

Riferimento: | S7605 |
Autore | Giovan Battista PIRANESI |
Anno: | 1761 |
Misure: | 350 x 505 mm |
Riferimento: | S7605 |
Autore | Giovan Battista PIRANESI |
Anno: | 1761 |
Misure: | 350 x 505 mm |
Acquaforte e bulino, 1761, firmata in lastra in basso a sinistra.
Magnifica prova, impressa ad inchiostro bruno su carta vergata coeva recante filigrana non identificabile, con ampli margini, in ottimo stato di conservazione.
Proseguendo la serie editoriale di argomento strettamente archeologico avviata nel 1761, Piranesi nell'anno successivo pubblicò per i tipi di Generoso Salomoni un terzo volume, anch'esso in folio, intitolato Lapides capitolini sive fasti consulares triumphalesque romanorum. Il sontuoso libro contiene incisioni relative ai due frontespizi, di cui uno dedicato al pontefice Clemente XIII Rezzonico, una tavola doppia ottenuta con la stampa di due diverse lastre, tre grandi vignette poste tra le pagine e un finalino che conclude i testi. Le Lapides Capitolini è un’opera minore, ma per questo non meno importante, del Piranesi. La lista dei magistrati romani dai tempi dei re alla fine del regno di Augusto venne fatta incidere su marmo e murare nel Foro Romano dallo storico Valerio Flacco. Le iscrizioni, frammentarie, furono rinvenute nel 1547 e collocate da Michelangelo in una cornice architettonica, da lui disegnata, in Campidoglio. L’opera, lavoro minore del Piranesi, fu completata nel 1761 e venne alla luce l’anno successivo, riproducendo le iscrizioni secondo la collocazione michelangiolesca. Come nei precedenti lavori l’artista non si limita al lavoro di riproduzione rappresentando i blocchi non inseriti nella parete, ma come se fossero appoggiati a mensole o sostenuti da grappe, in modo da restituire loro quella tridimensionalità che gli appartiene, soffermandosi sulle lacune, sulle rotture e sulle scalpellature, presentandoli come rovine e come frammenti di un antico contesto perduto.
Lavoro di grande suggestione architettonica, questo foglio dedicato a papa Clemente XIII si può considerare come un vero e proprio monumento che si accompagna con le invenzioni architettoniche che eseguì nella chiesa di Santa Maria del Priorato sull’Aventino.
Bibliografia
Petrucci, 1953, n. 390, p. 264; Focillon, 1967, n. 421, p. 312; Wilton-Ely, 1994, n. 553, p. 607; Ficacci, 2000, n. 477, p. 388.
Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)
Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.
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Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)
Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.
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