Bella è costei, ma con quel volto, orrore...
Riferimento: | S45920 |
Autore | Francesco BARTOLOZZI |
Anno: | 1760 ca. |
Misure: | 280 x 420 mm |
Riferimento: | S45920 |
Autore | Francesco BARTOLOZZI |
Anno: | 1760 ca. |
Misure: | 280 x 420 mm |
Descrizione
Arlecchino travestito da donna, seduto su una sedia a sinistra, che lavora a un merletto; a destra, una giovane donna in piedi, con la testa di profilo a destra, che tiene una maschera nella mano destra.
Stampa da un dipinto di Giovanni Domenico Ferretti raffigurante Colombina che svela l'identità di Arlecchino. La stampa è la seconda di una serie di quattro intitolata "Le quattro arlecchinate" e fu pubblicata a Venezia da Joseph Wagner.
Acquaforte e bulino, con i nomi degli artisti sotto l'immagine: "Gio. Domco. Ferretti inven. / F. Bartolozzi Scul. Appo I. Wagner Vena. C. P. E. S.", quattro righe di versi italiani che iniziano: "Invano si nasconde [...]" che termina: "[...] al viso ogni Buffone"; numerata in basso a sinistra: "N. 26-4".
Magnifica impressione, stampata su carta vergata coeva, con margini, ottimo stato di conservazione.
Francesco Bartolozzi, figlio di un orafo fiorentino, conosce l'incisore tedesco Joseph Wagner presso la cui bottega, la più importante di Venezia, dove si trasferisce nell'agosto del 1748. Nella città lagunare Bartolozzi rimane per sedici anni, partecipando alla vita artistica ed entrando in contatto i maggiori editori e stampatori, oltreché con uomini di cultura. Alterna opere proprie a traduzioni da altri artisti in collaborazione con Wagner, come la serie dedicata al Guercino alla quale si dedica quasi esclusivamente fra il 1761 ed il 1765. Sono questi gli anni in cui Bartolozzi diviene titolare di una propria bottega. Si trasferisce quindi in Inghilterra, dove si ferma per circa quarant'anni, e dove si dedica prevalentemente all'attività di traduzione, alternando con eguale successo l'interpretazione delle opere dei pittori celebri del passato e quella dei contemporanei. Oltre ai disegni del Guercino della collezione reale l'artista riproduce disegni dai Carracci, Pietro da Cortona, Guido Reni, Carlo Maratta e dell’amico Giovan Battista Cipriani.
Bibliografia
Calabi & De Vesme 1928 / Francesco Bartolozzi. Catalogue des estampes et notice biographique d'après les manuscrits de A. De Vesme entièrement réformés et complétés d'une étude critique par A. Calabi (1339.III).
Francesco BARTOLOZZI (Firenze, 1727; Lisbona, 7 Marzo 1815)
Figlio di un orafo fiorentino, Francesco Bartolozzi apprende i primi rudimenti dell'arte dell'intaglio su rame proprio nella bottega del padre. Attento studioso delle opere dei suoi predecessori, sin dai primi saggi Bartolozzi dimostra l'inclinazione a dedicarsi principalmente all'opera di traduzione di invenzioni altrui, sviluppando quella professionalità e capacità tecnica che gli permetterà di tradurre le idee e gli stili di altri artisti. Si iscrive giovanissimo all'Accademia del Disegno di Firenze, dove frequenta i corsi del pittore Ignazio Hugford, con il quale collabora alla realizzazione della raccolta "I Cento Pensieri di Anton Domenico Gabbiani pittore fiorentino". In quest'occasione conosce l'incisore tedesco Joseph Wagner presso la cui bottega, la più importante di Venezia, si trasferisce nell'agosto del 1748. Nella città lagunare Francesco Bartolozzi rimane per sedici anni, partecipando alla vita artistica ed entrando in contatto i maggiori editori e stampatori, oltreché con uomini di cultura, musicisti e collezionisti: sono questi gli anni in cui traduce in incisione le opere dei maggiori artisti contemporanei, tra cui Petro Longhi (Il farmacista, Lezioni di canto) ed il Piazzetta. Nel 1756 Bartolozzi è a Roma, dove inizia a lavorare per la Calcografia Camerale, istituita nel 1738 da papa Clemente XII Corsini. Fra le commissioni romane i ritratti per le "Vite" del Vasari, la serie di incisioni dagli affreschi del Domenichino a Grottaferrata (1756 - 1757), il "Ritratto di Domenico lazzarini". A partire dal 1760 è nuovamente a Venezia dove inizia ad alternare opere e riproduzioni in collaborazione con Wagner ed incisioni autonome, come la serie dedicata al Guercino alla quale si dedica quasi esclusivamente fra il 1761 ed il 1765. Sono questi gli anni in cui Bartolozzi diviene titolare di una propria bottega ed in cui si sposa. Per la tipografia Albrizzi realizza le tavole per gli "Studi di pittura" da disegni di G. B. Piazzetta, mentre dall'opera di M. Zocchi incide la serie dei "Mesi", fra i pochi soggetti con vedute del suo repertorio ed una delle più alte espressioni del periodo veneziano. In Inghilterra, dove si ferma per circa quarant'anni, Francesco Bartolozzi si dedica prevalentemente all'attività di traduzione, alternando con eguale successo l'interpretazione delle opere dei pittori celebri del passato e quella dei contemporanei. Oltre ai disegni del Guercino della collezione reale l'artista riproduce disegni dai Carracci, Pietro da Cortona, Guido Reni, Carlo Maratta. Membro della Inncorporated Society of Artist, nel 1768 Bartolozzi è tra i fondatori della Royal Accademy 9of Arts: gli incisori ne erano esclusi, pertanto l'artista fu ammesso come pittore, suscitando così le invidie di alcuni colleghi. In Inghilterra conosce Angelica Kaufmann, alla quale è particolarmente vicino. Una parte considerevole dell'attività inglese è dal Bartolozzi dedicata alla ritrattistica (in particolare Joshua Reynolds), anche se l'artista più tradotto è, senz'altro, G. B. Cipriani, amico e compagno di Accademia. Gli ultimi anni di permanenza a Londra sono inoltre dedicati dal Bartolozzi alle illustrazioni per il "Paradiso perduto" di Milton, con le quali si avvicina a tematiche storico - letterarie. Nel novembre 1802 Bartolozzi lascia definitivamente l'Inghilterra e si trasferisce in Portogallo: Lisbona rappresenta, per l'artista ormai anziano, un traguardo sociale ed il coronamento di una lunga e brillante carriera. Rigoroso ed attento al dettaglio ed alla purezza del segno Bartolozzi conclude la sua carriera come direttore dell'Aula de Gravura, dove ha il merito di formare un folto numero di allievi e di contribuire alla formazione di una scuola incisoria portoghese.
