La mandria in discesa da un pendio
Riferimento: | S16902 |
Autore | Gaetano ZOMPINI |
Anno: | 1760 ca. |
Misure: | 430 x 295 mm |
Riferimento: | S16902 |
Autore | Gaetano ZOMPINI |
Anno: | 1760 ca. |
Misure: | 430 x 295 mm |
Descrizione
Acquaforte e puntasecca, 1760 circa, priva di data ed indicazioni editoriali. Stato unico.
Da un disegno di Giovan Battista Castiglione.
Della serie “Varii Capricci, e paesi inventati, e disegnati dal celebre Gio. Benedetto Castiglione Genovese tratti dalla raccolta zanettiana. Incisi all'acquaforte da Gaetano Zompini Pittore Veneto. Ora novamente raccolti, e pubblicati”, edita a Venezia nel 1786.
Quest’edizione del 1786 comprende un frontespizio, inciso da Giuseppe Maria Del Pian, e 12 tavole, di cui le prime tre dedicate all’educazione di Achille. Poiché tre tavole della serie sono datate 1758 e due 1759, è probabile che una prima edizione della serie, senza frontespizio, e limitata a pochissimi esemplari, sia stata ultimata verso il 1760. La raccolta fu riedita nel 1786 su iniziativa di John Strange divenuto proprietario, tramite l’agente Giovanni Maria Sasso, dei rami acquistati presso gli eredi Zanetti.
Cinque rami della serie recano il monogramma AMZ di Antonio Maria Zanetti a cui in passato, erroneamente, sono state attribuite tutte le incisioni. La teoria era anche avvalorata dal fatto che quattro stampe recano in calce, nel primo stato, la dedica a personaggi amici di Zanetti, e dalla lettera del 16 gennaio 1759 in cui Algarotti, scrivendo a Zanetti, lodava due stampe derivate da disegni di Castiglione.
Santifaller, invece, evidenziò le affinità stilistiche tra le stampe derivate da Castiglione e quelle di Zompini, attribuendone a lui le incisioni. Sopher suggerisce che Zanetti abbia aggiunto il suo monogramma e le dediche ad amici e parenti al fine di far passare le stampe come sue, come una sorta di scherzo. Algarotti sarebbe stato uno dei destinatari che erano stati ingannati. Bozzolato (1978) suggerì che Zanetti iniziò l'opera ma poi la consegnò a Zompini, "senza dubbio il vero autore".
La collaborazione con Zanetti sarebbe limitata a poche lastre, probabilmente le cinque che recano il monogramma AMZ.
Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana delle “tre mezze lune”, con margini, in buono stato di conservazione.
Bibliografia
D. Succi, La Serenissima nello specchio di rame, pp. 765-769, n. 670; Bozzolato 8, TIB p. 117, 83.
Gaetano ZOMPINI (Mervesa 1702 - Venezia 1778)
Pittore e incisore italiano. Studiò, ancora giovanissimo, con Nicolò Bambini (1651–1736), divenendo successivamente seguace di Sebastiano Ricci. Prima del 1733 eseguì la serie di affreschi per S. Nicolò da Tolentino, Venezia, che includeva I Quattro Evangelisti nei pennacchi, scene del Vecchio Testamento nel tamburo e la Santa Trinità nella cupola. Di un precedente ciclo di affreschi, nella chiesa dei Servi a Gradisca, vicino Gorizia, è rimasta solo l’Apparizione della Beata Vergine in Gloria, nella volta. L’opera più importante di Zompini è una serie di otto tele, molto drammatiche, in uno stile che ricorda Ricci e Giambattista Tiepolo, di scene dalle opere di Omero e Virgilio, e sette stipiti monocromatici che rappresentavano gli Dei dell’Olimpo, su sfondo dorato, dipinte per il Palazzo Zinelli, Venezia (tutte 1736; Moschen Castle, near Kujau, Silesia, Tiele-Winckler priv. col.).
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Gaetano ZOMPINI (Mervesa 1702 - Venezia 1778)
Pittore e incisore italiano. Studiò, ancora giovanissimo, con Nicolò Bambini (1651–1736), divenendo successivamente seguace di Sebastiano Ricci. Prima del 1733 eseguì la serie di affreschi per S. Nicolò da Tolentino, Venezia, che includeva I Quattro Evangelisti nei pennacchi, scene del Vecchio Testamento nel tamburo e la Santa Trinità nella cupola. Di un precedente ciclo di affreschi, nella chiesa dei Servi a Gradisca, vicino Gorizia, è rimasta solo l’Apparizione della Beata Vergine in Gloria, nella volta. L’opera più importante di Zompini è una serie di otto tele, molto drammatiche, in uno stile che ricorda Ricci e Giambattista Tiepolo, di scene dalle opere di Omero e Virgilio, e sette stipiti monocromatici che rappresentavano gli Dei dell’Olimpo, su sfondo dorato, dipinte per il Palazzo Zinelli, Venezia (tutte 1736; Moschen Castle, near Kujau, Silesia, Tiele-Winckler priv. col.).
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