jean-Baptiste Boudard, e dove eseguì la decorazione in stucco del trofeo nel solaio di San Pietro, i cui cantieri furono inaugurati nel 1761. Da questo momento iniziò anche a collaborare con il disegnatore Ennemond-Alexandre Petitot, per cui incise Suite de vases tirée du cabinet de Monsieur du Tillot (Milano, 1764). Dal 1 Aprile 1766 Bossi lavorò presso la corte dei Bouron a Parma, con uno stipendio annuale di 5000 lire, e come insegnante presso l’Accademia di Belle Arti, vincendo anche un premio per la decorazione. Nel 1767, quando iniziarono i lavori di ricostruzione del Palazzo del Giardino, Bossi realizzò una estesa decorazione a stucco, con rocaille e motivi arcadici di notevole eleganza e leggerezza intervallati in maniera da impedire la suddivisione simmetrica degli spazi. Tra i pochi dipinti a olio attribuiti a Bossi ci sono le pale d’altare del Apparizione di Soriano (1781) e la Benedetta Orsolina Veneri presso Clemente VII (1786), quest’ultimo commissionatogli da Ferdinando I, Re di Napoli e delle Sicilie (1759–1825) per S. Quintino a Parma. Le stampe di Bossi meritano menzione separata, sia per la qualità sia per la quantità. L’acquaforte è la tecnica che preferì su tutte, come nella serie Fisionomie possibili (1775–8 ca.) e le illustrazioni per il libro di Gastone della Torre Rezzonico, Discorsi accademici (Parma, 1772). Bossi era anche un appassionato collezionatore di stampe, sia a scopi commerciale, sia come fonte di ispirazione per se stesso e i suoi numerosi allievi, che istruiva nella sua scuola. Con le sue stampe, così come nei suoi disegni e stucchi, Bossi aiutò ad introdurre a Parma lo stile Rococò del centro Europa.

Benigno BOSSI (Arcisate di Como, 1727; Parma, 4 Novembre 1792)

Stampatore, autore di stucchi ornamentali, pittore e collezionista. L’arte di realizzare stucchi fu la prima che apprese, dal padre Pietro Luigi, e rimase sempre predominante nella vita artistica di Bossi, insieme con la stampa e soprattutto l’acquaforte. In quest’ultimo campo, Bossi seguì la tradizione dei grandi stampatori veneziani. La sua inclinazione verso quest’arte venne incoraggiata da Charles-François Hutin, che Bossi seguì a Milano e Parma. La sua prima acquaforte, basata su un’opera di Bartolomeo Nazari (1693–1758), venne eseguita a Milano nel 1758. Dal 1759 si trasferì a Parma, dove realizzò le lastre per la Iconologie tirée de divers auteurs (1759) di Jean-Baptiste Boudard, e dove eseguì la decorazione in stucco del trofeo nel solaio di San Pietro, i cui cantieri furono inaugurati nel 1761. Da questo momento iniziò anche a collaborare con il disegnatore Ennemond-Alexandre Petitot, per cui incise Suite de vases tirée du cabinet de Monsieur du Tillot (Milano, 1764). Dal 1 Aprile 1766 Bossi lavorò presso la corte dei Bouron a Parma, con uno stipendio annuale di 5000 lire, e come insegnante presso l’Accademia di Belle Arti, vincendo anche un premio per la decorazione. Nel 1767, quando iniziarono i lavori di ricostruzione del Palazzo del Giardino, Bossi realizzò una estesa decorazione a stucco, con rocaille e motivi arcadici di notevole eleganza e leggerezza intervallati in maniera da impedire la suddivisione simmetrica degli spazi. Tra i pochi dipinti a olio attribuiti a Bossi ci sono le pale d’altare del Apparizione di Soriano (1781) e la Benedetta Orsolina Veneri presso Clemente VII (1786), quest’ultimo commissionatogli da Ferdinando I, Re di Napoli e delle Sicilie (1759–1825) per S. Quintino a Parma. Le stampe di Bossi meritano menzione separata, sia per la qualità sia per la quantità. L’acquaforte è la tecnica che preferì su tutte, come nella serie Fisionomie possibili (1775–8 ca.) e le illustrazioni per il libro di Gastone della Torre Rezzonico, Discorsi accademici (Parma, 1772). Bossi era anche un appassionato collezionatore di stampe, sia a scopi commerciale, sia come fonte di ispirazione per se stesso e i suoi numerosi allievi, che istruiva nella sua scuola. Con le sue stampe, così come nei suoi disegni e stucchi, Bossi aiutò ad introdurre a Parma lo stile Rococò del centro Europa.