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Francesco BARTOLOZZI (Firenze, 1727; Lisbona, 7 Marzo 1815)
Figlio di un orafo fiorentino, Francesco Bartolozzi apprende i primi rudimenti dell'arte dell'intaglio su rame proprio nella bottega del padre. Attento studioso delle opere dei suoi predecessori, sin dai primi saggi Bartolozzi dimostra l'inclinazione a dedicarsi principalmente all'opera di traduzione di invenzioni altrui, sviluppando quella professionalità e capacità tecnica che gli permetterà di tradurre le idee e gli stili di altri artisti. Si iscrive giovanissimo all'Accademia del Disegno di Firenze, dove frequenta i corsi del pittore Ignazio Hugford, con il quale collabora alla realizzazione della raccolta "I Cento Pensieri di Anton Domenico Gabbiani pittore fiorentino". In quest'occasione conosce l'incisore tedesco Joseph Wagner presso la cui bottega, la più importante di Venezia, si trasferisce nell'agosto del 1748. Nella città lagunare Francesco Bartolozzi rimane per sedici anni, partecipando alla vita artistica ed entrando in contatto i maggiori editori e stampatori, oltreché con uomini di cultura, musicisti e collezionisti: sono questi gli anni in cui traduce in incisione le opere dei maggiori artisti contemporanei, tra cui Petro Longhi (Il farmacista, Lezioni di canto) ed il Piazzetta. Nel 1756 Bartolozzi è a Roma, dove inizia a lavorare per la Calcografia Camerale, istituita nel 1738 da papa Clemente XII Corsini. Fra le commissioni romane i ritratti per le "Vite" del Vasari, la serie di incisioni dagli affreschi del Domenichino a Grottaferrata (1756 - 1757), il "Ritratto di Domenico lazzarini". A partire dal 1760 è nuovamente a Venezia dove inizia ad alternare opere e riproduzioni in collaborazione con Wagner ed incisioni autonome, come la serie dedicata al Guercino alla quale si dedica quasi esclusivamente fra il 1761 ed il 1765. Sono questi gli anni in cui Bartolozzi diviene titolare di una propria bottega ed in cui si sposa. Per la tipografia Albrizzi realizza le tavole per gli "Studi di pittura" da disegni di G. B. Piazzetta, mentre dall'opera di M. Zocchi incide la serie dei "Mesi", fra i pochi soggetti con vedute del suo repertorio ed una delle più alte espressioni del periodo veneziano. In Inghilterra, dove si ferma per circa quarant'anni, Francesco Bartolozzi si dedica prevalentemente all'attività di traduzione, alternando con eguale successo l'interpretazione delle opere dei pittori celebri del passato e quella dei contemporanei. Oltre ai disegni del Guercino della collezione reale l'artista riproduce disegni dai Carracci, Pietro da Cortona, Guido Reni, Carlo Maratta. Membro della Inncorporated Society of Artist, nel 1768 Bartolozzi è tra i fondatori della Royal Accademy 9of Arts: gli incisori ne erano esclusi, pertanto l'artista fu ammesso come pittore, suscitando così le invidie di alcuni colleghi. In Inghilterra conosce Angelica Kaufmann, alla quale è particolarmente vicino. Una parte considerevole dell'attività inglese è dal Bartolozzi dedicata alla ritrattistica (in particolare Joshua Reynolds), anche se l'artista più tradotto è, senz'altro, G. B. Cipriani, amico e compagno di Accademia. Gli ultimi anni di permanenza a Londra sono inoltre dedicati dal Bartolozzi alle illustrazioni per il "Paradiso perduto" di Milton, con le quali si avvicina a tematiche storico - letterarie. Nel novembre 1802 Bartolozzi lascia definitivamente l'Inghilterra e si trasferisce in Portogallo: Lisbona rappresenta, per l'artista ormai anziano, un traguardo sociale ed il coronamento di una lunga e brillante carriera. Rigoroso ed attento al dettaglio ed alla purezza del segno Bartolozzi conclude la sua carriera come direttore dell'Aula de Gravura, dove ha il merito di formare un folto numero di allievi e di contribuire alla formazione di una scuola incisoria portoghese.
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