La Tomba di Nerone
Riferimento: | S31787 |
Autore | Giovan Battista PIRANESI |
Anno: | 1750 ca. |
Misure: | 545 x 395 mm |
Riferimento: | S31787 |
Autore | Giovan Battista PIRANESI |
Anno: | 1750 ca. |
Misure: | 545 x 395 mm |
Descrizione
Acquaforte, bulino, puntasecca e bruniture, firmata in lastra in basso a sinistra.
Della serie denominata 'I Grotteschi'.
Esemplare nel terzo stato di sei. Magnifica prova, impressa su carta vergata con filigrana “ doppio cerchio e giglio con lettere CB” (Robison 33), con margini, in eccellente stato di conservazione.
Nel 1750 il Piranesi raccoglie in un volume miscellaneo pubblicato a spese dell’editore Giovanni Bouchard una raccolta delle opere incise da lui prodotte sino a quel momento, alcune già pubblicate, altre inedite. Il volume veniva edito con il titolo serie “Opere Varie di Architettura Prospettive Grotteschi Antichità sul gusto degli antichi romani Inventate e incise da Giambattista Piranesi Architetto Veneziano”. I quattro grandi fogli oggi denominati appunto 'Capricci' o 'Grotteschi' , furono appunto contenuti per la prima volta in questa raccolta, con il termine grotteschi, parola che deriva dalla tradizione pittorica con figure bizzarre ed elementi ornamentali, così appellata dalle sale (dette grotte) della Domus Aurea di Nerone, venute alla luce negli scavi in epoca rinascimentale. Sebbene pubblicati per la prima volta in questa raccolta, le quattro fantastiche tavole appartengono al gusto dell’artista degli anni 1743/45, nel periodo immediatamente successivo al ritorno a Roma dal viaggio a Venezia. Proprio per la luminosità generale dell’impianto è evidente l’influenza dell’incontro con Gian Battista Tiepolo, il quale aveva appena dato alla luce le sue prime tavole dei Capricci; tuttavia immancabile è il raffronto delle stesse con le opere di Marco Ricci, Antonio Canal e Giovanni Benedetto Castiglione, i cui lavori furono osservati dal Piranesi nella collezione veneziana del Conte pittore/magnate Antonio Maria Zanetti. Ma a parte l’importanza che documentano questi quattro fogli nell’ambito della formazione artistica del Piranesi, c’è da sottolineare come questa serie rimanga isolata, nell’ambito del corpus piranesiano, dalla splendente luce veneziana che emana.
Bibliografia
Robison 23 III/VI, Focillon 22, Wilton Ely 23.
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Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)
Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.
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Bibliografia
Robison 23 III/VI, Focillon 22, Wilton Ely 23.
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Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)
Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.
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